venerdì, Novembre 22, 2024

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Israele e la guerra degli sfratti

Missili e bombe tra palestinesi ed ebrei

di Elio Sgandurra

Più di cento morti tra la popolazione araba in cinque giorni di guerra tra Israele e la confinante Striscia di Gaza abitata dai Palestinesi: da qui sono piovuti sulle città israeliane più di duemila missili e dall’altra parte si è risposto con bombardamenti aerei e tanti altri missili. Lo Stato ebraico che ha avuto nove vittime, ha anche ammassato ai confini carri armati e migliaia di militari pronti a superare i confini.

Questo nuovo conflitto sul cui esito è ancora impossibile ipotizzare, è nato in seguito a una forte tensione che da tempo incombeva tra la popolazione araba di Gerusalemme Est e le autorità di occupazione. La causa scatenante è stata provocata da una serie di sfratti decisa dall’amministrazione della città verso gli abitanti del quartiere orientale di Sheikh Jarrah, abitato da palestinesi che vi si trasferirono nel 1948 abbandonando il settore Ovest della città passato a Israele quando ottenne l’indipendenza. Poi gli Israeliani, – vincitori della guerra dei “Sei giorni” del 1967 –  occuparono la zona  Est che era  sotto il controllo della Giordania. Da quel momento Gerusalemme fu proclamata la ‘capitale indivisibile dello Stato d’Israele’, una annessione che l’ONU non ha mai riconosciuto.

La tensione di questo periodo, oltre alle ordinanze di sfratto, è stata provocata dalle manifestazioni di movimenti ebraici ultraortodossi contro la popolazione araba che ha reagito duramente alle provocazioni tollerate dalla polizia israeliana. Tantopiù che le azioni antiarabe erano incominciate durante il Ramadan, raggiungendo il limite estremo con l’irruzione dell’esercito nella spianata della moschea di Al Aqsa dove si trovavano in preghiera migliaia di musulmani. Nelle principali città i giovani delle due religioni si sono scontrati ed hanno distrutto negozi e ristoranti.

L’azione dell’esercito e la violenza contro i fedeli ha portato al massimo l’indignazione dei palestinesi, anche di coloro che sono cittadini dello Stato d’Israele e che subiscono discriminazioni e violenza da parte degli estremisti ebraici.

Nella Striscia di Gaza – ufficialmente indipendente ma in realtà considerata un carcere a cielo aperto – la reazione ha fatto scatenare l’attacco missilistico voluto da Hamas e dalla Jihad – i movimenti militari islamici che dominano su tutto il territorio. Chi fornisce loro tutti quei missili caduti sulle città Israeliane e che sinora hanno provocato sette vittime? Le accuse ricadono sull’Iran, ormai l’unico Stato musulmano del Medio Oriente che non accetta compromessi con Israele.

Gli espropri appartengono al processo di ebraizzazione di Gerusalemme Est, iniziato dal lontano 1967. Questo processo ha permesso in pochi anni l’insediamento nella zona araba di 200 mila ebrei in grandi aree residenziali fatte edificare dal governo. Nel frattempo sono stati espulsi gli arabi considerati ‘cittadini di terza classe’, come li ha definiti l’ex sindaco laburista di Gerusalemme Teddy Kollek. “In 25 anni per gli Ebrei ho fatto tantissime cose, ma per gli arabi della zona Est niente – ha dichiarato – se non un nuovo sistema fognario e idrico ma non per il loro benessere. C’erano stati casi di colera e gli ebrei erano spaventati. Siamo intervenuti soltanto dietro le richieste di questi ultimi”.

Oltre allo stravolgimento urbano, la tensione è segnata anche dalla politica del premier Netanyahu che, per conservare il potere, cerca l’appoggio dell’estrema destra e del sionismo estremista diventati violenti verso le minoranze arabe.

Dall’altra parte, a Gaza, il governo della Autorità palestinese è sopraffatto da Hamas che vinse le elezioni nel 2006 ed è rimasto il padrone della Striscia. Gran parte della popolazione che da allora non ha più potuto votare, è stanca di questa dittatura. Soprattutto i giovani che non possono emigrare: Israele non li lascia passare attraverso il muro eretto per difendersi e l’Egitto ne limita l’espatrio.

Sabato, 15 maggio 2021 – n°16/2021

In copertina: panoramica di Gerusalemme. In primo piano la moschea al-Aqsa – Foto Snowcat

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