La vittoria delle sinistre alle elezioni per la nuova Costituzione
di Ettore Vittorini
Con il voto del 15 e 16 maggio i Cileni hanno voltato pagina. Il governo di destra del presidente Sebastián Piñera è stato battuto alle elezioni per la Assemblea costituente e a quelle amministrative, ottenendo appena 37 seggi su 155 e subendo un altro tracollo nelle città e nelle regioni. Gran parte del popolo cileno ha vinto la battaglia contro un governo reazionario che mesi fa aveva fatto sparare in diverse occasioni dall’esercito contro la folla che protestava per il carovita, la disoccupazione e la corruzione. La repressione aveva provocato la morte di 27 manifestanti.
La sconfitta del partito di Piñera – Vamos por Cile – alleato con i nostalgici di Pinochet, è stata molto più dura del previsto perché è andato al di sotto dei 52 seggi necessari per poter porre il veto nel corso dei lavori per la nuova Costituzione che dovrà sostituire quella imposta dal dittatore nel marzo del 1990, quando decise d lasciare il potere dopo la sconfitta al referendum del 1988, rimanendo però a Capo delle forze armate.
La Democrazia Cristiana cilena, che durante il golpe militare dell’11 settembre del 1973 rimase neutrale, ha ottenuto un solo seggio. Il resto dei voti è andato al Frente Amplio (centro-sinistra), al Partito comunista, agli indipendenti e a l’Alleanza dei popoli originari. Il colpo di stato di Pinochet fu organizzato dalla CIA con l’Operazione Condor voluta dal presidente americano Richard Nixon e il segretario di Stato Henry Kissinger, per evitare governi di sinistra democratici oltre al Cile, anche in Bolivia, Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay.
In Cile l’attacco a La Moneda – il palazzo presidenziale – e l’assassinio fatto passare per suicidio, del Presidente socialista Salvador Allende, seguì la dura repressione che solo nei primi giorni provocò la morte di 3500 aderenti ai partiti di sinistra, più tante altre migliaia di dissidenti sottoposti agli arresti arbitrari, alle torture e all’esilio.
Una settimana dopo il golpe, Kissinger si recò a Santiago per stringere la mano al generale dittatore. Lo stesso anno al segretario di Stato americano fu assegnato il premio Nobel della pace per le trattative sulla guerra in Vietnam che invece fu rifiutato dal rappresentante della controparte Lê Đức Thọ.
I ricordi del golpe cileno sono sempre vivi nella memoria di molti giovani di allora, giornalisti e non. In Italia si attivò subito una forte solidarietà verso il Paese sudamericano. La nostra ambasciata a Santiago accolse decine e decine di persone che cercavano di sfuggire ai rastrellamenti dei militari. In quei giorni il nostro ambasciatore si trovava a Roma e il suo facente funzioni Tommaso De Vergottini, senza esitare, permise che i rifugiati rimanessero nella sede diplomatica dando loro da mangiare e dormire. Vi rimasero fin quando non ottennero un lasciapassare per potere emigrare all’estero. Fu un bel gesto non solo da parte del diplomatico, ma anche del nostro governo di centro sinistra guidato da Mariano Rumor. Allora la politica estera italiana era più determinata di oggi.
La futura Assemblea costituente oltre a cancellare la vecchia Carta, che conteneva ancora molte norme antidemocratiche, dovrebbe far nascere una Costituzione moderna e rivolta allo sviluppo futuro del Paese.
Ancora più sorprendente è stata la vittoria delle sinistre alle amministrative: a Santiago è stata eletta sindaco una donna, Hiraci Hassler, del Partito comunista; nello Stato di Valparaiso ha vinto il Frente Amplio. E così è andata anche in altri Stati e città minori. La lotta popolare dei mesi scorsi ha dunque battuto la repressione di un governo inetto e autoritario. Lo ha ammesso in parte lo stesso presidente Piñera affermando: ’E’ stato inviato un messaggio forte e chiaro al governo e a tutte le forze politiche tradizionali. Non abbiamo risposto in modo adeguato alle richieste e ai desideri della cittadinanza”. Forse pensava a un nuovo colpo di stato?
Sabato, 22 maggio 2021 – n° 17/2021
In copertina: monumento a Salvador Allende a Santiago del Chile – Foto Patricio Hurtado