venerdì, Novembre 22, 2024

Cultura, Multimedialità

The present – il film pluripremiato della regista palestinese Farah Nabulsi

Cronaca di violenza psicologica quotidiana in Cisgiordania

di Laura Sestini

Farah Nabulsi è una regista e attivista palestinese, al suo secondo lavoro cinematografico girato nel 2020 a Betlemme e candidato agli Oscar per il miglior cortometraggio.

In The present, realizzato in poco meno di una settimana, la regista e il bravissimo attore palestinese Salah Bakri – figlio d’arte proveniente da una famiglia araba con cittadinanza israeliana: il padre è il regista, attore e sceneggiatore Mohammad Bakri, noto anche al pubblico internazionale – con soli 24 minuti riescono a sintetizzare una giornata qualunque di un cittadino arabo-palestinese in Israele e tutti i tipi situazione, di sentimenti e malumori che questa può implicare, durante il suo trascorrere.

La trama si basa sulla vita reale di un conoscente di Farah Nabulsi che vive nella città di Hebron, non lontano da un checkpoint, questione focale di tutto il corto, dove vengono girate le scene più importanti.

Yusef/Saleh Bakri è un giovane padre di famiglia che, per festeggiare l’anniversario di matrimonio, decide di acquistare un regalo alla sua sposa e deve per questo recarsi in città; sicuro di renderla felice decide di portare con sé Yasmine – unica figlia di circa sei anni – per scegliere insieme il regalo alla mamma. 

In breve tempo, superate le lunghe colonne affollatissime di lavoratori arabo-palestinesi che ogni giorno devono affrontare i check-point solo per recarsi sul posto di lavoro, compreso il protagonista che vive in Cisgiordania, lo spensierato progetto di Yusef e Yasmine di andare a fare shopping, si trasforma in una farsa tragicomica e pure umanamente drammatica.

La trama potrebbe apparire un po’ scontata per lo spettatore abituato a fruire di cinematografia palestinese, entro la cui i check point fanno immancabilmente parte del paesaggio – arredo scenografico fisso; al contrario non è per niente banale il fil rouge che tiene insieme la storia e il messaggio che l’autrice vuole inviare al pubblico – lanciandolo oltre la rete, fuori dalla ‘gabbia’ iper-militarizzata israeliana. Inoltre, per non svelare sin dall’inizio la tematica più profonda e la riflessione che ne converrà, e mantenere a forte impatto emotivo lo stato di attesa, l’essenza del cortometraggio è celata in una scena secondaria – o parallela – e non messa volutamente troppo in evidenza. A uno spettatore poco attento potrebbe talvolta sfuggire.

Il cuore della sceneggiatura infatti non sono gli adulti e gli innumerevoli soprusi che palestinesi e arabi subiscono quotidianamente dai soldati israeliani – spesso anche fisici – bensì la violenza psicologica passiva che ricevono i bambini che assistono impotenti alle violenze perpetrate sui loro genitori. Su questa attività israeliana, vi sono molti punti su cui riflettere, anche alla luce della recentissima guerra lampo su Gaza, dove le vittime – tra i bambini – sono oltre 60, violati nei diritti e violentati delle giovani vite rubate, solo a fini politici di pochi.

Il corto è prodotto da Philistine Films di Annemarie Jacir – nel 2008 la prima regista donna palestinese ad avere girato un lungometraggio.

Ottima la fotografia di Benoît Chamaillard, e bravi anche gli attori palestinesi che impersonano i militari del check-point, indistinguibili nella loro parte, dalla vita reale in Cisgiordania.

La versione in Italiano è visibile sulla piattaforma Netflix.

Presentato a febbraio 2020 in anteprima mondiale al Festival international du court métrage de Clermont-Ferrand, ha vinto il Premio del pubblico come miglior film.

Sabato, 29 maggio 2021 – n°18/2021

In copertina: una scena del cortometraggio ‘The present’ (2020) di Farah Nabulsi

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