Dai Chiariti al Chiesone passando per l’Ex Cavallerizza: quale futuro per la città toscana?
di Simona M. Frigerio e Luciano Uggè
Aldilà dei grandi eventi mordi e fuggi, Lucca ha diversi problemi, fuori e dentro le Mura. Dopo l’annuncio dato nel dicembre 2016 dal coreografo e danzatore Roberto Castello e dal Sindaco Tambellini (alle porte della campagna elettorale per la rielezione) che l’Ex Cavallerizza di piazzale Verdi sarebbe stata lo spazio deputato ad accogliere il teatro e la danza contemporanea; nel 2018 – ossia due anni dopo – gli allora assessori all’urbanistica, Serena Mammini, e alla cultura, Stefano Ragghianti, ribadivano che la stessa area sarebbe diventata: “un grande spazio elegante e versatile alle porte ovest della città dove realizzare accoglienza, promozione e spettacolo” (vedasi https://www.luccaindiretta.it/dalla-citta/2018/10/16/un-auditorium-da-500-posti-alla-ex-cavallerizza/129459/). Nel 2020 attendiamo ulteriori chiarimenti dato che, nel frattempo, il contemporaneo – teatro, danza o performance – ha continuato a essere un’utopia in quel di Lucca.
Passando ai Chiariti, per chi non abiti in zona, occorrerà riportare quanto scriveva il Comune di Lucca sul proprio sito il 13 aprile 2015, ossia l’accordo raggiunto tra: “Provincia di Lucca e Comune per la sistemazione dell’area umida dei Chiariti situata nella frazione di San Concordio nell’ambito del progetto ZO.UM.ATE – Zone umide: ambiente, tutela e educazione. In particolare la Provincia di Lucca ha previsto la realizzazione di alcuni interventi di sistemazione dell’area di Chiariti, ricadente su terreni di proprietà del Comune di Lucca”. Nello stesso sito si specificano anche quali interventi: “Il progetto è articolato in una serie di azioni che prevedono la realizzazione di un percorso in terra con finitura in stabilizzato che dall’area adiacente il parcheggio Esselunga, con ingresso su via Savonarola, si sviluppa di fianco al campo sportivo con la creazione di box informativo in legno e la posa in opera di pannelli che illustrano le specie e gli ambienti presenti nell’area. L’accesso sarà garantito e limitato al solo passaggio pedonale con la ripresa della recinzione esistente e l’installazione di un cancello di accesso in prossimità del polo scolastico”. Rimandiamo alle foto scattate in data odierna (29 giugno 2020) per chiedere anche in questo caso spiegazioni sul divario esistente tra premesse, realizzazione e manutenzione. Se da un lato, infatti, parte della cittadinanza contesta lo sfalcio del 4 maggio scorso nella zona allagata, è altrettanto vero che sia il box informativo, sia i percorsi appaiono in uno stato complessivo di abbandono e degrado difficilmente giustificabile, visto anche il posizionamento dell’area a ridosso di un polo scolastico con area sportiva, un supermercato e i negozi di San Concordio.
La terza area che sta suscitando un acceso dibattito in città è costituita dall’area ex Gesam (anche qui nel quartiere di San Concordio, a una manciata di passi dalle Mura). Molti cittadini in questi giorni si sono visti recapitare volantini firmati dall’Associazione Amici del Porto della Formica, dal Comitato per San Concordio e dall’Associazione culturale quartiere San Concordio, che promuovono un referendum per decidere la destinazione dell’area, abbandonata ormai da anni. La scelta sarebbe tra una piazza coperta alta 16 metri; locali per associazioni e parcheggio interrato a pagamento; oppure la valorizzazione del Porto fluviale, il recupero dell’edificio denominato Chiesone, la sistemazione dell’area verde e parcheggi di superficie numerosi ed economici. Gli organizzatori della protesta scrivono (su Luccaindiretta.it) che la prima opzione è: “Culturalmente e urbanisticamente inaccettabile” in quanto si tratterebbe “di un enorme spreco di denaro pubblico, per una grande costruzione che non solo è troppo alta, 16 metri, a fronte di un’altezza media, dell’edificato intorno, che è inferiore a 12 metri, ma che è del tutto inutile, perché i locali destinati ad attività sociale avrebbero trovato più opportuna e migliore collocazione dentro l’adiacente Chiesone Gesam, di proprietà del Comune, immobile vincolato come bene culturale che sta andando in malora. La nuova costruzione, dalla forma di un’enorme pensilina, pregiudicherà in maniera irreversibile il recupero del Porto della Formica e la riqualificazione del quartiere di San Concordio”. Anche in questo caso sarebbe importante per i Comitati (ma anche per la cittadinanza) avere un confronto con l’amministrazione comunale su come gestire e riqualificare gli spazi urbani, oltre che sull’utilizzo di ciò che è già stato messo in opera.
Del resto, a Lucca, tra le molte stranezze della gestione delle aree pubbliche, suscitano seri dubbi anche le recenti sistemazioni delle piste ciclabili. Solo per fare un esempio, non si capisce perché la pista ciclabile di via Ingrillini non sia proseguita in via Squaglia, la quale – nonostante ospiti diversi edifici residenziali – manca persino di marciapiedi (e di congrua pensilina e spazio di attesa per la Fermata della Linea 5). Fatto questo oltremodo pericoloso, in quanto la via è costantemente trafficata da autoarticolati e camion che si dirigono verso la zona industriale, costringendo pedoni e ciclisti a camminare sul bordo del fosso – spesso infestato di erbacce alte anche un metro. Ma il discorso sulla mancanza di pulizia dei fossi sarebbe un altro, lungo capitolo da affrontare.
In copertina: Lucca, l’entrata dell’oasi Ai Chiariti. Foto di Simona M. Frigerio.