Entra in vigore il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, ma le potenze sono in corsa per i missili hypersonic
di Laura Sestini
Il 22 gennaio 2021 rimarrà una data davvero storica per la società civile internazionale che lotta per le politiche di pace – un giorno da non dimenticare e da celebrare nei prossimi anni – per l’importante obiettivo raggiunto a proposito di disarmo nucleare.
Di fatto, dopo 90 giorni dalla ratifica del 50° Paese aderente, entra in vigore il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). Grazie alla firma dell’Honduras, a ottobre 2020, e dopo ben tre anni dalla lunga seduta per il negoziato, tenuto alle Nazioni Unite nell’estate del 2017. Nel 2021 si avvia concretamente il percorso per la messa al bando delle armi nucleari.
Sono oltre un centinaio i Paesi che finora hanno firmato il Trattato, ma solo 51 coloro che lo hanno ratificato, mentre l’effettività della ratifica vincola i Paesi firmatari all’abolizione totale delle armi nucleari, rendendo queste illegali.
L’Italia e la maggioranza dei Paesi del Patto Atlantico (la Nato), non parteciparono alla conferenza, né hanno firmato il documento in un secondo tempo. Ciò deriva soprattutto dal timore di ripercussioni politiche da parte degli Stati Uniti e nonostante le popolazioni italiana, belga, tedesca, spagnola, danese, e di altre nazioni europee – secondo un sondaggio realizzato da YouGov Deutschland – risultino in altissima percentuale concordi nel mettere al bando le armi di distruzione di massa. Il sondaggio, divulgato in Italia dalla Rete Italiana Pace e Disarmo e la co-partner Senzatomica, rivela altresì che: “La maggioranza degli italiani intervistati (56%) non sapeva o non era sicura della presenza di armi nucleari statunitensi sul proprio territorio e che l’Italia potrebbe eventualmente partecipare a un attacco nucleare deciso da Stati Uniti e Nato. Nonostante questo, una volta informato della presenza come parte della missione di Nuclear Sharing della NATO, un rimarchevole 74% (+14% rispetto al 2019) vuole che le armi nucleari statunitensi vengano rimosse. Solo il 16% degli intervistati sostiene l’acquisto da parte dell’Italia degli F-35 come cacciabombardieri da combattimento in grado di svolgere una missione nucleare”.
Si calcola che nel mondo esistano oltre 15.000 ordigni, con cinque Paesi possessori legali che rispettano il Trattato di non proliferazione – quali Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina – ma non allineati alla proibizione vera e propria. Tra gli altri Paesi cosiddetti democratici e rispettosi delle libertà civili e dei diritti umani che possiedono armi nucleari, un caso a sé è Israele, in quanto la presenza di tali ordigni e il piano segreto di armamento nucleare furono rivelati al Sunday Times, nel 1986, da Mordechai Vanunu, tecnico nucleare israeliano, attivista impegnato a sinistra (qando questo termine aveva ancora un senso). Vanunu per queste rivelazioni fu (ed è) letteralmente perseguitato da Israele (così come sta accadendo, oggi, a Julian Assange braccato dagli Stati Uniti). Rapito da agenti del Mossad in Italia (perché, dalle ricostruzioni, sembra che la Thatcher abbia vietato al servizio segreto israeliano di intervenire mentre l’uomo si trovava nel Regno Unito), fu drogato e trasportato illegalmente in Israele (essendo la cosiddetta rendition praticata fin dai tempi della caccia ai Nazisti da parte di Israele e sebbene la cattura clandestina violi qualsiasi legge democratica o convenzione internazionale). Accusato di spionaggio e tradimento è stato condannato a 18 anni di prigionia dopo un processo tenutosi in segreto (anche questa pratica assolutamente illegale in uno stato di diritto, così come le torture che Vanunu affermò di aver subito, gli 11 anni di completo isolamento e le restrizioni che tuttora subisce).
In pratica, gli Stati firmatari e che hanno ratificato il Trattato di abolizione delle armi nucleari sono solo quelli che non detengono tali armi disumane. Se è vero che con pochi attacchi nucleari si potrebbe distruggere l’equilibrio ecologico della Terra, è almeno un po’ di conforto sapere che la maggioranza dei Paesi non detiene questi armamenti e, probabilmente, non sono ha intenzione di costruirne.
Anche il Parlamento Europeo nel 2020 ha adottato una risoluzione in cui definisce il Trattato di proibizione delle armi nucleari una tappa obbligatoria per un cammino di pace e di rispetto dei diritti umani. Mentre Ican, la Campagna civile internazionale contro le armi nucleari, nel 2017 venne insignita del Premio Nobel per la Pace perché combatteva questo potente strumento di morte.
In Italia, nelle basi Nato di Aviano (PN) e Ghedi (BS), si trovano i potenti jet militari F-35, velivoli capaci di trasportare, e utilizzare, i missili a testata nucleare.
La mobilitazione italiana contro gli armamenti nucleari ancor prima dell’approvazione del Trattato Internazionale aveva aperto, nel 2016, una campagna di sensibilizzazione e di raccolta firme: Italia, ripensaci.
Se la società civile internazionale rifugge le armi nucleari e afferma di volerle eliminare, la fazione opposta, ovvero i Paesi che si considerano ‘deterrenti’ o che aspirano a questo tipo di arma, non fermano la corsa agli verso armamenti sempre più sofisticati e mostruosamente immorali.
Tra gli ultimi esperimenti, oltre alle armi a micro-onde – quelle che necessitano della tecnologia di quinta generazione 5G – dagli Stati Uniti alla Russia, passando per la Cina, si decuplicano i progetti e gli studi sui missili ipersonici, ossia che viaggiano almeno cinque volte oltre la velocità del suono, capacità finalizzata a eludere i radar di intercettazione per cogliere il nemico di sorpresa. Tali missili possono essere anche a testata nucleare. Rincuora solo il fatto che – anche se la Russia sostiene di avere capacità di intercettare tali ordigni – l’effettiva realizzazione è ancora piuttosto lontana sia per gli altissimi costi da sostenere che per la progettazione di un velivolo che riesca a lanciarli a tale velocità.
Mentre si attendono i primi passi reali del Trattato di Abolizione delle Armi Nucleari, si può sempre ricordare ai vertici della Nato il preambolo del Patto Atlantico da essi sottoscritto: “[…] Parties are determined to safeguard the freedom, common heritage and civilisation of their peoples, founded on the principles of democracy, individual liberty and the rule of law” (Le parti sono determinate a salvaguardare la libertà, il patrimonio comune e la civiltà dei loro popoli, fondati sui principi della democrazia, della libertà individuale e dello Stato di diritto, t.d.g.).
Parallelamente ex- capi di Stato ed ex-ministri degli Esteri spingono i loro Paesi ad aderire al Trattato che può salvaguardare l’umanità dall’autoestinzione. Se la Nato – nel contratto firmato coi suoi alleati – sottende allo stato di diritto (di cui sopra) e alla democrazia, allora, noi cittadini ci aspettiamo che quei vincoli vengano ottemperati, nel rispetto della vita, della pace e dei diritti civili e umani.
Sabato, 23 gennaio 2021
In copertina: manifestanti contro gli armamenti nucleari. Immagine dalla pagina Rete italiana pace e disarmo.