Con lo stato di emergenza prorogati i noleggi fino a nuova data
di Laura Sestini
Il 2020 ha portato molte novità nella vita degli abitanti della Terra, tutte indissolubilmente associate alla pandemia da Covid-19. L’esistenza quotidiana ha rallentato improvvisamente il passo, tanto da fermarsi spesso in chiusure a singhiozzo per eludere i contagi e contenere i decessi. La lentezza è stata senz’altro una delle peculiarità principali dell’anno 2020 – two thousand-twenty, come lo esprimono gli anglosassoni. Lentezza, pazienza e resistenza, tre concetti che si assomigliano, certamente intersecabili, e che danno un’immagine precisa anno appena conclusosi.
Un anno che è sembrato molto più lungo del solito, dove la narrazione mediatica è stata percepita – in contrasto – molto più veloce, opaca e ansiogena. Nel tempo dilatato del 2020 sono capitate moltissime vicende – solo di poche, però, ci è rimasta memoria – sostituite continuamente dalle più recenti, non meno insolite delle antecedenti.
All’inizio dello stato di emergenza, tra le situazioni che non hanno destato particolare interesse – perché eravamo tutti troppo preoccupati dai numeri della terraferma – si possono rammentare le navi da crociera, con a bordo migliaia di sfortunati turisti ritrovatisi nel bel mezzo della pandemia, senza, in alcuni casi, la possibilità di attraccare in alcun porto accogliente; o, situazione anche peggiore, senza poter scendere.
La prima nave dove si riscontrarono dei positivi al Covid-19 fu la Diamond Princess, un colosso navigante statunitense che aveva a bordo – tra turisti ed equipaggio – oltre 3.600 persone. Rimase attraccata nel porto giapponese di Yokohama dal 4 febbraio 2020 per oltre un mese, mentre, nel frattempo, i contagiati arrivarono a 712, con 14 decessi. Un anno fa i casi di navi in alto mare senza il consenso per l’approdo erano numerosi – perlopiù negli Stati Uniti e dei quali si è saputo poco o nulla (se ne contano circa 50 a maggio 2020 con almeno 100 mila persone a bordo – fonte Agi). Navi che, in breve tempo, divennero ambienti dove si contavano anche suicidi tra il personale di bordo, come conferma puntualmente un recente articolo pubblicato da Il Post https://www.ilpost.it/2021/01/23/pandemia-suicidi-navi-crociera/.
Il paragone tra le navi da crociera e le consorelle italiane convertite a navi-quarantena – volute dal Ministero dell’Interno quale soluzione per la quarantena dei migranti arrivati a Lampedusa, o in altre località del sud Italia – è fin troppo facile, sebbene i contesti intrinseci siano totalmente differenti. Nonostante si denotino alcune contrapposizioni, questi due ambiti hanno numerosi punti in comune, in particolare quelli legati ai contagi da Covid-19.
Per approfondire la tematica è però obbligatorio scindere l’argomento almeno in tre differenti segmenti: la parte sanitaria, ovvero la finalità primaria per l’affitto delle navi; quella economica e, infine, quella della violazione dei diritti umani.
Ebbene, come pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – in data 11 gennaio 2021 – a seguito di regolare bando verrà rinnovato il noleggio di alcune navi “cui ricorrere per affidare il servizio di assistenza e sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare o giunti sul territorio nazionale a seguito di sbarchi autonomi nell’ambito dell’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. […] Il servizio potrà essere esteso anche ai migranti che giungono sul territorio nazionale in modo autonomo attraverso le frontiere terrestri, ove non sia possibile individuare altre aree o strutture da adibire alle medesime finalità.
Tale procedura è volta ad aggiornare il novero degli assetti navali disponibili ove lo stato di emergenza dianzi indicato fosse prorogato oltre il 31 gennaio 2021 in modo da poter fronteggiare con tempestività e modalità semplificate le ricorrenti emergenze sanitarie derivanti dall’arrivo dei migranti sul territorio nazionale”.
La questione delle navi-quarantena torna sempre in auge quando vengono ripetuti i bandi, e i relativi contratti di noleggio delle compagnie marittime vincitrici, per poi scomparire nel nulla per mesi, diventando queste – le navi messe a disposizione e i relativi passeggeri migranti ospitati per la quarantena – pressoché invisibili all’opinione pubblica.
Iniziamo dalla parte economica riportando quanto afferma il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: “Il costo per lo svolgimento del servizio è costituito da un corrispettivo a corpo ed uno a misura. Il corrispettivo a corpo tutto compreso dovrà essere riferito al noleggio della nave. In dettaglio, la nave – che dovrà possedere tutti i requisiti minimi di cui sopra e dovrà essere armata ed equipaggiata nonché conforme alle prescrizioni sanitarie indicate dal Ministero della Salute per la conversione di M/n passeggeri in Sistema di Isolamento Protetto, da allegare – dovrà stazionare in rada e potrà essere chiamata a spostamenti sulla base di esigenze connaturate al servizio prestato. Il corrispettivo a misura dovrà essere parametrato tenendo conto della permanenza a bordo di un numero massimo di persone secondo la capienza della nave per come stabilita in occasione del singolo affidamento. Quanto precede fermo restando che tale corrispettivo sarà corrisposto in funzione del numero di migranti e del personale sanitario effettivamente ospitati”.
Scovare le informazioni ufficiali non è affatto facile, e per gli importi di noleggio ci rifaremo a una determina dell’estate 2020, consapevoli della diversità di ogni noleggio, per capienza e caratteristiche tecniche specifiche delle motonavi (http://trasparenza.mit.gov.it/archivio11_bandi-gare-e-contratti_0_252852_876_1.html).
Il documento riporta i parametri economici di esborso da parte dello Stato italiano degli importi per il noleggio dei natanti anti-Covid: “[…] Il Servizio di noleggio di una unità navale battente bandiera italiana e/o comunitaria funzionale all’assistenza e sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare ovvero giunti sul territorio nazionale a seguito di sbarchi autonomi nell’ambito dell’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili, alla Società GRANDI NAVI VELOCI avente sede legale in Palermo, Calata Marinai d’Italia che ha offerto n. 460 cabine per l’importo complessivo di € 4.772.040,00 esclusa IVA, di cui a corpo € 3.312.000,00, a misura € 1.460.040,00 e prezzo offerto per persona/giorno pari ad € 34,50, servizio da effettuare con la nave M/N AZZURRA”.
La M/N Azzurra non è la più grande tra i natanti recuperati in noleggio, che risulta invece la M/N Rhapsody, più capiente e con tariffe adeguate ai servizi forniti – imbarcazione che attualmente è in rotta verso Lampedusa per caricare gli ultimi migranti arrivati nell’isola.
La comunicazione riguardo alle navi-quarantena è ben poco trasparente da parte dell’amministrazione statale – ivi compresi i Ministeri dell’Interno, dei Trasporti, dell’Immigrazione e dell’Ente di Protezione civile – poiché si pubblicano (e altro non si trova) solo gli importi del noleggio dei natanti, escludendo per esempio la Convenzione stipulata con la Croce Rossa Italiana, i cui dipendenti sono addetti alla custodia sanitaria dei migranti ospitati a bordo, o le spese – sempre riferite a CRI – per vitto/alloggio dei medesimi operatori, anche volontari. Di conseguenza, le cifre riportate per la Nave Azzurra possono essere conssiderate solo una base minima.
Relativamente alla parte economica aggiungiamo solo un quesito, sul quale ognuno potrà fare i propri conti: non sarebbe stato possibile utilizzare tutti questi fondi (decine di milioni di Euro) – rapportati a 5 M/N noleggiate nella stagione estiva 2020 – per riorganizzare/ristrutturare/ricollocare e fronteggiare l’emergenza-quarantena dei migranti nei numerosi Centri di accoglienza già esistenti a terra?
Anche sui dati sanitari a bordo ci sono grandi vuoti informativi, ma a rafforzare la teoria sugli effetti negativi a livello sanitario del progetto “navi-quarantena” riportiamo alcuni passi di un report scientifico – pubblicato sul britannico Journal of travel medicine pubblicato dall’Università di Oxford – dal titolo COVID-19 outbreak on the Diamond Princess cruise ship: estimating the epidemic potential and effectiveness of public health countermeasures: “Le navi da crociera trasportano un gran numero di persone in spazi ristretti con relativa mescolanza omogenea. Il 3 febbraio 2020, è stato segnalato un focolaio di COVID-19 sulla nave da crociera Diamond Princess con 10 casi iniziali, a seguito di un caso indice a bordo intorno al 21-25 gennaio. Entro il 4 febbraio sono state implementate misure di sanità pubblica come la rimozione e l’isolamento dei passeggeri malati e la quarantena dei passeggeri non malati. Entro il 20 febbraio, 619 passeggeri e membri dell’equipaggio su 3.700 (17%) sono risultati positivi al test. […] Le condizioni delle navi da crociera hanno chiaramente amplificato una malattia già altamente trasmissibile. Le misure di sanità pubblica hanno prevenuto più di 2.000 casi aggiuntivi rispetto a nessun intervento. Tuttavia, l’evacuazione di tutti i passeggeri e dell’equipaggio nelle prime fasi dell’epidemia avrebbe impedito a molti più passeggeri ed equipaggio di contagiarsi”.
Si può solo aggiungere che i casi di migranti positivi al Covid-19, in arrivo dalle rotte marittime o di terra sono molto contenuti. Consigliamo di rileggere quanto da noi pubblicato a novembre per meglio comprendere cosa possa succedere a bordo delle navi-quarantena, sebbene ognuna faccia caso a sé: https://www.theblackcoffee.eu/dalla-nave-quarantena-di-brahim-aissaoui-alla-quarantena-in-uno-sprar/.
Inoltre, il vocabolo ‘quarantena’ rimanda istantaneamente all’accezione di ‘contagio o positività in corso’. Niente di più falso, poiché i migranti positivi – che, per legge, devono trascorrere gli attuali 10 giorni (spesso anche il doppio, secondo le necessità di movimento della nave o delle condizioni Covid) in osservazione – sono una percentuale che varia dal 4% al 25%. Sarebbe però necessario capire se tutti i positivi arrivino da Lampedusa o anche dagli hot spot sul territorio, perché i numeri non sono certificati da nessun ente preposto. A bordo delle navi-quarantena vengono trasferiti i migranti, per capienza o necessità, anche negativi al virus, tantoché sulla M/N Rhapsody, nella prima metà di ottobre 2020, i ‘sani’ erano il 96% . Del resto, i migranti hanno sicuramente possibilità di contagiarsi attraverso il contatto con altri stranieri fatti salire a bordo positivi, trasferiti dai centri di accoglienza di terra. Oppure entrando in contatto con gli staff di Usmaf, Polizia di Stato, e altri settori professionali, unità che salgono a bordo in gran numero, durante le attività di imbarco e sbarco degli stranieri.
Concludiamo con la parte dei diritti umani, a cui dovremmo dare uno spazio più ampio, e che invece sintetizzerò attraverso la mia esperienza a bordo della Rhapsody. La prima sensazione che ebbi, appena giunta a un settore della nave dove erano ospitati circa 200 migranti, di nazionalità e genere differenti, è che fossero imprigionati. Una prigione in mezzo al mare, come delle isole-carcere.
A questo punto sembra lecita un’altra domanda: come mai le navi-quarantena non sono utilizzate anche per quei cittadini italiani di ritorno da Paesi stranieri che devono rimanere in isolamento e osservazione – per legge – subito dopo il rientro in Italia? Oppure altri che, essendo entrati in contatto con il virus, anche se non effettivamente contagiati, e non avendo un adeguato spazio isolato nelle proprie abitazioni, hanno invece usufruito di stanze d’albergo a carico delle Asl locali? Questa separazione netta tra migranti e italiani già è in odor di discriminazione, ma soprattutto siamo convinti che ben pochi abitanti del Belpaese in quarantena, avrebbero accettato di passare i giorni previsti sulle navi in rada davanti ai porti.
Errata corrige: alla data della pubblicazione dell’articolo, le percentuali dei migranti negativi a bordo erano state attribuite erroneamente ai positivi, risultando quindi la frase di significato opposto. I dati sono stati corretti.
Sabato, 6 febbraio 2021 – n° 2/2021
In copertina: la M/N Allegra in porto a Palermo. Foto ©Laura Sestini (tutti i diritti riservati).