Mattia Mura – giovane regista italiano – selezionato al JIFFA Jharkhand International Film Festival Awards in India
di Laura Sestini
Nota dell’autrice. Per onestà intellettuale, nel presentare Mattia Mura e i suoi numerosi progetti work in progress o già conosciuti, è necessario informare i lettori che conosco personalmente il giovane regista fin da quando era bambino, quindi – motivando il sincero affetto che provo per lui – sarà forse necessario filtrare ciò che ne scriverò – a tutela di una evidente, ma contenuta pubblicità.
È curioso prendere atto delle strade di vita che continuamente, anche a distanza, talvolta, di lunghissimi periodi, continuano a incrociarsi tra Mattia Mura e me.
Di fatto, dopo gli anni dell’infanzia, ai tempi degli studi al liceo o all’università, l’ho incontrato solo sporadicamente, per poi ritrovarlo casualmente più avanti – in veste già di apprezzato videomaker – in luoghi sorprendenti e improbabili – come per esempio l’Isola di Gorgona, ultima location in ordine cronologico.
Figlio di una carissima amica, ci conosciamo fin da prima che si avviasse alla scuola primaria. Nonostante la tenera età, già allora in lui emergeva l’attitudine a una curiosità impegnata e creativa, tantoché nel 2006 pubblicava la sua opera prima – un libro fantasy dal titolo Liberando Lastlend. Un misterioso cavaliere in lotta contro il principe del male, scritto a soli 13 anni.
Qualche anno più avanti, mentre si cimentava negli studi classici, maturava definitivamente l’amore per la settima arte, pubblicando cortometraggi di vario genere e sperimentando l’elaborazione digitale, tecnologia allora già piuttosto avanzata.
Infine – poco dopo la laurea presso l’Università La Sapienza di Roma in Arti e Scienze dello Spettacolo, con una tesi sul Movimento Panico – viene selezionato come Filmmaker in Residenza a Fabrica – il Centro di Ricerca sulla Comunicazione di Benetton, a Treviso, dove rimane per tre anni.
L’esperienza con Fabrica diverrà fondamentale per lo sviluppo della sua poetica e nella maturazione di idee originali su cui lavorare, ispirazioni che lo porteranno a viaggiare in ambito europeo ma non solo, alla ricerca di soggetti e atmosfere interessanti da documentare.
Attualmente, mentre sta già lavorando a un nuovo progetto come regista, Mattia Mura è stato selezionato – con ben quattro documentari in concorso – al JIFFA (il Jharkhand International Film Festival Awards) di Ranchi, in India, manifestazione alla sua terza edizione – piattaforma per il cinema mondiale rivolta a progetti di eccellenza delle opere video.
Le opere in concorso sono:
Edu – a Traveling Child (3’, 2016),
Drew Nikonowicz – Notes from Anywhere (13’, 2017)
High Pressure (18’, 2020) – prima proiezione mondiale
The Choice of Staying (48’, 2020) – primo lungometraggio documentario del regista, alla sua prima proiezione mondiale, e candidato al Premio Speciale della Giuria come miglior Documentario Internazionale.
Mattia Mura, 28 anni, nato a Cecina in provincia di Livorno, da sempre è attivo in ambito internazionale e attualmente si trova al confine tra Slovacchia e Ungheria per realizzare il suo secondo lungo – con il supporto della Residenza d’artista Bridge Guard.
Per scaramanzia non gli augureremo di vincere, ma senz’altro suggeriamo al pubblico appassionato di opere video impegnate, di non perdere di vista il giovane regista-autore.
https://it.mattiamuravannuzzi.com
In copertina: The choice of staying. Grafica di Roberta Donatini (Riproduzione riservata).