venerdì, Novembre 22, 2024

Notizie dal mondo

Grande Europa amata e odiata

Covid e politica sbagliata fermano L’UE

di Ettore Vittorini

Nella limitata mobilità che ci impone il Covid, il nostro pensiero va anche all’Europa. Oltre a quello critico verso una Unione che ha commesso molti errori tra i quali l’incapacità di affrontare bene la pandemia e il problema delle vaccinazioni, ne esiste uno carico di nostalgia. E’ l’Europa del trattato di Schengen e dell’Erasmus che  ha permesso ai suoi cittadini di tutte le età di viaggiare, senza più barriere, senza cambi di moneta, di sentirsi appartenenti a una società con diverse culture ma nate da una sola radice. 

Viene in mente il film di Wim Wenders Lisbon Story che inizia col viaggio in auto da Berlino a Lisbona affrontato da un tecnico del cinema per raggiungere il suo regista. Attraversa liberamente i confini percorrendo le autostrade di Germania, Francia, Spagna, Portogallo, accompagnato dai suoni e dalle voci della radio, ormai le uniche a segnalare il passaggio tra un Paese e l’altro.

L’arrivo di buon mattino nella capitale portoghese, ci mostra una Lisbona bellissima con le strade della Baixa vuote, percorse soltanto dal vecchio e storico tram numero 28, quello che porta al quartiere dell’Alfama. E lì che deve recarsi il nostro ‘eroe’ e nella casa del regista viene accolto dalla musica dei Madre Deus e dal canto di Teresa Salgueiro dalla voce bellissima, carica di fascino, come quello storico di Amalia Rodriguez e della sua città. La capitale portoghese rappresentava il simbolo della riscoperta di una città europea. Al suo posto avrebbero potuto esserci Napoli, Barcellona o, viaggiando da Sud a Nord, Lubecca, Brema, Danzica.

Era la fine del secolo scorso e nel porto di Lisbona, come in altri porti europei o nella laguna di Venezia non erano ancora ancorate quelle enormi costruzioni chiamate navi da crociera che vi arriveranno qualche anno dopo e vi scaricheranno sciami di turisti improvvisati e improvvidi, avidi non di cultura ma di selfie e ricordini da quattro soldi.

In quei bei tempi di poco successivi alla caduta della Cortina di ferro e del Muro di Berlino, si potevano scoprire altri nuovi Paesi, prima poco accessibili. Si andava a Praga, a Budapest, a Mosca senza essere irreggimentati, come in passato, in piccole colonne di turisti alla cui testa c’erano le guide locali – al soldo dei servizi segreti di Stato – che conducevano verso mete prestabilite. Con la fine dei blocchi, ai confini di quei Paesi erano scomparse le guardie che ti accoglievano con facce minacciose e scrutavano a lungo il passaporto, come se fossi il peggior nemico. Si poteva girare anche per tutta Berlino divenuta un’unica città e rendersi conto di come era stata ridotta la zona orientale quando era una grande ‘prigione’.        

Quel periodo magico è stato soltanto una parentesi felice della nuova Europa, quella pensata da Altiero Spinelli che insieme ad altri confinati, preparò a Ventotene  il ‘Manifesto per una Europa libera e unita’.

Poi c ‘è stata la svolta negativa del nuovo secolo dovuta a tanti fattori: il terrorismo, le guerre in Medio Oriente che hanno distrutto il precario equilibrio del Mondo arabo; la crisi economica; l’egoismo delle nazioni; l’allontanamento dai fondamenti della democrazia di alcuni Paesi entrati tra gli ultimi nell’ UE, come l’Ungheria e la Polonia; l’arrivo di masse di immigrati provenienti da altri continenti e in fuga dalle guerre, dalla miseria e dalla disperazione; la Brexit.

I confini sono riapparsi e con essi le lunghe code di automezzi lungo le strade internazionali e le file dei passeggeri agli aeroporti.

Adesso l’Unione, con i suoi 27 Paesi e i 446 milioni di abitanti – la terza nel mondo per popolazione dopo la Cina e l’India – a parte l’importante aiuto economico dato all’Italia e alle altre nazioni, non riesce a prendere iniziative politiche e diplomatiche. Si lascia sopraffare nel Mediterraneo da regimi antidemocratici come quello Turco e Russo, limitandosi a infliggere sanzioni più o meno efficaci e a pagare tangenti ai governi che la ricattano sul problema dell’immigrazione e sugli investimenti industriali ed economici nel Medio Oriente.

Eppure nonostante la sua attuale crisi, rimane il più importante punto di riferimento per il resto del mondo e non solo per la sua Storia, ma anche per le sue libertà, la sua cultura, la tolleranza religiosa, che appartengono alla civiltà occidentale della quale l’Europa è stata la culla.

E’ ben inteso che con queste parole non si vuole ignorare il volto peggiore del Vecchio continente e di tutto l’Occidente, da cui provengono gran parte dei mali del mondo.

Andando indietro nei secoli, la storia della civiltà occidentale si è macchiata di invasioni, di assoggettamenti, di schiavismo, di persecuzioni, di distruzione di società e comunità diverse, di massacri e di disastri ambientali. Oggi il binomio Europa-America è accusato di aver provocato il caos che circonda il mondo, dalle crisi politiche alle guerre, dal capitalismo alle crisi ecologiche. Può sembrare assurdo, ma sono proprio molti europei ad ammettere questa realtà. Però in questo atteggiamento si rischia di giustificare le guerre, i massacri, il terrorismo fanatico ed assassino provenienti dal resto del mondo.

Ma esiste dunque un’altra Europa? La risposta la affidiamo alle parole del successore di Gandhi, Jawaharlal Nehru, che scrive nella sua autobiografia: “La nostra antica cultura lotta contro un potente avversario: la civiltà mercantile occidentale e soccomberà ad essa perché l’Occidente porta la scienza e con la scienza si possono sfamare milioni di persone. L’Occidente porta con sé anche l’antidoto ai mali della sua civiltà spietata: i principi del socialismo, della cooperazione e il lavoro della comunità per il bene comune, l’abolizione di tutte le classi.”   

Nehru giudicava l’Occidente da primo ministro dell’India, un Paese che aveva subito per due secoli la dominazione e lo sfruttamento dell’Impero britannico. Aveva compreso che il vantaggio dell’Occidente su altre civiltà consisteva nei suoi anticorpi che si manifestavano nella libertà conquistata attraverso guerre e rivoluzioni, frutto di una cultura laica che non ha mai smesso sin dalla Antichità di pensare ed agire. Non bisogna dimenticare che l’Europa è anche quella del pensiero di Galilei, di Giordano Bruno, di Erasmo da Rotterdam e tanti altri ‘nemici’ della Chiesa.

Ci sono voluti secoli per staccarsi dal potere dei Papi e la raggiunta separazione tra fede religiosa e società, è alla base della democrazia. Se si confrontano mondo occidentale con quello islamico la differenza sta nella separazione tra Stato laico e religione. Nella società islamica il diritto della persona, quello penale e della famiglia si identificano nella legge coranica, la Shari’a.  Perciò i fondamentalisti islamici considerano la religione più importante dello Stato e vogliono che a governare siano i capi religiosi. L’Iran ne è un classico esempio.

Anche gli arabi, come l’Occidente, hanno avuto la loro storia di lotte per il potere – a partire dalla morte di Maometto – di guerre fratricide, di conquiste, di massacri di popolazioni. Hanno avuto anche periodi di crescita e di grande sviluppo delle scienze durante i periodi oscuri della civiltà medievale europea. Gli studiosi si occuparono di matematica, fisica, astronomia, chimica, medicina, scienze naturali, ingegneria idrica, specializzandosi nei metodi di irrigazione e canalizzazione. In seguito, con la nascita dell’Impero Ottomano, tutto si fermò: mancò quel Rinascimento che produsse il grande sviluppo dell’Europa. Allora gli Europei dimostrarono di essere ‘figli di Ulisse’, apparso come il primo esploratore che dà spazio alla propria curiosità, che inventa espedienti per sfuggire a Polifemo, per superare Scilla e Cariddi, applicando la sua intelligenza. Cristoforo Colombo, Ferdinando Magellano e tanti altri navigatori poi si sono avventurati verso l’incognito come l’eroe di Omero.

Tornando al mondo arabo, la svolta della Turchia dei sultani verso la modernità la impose Kemal Ataturk che assunse il potere dopo il disfacimento della nazione avvenuto alla fine della Prima guerra mondiale. Nel 1923 divenne presidente della Repubblica turca ormai limitata all’Anatolia e a una fetta di Tracia, in Europa. Seppur con sistemi semidittatoriali Ataturk volle aprire la nazione al mondo occidentale, assorbendone la cultura, le leggi, il sistema sociale. Creò uno Stato laico, impose nella scrittura i caratteri latini, dette impulso all’istruzione, vietò alle donne di indossare il burqa e il niquab, usati per nascondere il corpo e il volto, e agli uomini di coprirsi il capo col fez.  E poco prima della sua morte pose le basi della Turchia democratica autorizzando un partito di opposizione. Quel percorso compiuto lentamente e parzialmente nei decenni, tra crisi e colpi di stato militari, è stato interrotto con l’ultimo presidente, Erdogan, che tra i tanti mali ha anche riportato il Paese sotto l’ombra dell’Islam. La Turchia quindi si è allontanata anche dall’Europa.    

Sabato, 1 maggio 2021 – n°14/2021

In copertina: I Paesi UE aderenti all’area Schengen – Foto Parlamento Europeo/Commissione Europea

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