lunedì, Novembre 25, 2024

Cultura, Italia, Multimedialità, Teatro & Spettacolo

Riaprono teatri e cinema

Spettacoli ad orari alternativi per ‘aggirare il coprifuoco’

di Laura Sestini

Sul significato di ‘coprifuoco’ – in Italia – all’inizio della pandemia a marzo 2020 ci fu un interessante dibattito intellettuale, rigorosamente online come abbiamo imparato ad agire negli ultimi 14 mesi; questione che però non ha prodotto una sana inversione di tendenza  – almeno nel significato e nella percezione di esso – lasciando girare suddetto vocabolo nei contesti mediatici, ma anche in famiglia, in ambito sanitario, oltre a pochi altri settori rimasti aperti, poiché il coprifuoco ha agito immane e tangibile nella realtà quotidiana.

Come abbiamo potuto appurare – anche coloro che a teatro o al cinema non hanno l’abbonamento annuale – uno dei settori che ha più subìto questo contesto bellico, poiché il termine ‘coprifuoco’ è da sempre utilizzato soprattutto nei Paesi di guerra, è il settore dell’arte, intesa a 360°. Difatti, musei, teatri, cinematografi ed eventi musicali, sono stati praticamente serrati – se si esclude miracolosamente qualche giorno qua e là – durante tutto l’inverno 2020 e la susseguente primavera, fino al 26 aprile.

Dopo molte promesse sulle riaperture del comparto artistico e culturale da parte del Presidente del Consiglio Draghi e il Ministro della Cultura Franceschini – ma in ultima battuta sempre tradite – i lavoratori del Teatro Grassi di Milano erano entrati in sciopero, occupandolo, mentre nello spazio del cortile, quotidianamente venivano installate istanze culturali, avviati dibattiti sul settore unite alle preoccupazioni sul futuro del lavoro. Lo sciopero è andato avanti fino alla riapertura dei luoghi dell’arte e della cultura dovuto, speriamo, ad una visione più ampia e meno stringente e stridente – dopo le disposizioni dell’ultimo Dpcm del 26 aprile scorso (acronimo che non dimenticheremo mai più durante la vita).

La maggioranza delle Regioni sono tornate in giallo, e questo ha permesso, a chi ancora non è andato in fallimento – immaginando che qualche piccola compagnia culturale non ce l’abbia fatta a resistere ad oltre un anno di fermo – di riaprire i battenti a sale prova, teatri piccoli e grandi, cinema e associazioni culturali di ogni sorta, musei.

Finalmente, oltre alle infinite statistiche Covid che continuano ad intasare telegiornali e la rete Internet, riappaiono colorate le pubblicità di mostre di pittura e fotografia lasciate in sospeso, gli Uffizi con l’apertura delle nuove sale, le pellicole cinematografiche appena trafitte od osannate dai giudizi per gli Oscar, mentre si punta al Concertone del Primo Maggio a Roma – che sarà dal vivo alla Cavea del Parco della Musica, anziché in piazza San Giovanni in Laterano – anche se non è prevista la presenza di pubblico.

Quando la creatività fluisce e si propaga, il mondo respira meglio – questa è la nostra sensazione.

Rimane aperta la questione del ‘coprifuoco’, che prevede la chiusura di tutte le attività, culturali, ristorative e ludiche in generale, alle ore 22.00.

Questo orario di chiusura così limitato durante la serata – e non vogliamo assurgere a polemica politica, bensì a qualcosa di più logico e realistico – ha comportato una rivoluzione nelle abitudini degli Italiani, mentre nell’argomentazione possiamo inserire anche la causa dei ristoratori, differente categoria professionale che ha subìto altrettanti disagi, quanto i lavoratori del comparto artistico.

Se è vero che siamo in stato di emergenza per i contagi da Covid-19, è altrettanto vero che non allargare le possibilità – da parte degli esperti di pandemia, da Draghi a Fabrizio Curcio commissario per l’emergenza sanitaria di Protezione civile, il Ministro Speranza o chiunque altro incaricato di suffragare decisioni – per un orario più consono a una cena o per uno spettacolo teatrale, non fornisce in cambio le necessarie e logiche giustificazioni per un potenziale maggiore numero di contagi, se i teatri e ristoranti rimanessero aperti, ipotizziamo, fino a mezzanotte.

Se avessimo saputo fin da subito che il virus preferiva degli orari precisi, forse avremmo potuto evitare molti decessi e migliaia di positivi. Ironia a parte, sulle decisioni degli orari del ‘coprifuoco’ non troviamo ragionevolezza.

Ciò nonostante, se i teatranti, o i cineasti, i ballerini, i musicisti, vengono riconosciuti tali attraverso la peculiare creatività, è proprio questa che sta emergendo un po’ ovunque per ‘aggirare’ gli orari del coprifuoco e poter esibire il proprio lavoro ad altrettanto determinati spettatori che a Milano erano già in coda alle 5 del mattino, il 26 aprile, per poter assistere alla riapertura del Cinema Beltrade prevista all’alba. Un orario davvero straordinario, che non ha mancato l’obiettivo, garantendo il sold out di tutti i posti a disposizione.

Riproponiamo nuovamente la nostra ironica domanda: quindi alle 5 del mattino il virus è assonnato – quanto un cittadino medio che si corica a mezzanotte – e non ha attiva tutta la carica batterica, come del resto l’attività intellettuale di molti individui appena svegli?

In altri Paesi europei gli orari degli spettacoli, anche teatrali, sono spesso fissati nel tardo pomeriggio, ma anche tutta l’organizzazione della società – potremmo prendere ad esempio la Gran Bretagna – è imperniata su chiusure anticipate, rispetto ai Paesi mediterranei. Consideriamo i pub britannici, che usualmente chiudono alle 23.30, mentre i i locali after dinner, da noi, come in Spagna o in Grecia, serrano le porte mediamente alle 2 del mattino, senza contare le discoteche.

Altrettanto vale per i ristoranti e gli orari dei pasti: non si possono mettere a confronto i dinner-time inglesi alle 6pm, contro le cene italiane con orario medio delle 20.30. Rimane sempre uno slittamento in avanti di almeno due ore e mezza di differenza – ora media di Milano. A Palermo come a Madrid – in estate – si cena dalle 21.30 in poi.

Alcuni spazi teatrali, non avendo spettacoli in cartellone, hanno immediatamente riaperto gratuitamente alle prove degli artisti, e ugualmente hanno riempito tutti i posti disponibili.

Anche noi abbiamo goduto delle prove di un’opera drammaturgica non ancora definitiva, dal titolo Pezzo a pezzo della regista romana Carmen Giordano, presso il Teatro Don Nardini di Rosignano Marittimo in provincia di Livorno – gestito dalla Associazione Armunia.

Lo spettacolo vede in scena due giovani donne – sorelle nella trama teatrale, ma con personalità totalmente differenti – che ci hanno convinto e divertito nei loro ruoli di scena.

Una frase prendiamo a emblema di quel lavoro teatrale, anche valida nell’attuale contesto storico: “Tu esageri sempre – brontola una delle sorelle – mentre l’altra sorella replica – tu, invece, non esageri mai”.

Chi delle due avrà ragione?

Sabato 1 maggio 2021 – n°14/2021

In copertina – Al teatro – Foto di Leo Karstens

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