martedì, Novembre 26, 2024

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Fuoco sull’Ulster

In Irlanda del Nord si accende la rabbia dei giovani lealisti

di Giulia Caruso

Dieci giorni di scontri ininterrotti dalla fine di marzo al lunedì di Pasqua.  Autobus dati alle fiamme, quasi cento feriti, decine di arresti, di cui molti giovani e giovanissimi, alcuni addirittura di dodici e tredici anni.    

Protagonisti, i ceasefire babies, i giovani nati all’indomani dell’Accordo di Pace, il Good  Friday Agreement che nel 1998, sanciva la fine dei Troubles, ovvero trent’anni di guerra  civile tra cattolici e protestanti, che hanno lasciato sul terreno migliaia e migliaia di vittime, tra civili e militari. 

Figli delle periferie della working class protestante, stretti tra crisi economica, microcriminalità, droga, e un tasso di scolarizzazione tra i più bassi d’Europa, sono facili vittime della strumentalizzazione da parte dei gruppi paramilitari lealisti protestanti, come l’Ulster Volunteer Force e l’Ulster Defence Association, ancora attivi sul territorio, nonostante gli accordi di pace.

Ad accendere la rabbia del fronte lealista, il Northern Ireland Protocol, ovvero un accordo nell’ambito della Brexit, che stabilisce un confine marittimo tra Gran Bretagna e Unione Europea – nell’Irish Sea – perché un confine terrestre tra l’Irlanda del Nord, che ancora fa parte del Regno Unito, e la Repubblica d’Irlanda membro dell’Unione Europea, avrebbe riacceso vecchi conflitti da parte  del fronte nazionalista, cattolico e indipendentista, mettendo in pericolo gli accordi di pace.

Di conseguenza, l’Irlanda del Nord, in virtù dell’accordo recente, rimarrà per un per un periodo di transizione ancora all’interno del mercato unico europeo.  Quindi niente controlli doganali al confine tra le due Irlande, ma solo sulle merci provenienti dalla Gran Bretagna, penalizzando così il mercato interno tra l’Irlanda del Nord e il Regno Unito.

Pur trattandosi di confini puramente commerciali e non politici, la reazione lealista fa gioco sul senso di identità tradita che ormai da tanto tempo serpeggia tra la propria gente. Soffia sul fuoco di antichi rancori e sulla sensazione di essere stati abbandonati dal governo di Londra, a causa  del ‘The Betrayal Act’, come lo ha definito Jamie Bryson, leader del fronte lealista, che ha dichiarato senza tanti mezzi termini: <<Il trattato sancisce il graduale sradicamento dell’identità unionista e il progressivo allontanamento dell’Irlanda del Nord dal resto del Regno Unito. Fin dagli accordi di pace del 1998, abbiamo sulle spalle due decenni di crescente risentimento e rabbia per quello che molti lealisti hanno sempre avvertito come un trattato per placare i nazionalisti i cattolici e favorire i loro interessi>>.

Sembra quindi che la grande paura degli unionisti filobritannici e dei lealisti, sia quella della scomparsa della loro identità, peggio, della scomparsa come popolo. L’unico rimedio – secondo Bryson – oltre all’annullamento del  Northern Ireland Protocol sarebbe una profonda riforma strutturale degli stessi  accordi di pace.

Nel frattempo,  sull’onda degli eventi, fervono i colloqui tra Regno Unito e Unione Europea per una possibile soluzione delle tensioni in Irlanda del Nord.  Per il momento il vicepresidente della commissione europea per gli accordi, Maros Sefcovic ha ribadito come il Northern Ireland Protocol sia l’unica via per salvaguardare il Good Friday Agreement, per garantire la pace e la stabilità nella regione.  Dall’altra parte,  Lord Frost, Ministro per la Brexit che conduce i negoziati per la Brexit da parte del governo britannico,  si è dichiarato disponibile a proseguire in questa direzione, ma ammette che rimangono aperte “una serie di questioni difficili”. Entrambe le parti hanno concordato che ci dovrebbero essere “ulteriori contatti  intensificati” nelle prossime settimane.

Intanto a Belfast è ritornata la calma, dovuta al lutto delle comunità lealiste per la morte del Principe Filippo di Edinburgo. Ma tra i ceasefire babies c’è chi soffia sul fuoco e si prevedono nuovi disordini nei prossimi giorni.

Sabato, 17 aprile 2021 – n°12/2021

In copertina – Ceasefire babies – Foto courtesy Sean Mc Hugh (tutti i diritti riservati)

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