Ma le uccisioni degli afroamericani non si fermano
di Elio Sgandurra
Le immagini riprese dalle body camera degli agenti, dalle telecamere di sicurezza, dai cellulari dei testimoni, fecero il giro del mondo e indignarono milioni di persone. Riprendevano il poliziotto di Minneapolis Derek Chauvin che col suo ginocchio premeva con forza sul collo di George Floyd disteso a terra e ammanettato. Il martirio era durato per 9 minuti e 29 secondi fino alla morte della vittima, in presenza di altri agenti e di un gruppo di persone inorridite dalla scena. In quei minuti di terrore Floyd – un afroamericano – aveva continuato a gridare che stava soffocando. Era stato fermato da due pattuglie della polizia perché sospettato di aver dato al commesso di un negozio 20 dollari falsi.
Era il 25 maggio dell’anno scorso: in meno di un anno il rambo-poliziotto è stato processato dalla Corte di Minneapolis e dichiarato tre volte colpevole dalla giuria. Entro sei settimane il giudice fisserà l’entità della pena che potrebbe raggiungere i 40 anni. Dopo la sentenza il Presidente americano Joe Biden è apparso sui teleschermi in compagnia della sua vice Kamala Harris ed ha commentato: ‘Quello di George Floyd è stato un omicidio in pieno giorno. La condanna dell’agente è un passo avanti nella lotta contro il razzismo’.
Il Presidente ha subito parlato della necessità della legge sulla riforma della polizia che prevede alcuni standard federali che limitano l’uso della forza e nuove norme per migliorare l’addestramento degli agenti. Secondo la Vicepresidente la legge è solo un inizio e c’è ancora molto da fare. ‘Le ingiustizie razziali contaminano l’intera vita sociale ed economica del Paese’ – ha aggiunto.
E’ vero, c’è ancora molto da fare. Infatti mentre a Minneapolis si svolgeva il processo contro Chauvin, in altre località, e in appena due giorni, la polizia ha ucciso un ragazzo latino-americano di 15 anni e due afroamericani: una ragazza di 16 anni e un uomo di 40. Una statistica del ministero della Giustizia di Washington rileva che nel 2020 su ogni 10milioni di abitanti, le persone uccise negli Stati Uniti dalla polizia sono 33,5, in Canada il 9,8, in Australia 8,5, in Olanda 2,3, in Inghilterra 0,5 e così a scendere.
Il processo contro Chauvin è stato esemplare e il primo in cui la giustizia è apparsa molto severa nel giudicare e condannare un poliziotto. E’ la prima volta che il comportamento di un agente viene denunciato dagli stessi vertici della polizia di Minneapolis. Lo stesso capo ha testimoniato contro l’accusato. ‘La testimonianza del capo della polizia è stata decisiva’, afferma Kobie Flowers, ex-procuratore federale per i diritti civili. Infatti non solo negli USA, ma all’interno di tutte le polizie esiste il problema dell’omertà, difficile da eliminare. ‘Non venitemi a parlare di mele marce – aggiunge Flowers – è un problema culturale’. Ricordiamo la frase che usano spesso molti poliziotti negli USA: ‘Se un bianco corre con le mani in tasca, significa che ha freddo; se lo fa un negro, vuol dire che ha rubato’.
Sabato, 24 aprile 2021 – n°13/2021
In copertina: il murales dedicato a George Floyd – foto F.Muhammad/Pixabay