Prima nazionale alla 33° edizione di Intercity Festival di Firenze, per la performance one-man-show di Fabio Mascagni
di Laura Sestini
Pièce monologica lunga un’ora – sul testo del pluripremiato Massimo Sgorbani – alla sua prima uscita nazionale, per Fabio Mascagni che schiaccia gli spettatori nella vita psicologica di un uomo particolarmente obeso – come se ne vedono molti negli Stati Uniti d’America e talvolta, ormai, anche in altre nazioni come l’Italia – luogo che si allontana sempre di più dalla tradizione della miracolosa dieta mediterranea.
Difatti – tra realtà e delirante fantasia – il ‘grassone’ o ‘palla di lardo’, appellativo noto e reiterato diretto ai soggetti sovrappeso (reso famoso dal film Full Metal Jacket), racconta di voler andare in America, dove i supermercati rimangono aperti 24 ore su 24 e tutti mangiano a dismisura come nei cartoon dei Simpson, di cui Fabio Mascagni abilmente ne imita alcuni.
La performance di Mascagni, diretta da Alvia Reale, si basa su un fatto reale accaduto negli Stati Uniti, dove un detenuto condannato alla pena capitale a mezzo impiccagione non subisce la condanna a causa del suo corpo, troppo pesante, che metterebbe a rischio la resistenza del cappio.
L’uomo si trova in carcere per aver commesso il femminicidio di una donna obesa come lui, appena conosciuta in un supermercato – il luogo ideale di chi trova appagamento esclusivo nel cibo per colmare i vuoti emotivi che la vita pare tanto facilmente elargire.
Convinto di essere automaticamente compreso nel suo delirio personale da una consimile ‘palla di lardo al femminile’ – in un inglese da lui malamente tradotto e stentato – le chiede di fare sesso subito dopo averla invitata a casa, attratta con un’enorme torta gelato. Al diniego della donna ne scaturisce un tafferuglio che fa stramazzare al suolo Sarah, la quale muore in una pozza di sangue sbattendo fortemente la testa, a causa del suo peso.
Infine lui, tra serio e faceto, macabro e folle, con una lama le apre il ventre lardoso – nascondiglio del cibo.
La performance ribalta l’idea sugli obesi che, persone lente nei movimenti e intente a trascinare il loro accumulo di grasso, non paiono avere tempo per pensare in modo violento. Al contrario, grazie al testo semanticamente molto marcato, e alla dinamica e interessante interpretazione di Fabio Mascagni – che obeso non è, risultando un’ottima scelta drammaturgica – l’impatto emotivo sullo spettatore è violento e, a momenti, molto disturbante, indipendentemente dalla scena dell’omicidio, tantoché ricorda a tratti la visionarietà e la schizofrenia del cult Arancia meccanica, firmato da Stanley Kubrick.
Anche l’abito di scena di Mascagni, nonostante i lustrini da circo/cabaret e il pupazzo da ventriloquo, con le sue bretelle e la camicia bianca, rimanda al film del maestro Kubrick. L’ambiente freddo e anonimo, arredato con una sola panca in metallo, chiude il cerchio per un’opera teatrale tesa tra ironia e tragedia, delirio e attesa, sacro e sacrilego. La rappresentazione di esordio di Angeli della gravità non ha certamente lasciato indifferenti gli spettatori: Mascagni ha ben interpretato la sua parte, in maniera graffiante e convincente. Un lavoro prepotente e aggressivo, che lascia molto spazio alla riflessione, sulla realtà delle persone sole che la società del ‘bello a tutti i costi’ rifiuta.
Ma perché Angelo della gravità? Perché il sogno utopico per quest’uomo è essere convinto di essere vicino a Dio e poter volare leggero come un aquilone.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro della Limonaia – Via A. Gramsci – Sesto Fiorentino (FI)
Sabato19 settembre 2020, ore 20.30
Angelo della Gravità – un’eresia
coproduzione Archètipo – Intercity
di Massimo Sgorbani
regia Alvia Reale
con Fabio Mascagni
musiche originali Roberto Piazzolla
costumi Sandra Cardini
grafica Francesco Biscione
movimento Valerio Cassa
assistente alla regia Iacopo Paradisi
In copertina: L’attore Fabio Mascagni (foto gentilmente fornita dall’ufficio stampa).