Come vivere in queste epoche difficili, tra un virus e tanta povertà d’animo, oltre che di portafoglio?
di Giorgio Scroffernecher
«Guarda il blu di quest’oceano, come il sole lo colpisce.
Continua a cambiare colore… guarda, ora è tutto argento!
Anni fa avrei guardato l’orizzonte, quel blu, e avrei pensato: cosa posso fare con quel blu?
E la mente avrebbe iniziato a correre, a pensare alla collezione che avrei fatto, forse più di una, forse in ogni tonalità del blu… sarei riuscito a farla per l’autunno?
Su quale copertina l’avrei lanciata, sarebbe piaciuta?
Ma ora… io penso solo a quanto sia bello il blu».
Parole di Halston, in un nirvana visivo e esistenziale in contemplazione delle acque oceaniche; uno stato di grazia che anticipa la sua morte di soli 18 mesi. Lui – al secolo Roy Halston Frowick (1932/1990) – dopo una vita creativa e dissoluta, è arrivato al punto di luce che lo attendeva da sempre: dopo un’infanzia difficile che già presagiva il brutto di non essere accettato, come gay e come artista straordinario, e il bello di un successo clamoroso che ha cambiato gli stili della moda americana.
La scena di cui sopra è l’epilogo di una vita, appunto, mentre sulle assi dei palcoscenici Martha Graham faceva danzare “Acts of Light” con sbalorditivi costumi da lui inventati senza neppure la possibilità di firmarli, ormai espropriato anche del suo nome.
Ma qui l’oggetto non è la persona citata nel godibile serial televisivo fruibile su Netflix, ma quel punto di luce a cui noi tutti possiamo accedere, forse in qualsiasi momento della nostra vita: un accesso alla consapevolezza – meglio – alla felicità, togliendo tutto e lasciando solo quel blu di Halston. Senza più intenzioni, progetti, manipolazioni, dolori, desideri, aspettative, appagamenti dell’ego. Diventare quel blu.
Camminando vicino al mare un giorno ho trovato scritta col pennello su un rudere questa frase che poi ho scoperto essere di Jean-Claude Izzo, poeta e scrittore francese: «Di fronte al mare la felicità è un’idea semplice». Ecco di nuovo quella luce chiarissima, nudità semplice di quello che è.
In epoche di pandemia in questo Pianeta ingiusto, è facile obiettare ‘non posso essere felice, date le circostanze!‘, eppure lo sappiamo che spesso la felicità del cuore è inversamente proporzionale alla dimensione del patrimonio. Già i primi colonizzatori, in giro per il mondo a ‘civilizzare’ sotto il segno della croce e del denaro, si stupivano dei ‘selvaggi’: ‘non possiedono nulla, neppure i vestiti, ma sorridono, sono ospitali, sembrano felici…’.
Roberto Assagioli, fondatore illuminato della Psicosintesi, ci offre una chiave: «Tre cose soprattutto l’uomo moderno deve apprendere per divenire sano e completo: l’arte del riposo, l’arte della contemplazione, l’arte del riso e del sorriso».
Per concludere, tornando a quell’oceano davanti agli occhi di Halston, ritroviamo se non la ricetta della felicità, almeno quella di un buon metodo per vivere onorando la propria esistenza, nelle parole di un Papa – Halston si rivolterà nella tomba – Paolo VI, che al suo tempo affermò: «La contemplazione è la forma più alta dell’attività umana».
Sabato,19 giugno 2021 – n°21/2021
In copertina: Acts-of-Light-1981-Martha-Graham-Repertory-Dance-Company