Bashar al-Assad rinnova la carica con il 95% dei voti
di Nancy Drew
I paesi occidentali – Stati Uniti ed Europa in testa – contestano le elezioni presidenziali siriane, conclusesi con il quarto mandato consecutivo di Bashar al-Assad – in carica dal 2000, successo al padre Hafiz a seguito dell’improvvisa morte – che già aveva guidato il Paese per circa 30 anni.
Legato al Partito Ba’thista – una forma di socialismo arabo – di cui era un esponente anche Saddam Hussein, al-Assad è musulmano di corrente sciita alawita – motivo per il quale è tanto legato all’Iran – mentre governa una nazione a prevalenza di Sunniti.
Con le contestazioni popolari del 2011 – sull’onda della cosiddetta Primavera Araba dei paesi maghrebini – a causa di cui l’esercito siriano aprì il fuoco sul alcuni studenti a Daraa, nella Repubblica Araba Siriana da ben 10 anni si sta consumando una guerra civile che ha decimato 500 mila persone e generato centinaia di migliaia di profughi, verso la Turchia, l’Europa e l’Iraq, oltre ai milioni di sfollati interni.
Se attualmente la guerra procede ‘a bassa intensità’ – prevalentemente nella parte Nord-ovest del Paese, nella direttrice tra Afrin, Idlib e Hama, ultimi avamposto dei ribelli e dei mercenari islamisti a seguito della Turchia – nei lunghissimi 10 anni il conflitto siriano è stato feroce e ha visto molte differenti forze in campo, compresi eserciti stranieri quali Usa, Turchia e Russia – tuttora in loco ad amministrare i propri interessi. Mentre lo Stato Islamico che aveva il quartier generale a Raqqa e sconfitto a ottobre 2017 per mezzo di una coalizione multi-forze, invadeva una vasta area a Nord-est del Paese mediorientale.
Già a giugno 2014, in occasione delle prime elezioni presidenziali multipartitiche siriane, dopo 50 anni dal colpo di stato del 1963 – svoltesi secondo quanto previsto dalla Costituzione del 2012 approvata con un referendum – Bashar al-Assad viene rieletto, Presidente della Siria con il 92,20% delle preferenze, sostenuto dal Partito Ba’th.
Avere plebisciti popolari con tali percentuali di voti è sempre sintomo di regime dittatoriale, difatti tra i candidati in opposizione ad al-Assad, su una lista di 34 ne sono stati selezionati solo due. Tra i principali requisiti richiesti per la candidatura era previsto l’aver vissuto regolarmente negli ultimi 10 anni in Siria, specifica impossibile essendo la maggioranza degli oppositori scappati all’estero, o morti in battaglia o – ancora peggiore – torturati a morte nelle note carceri Al-Kathib di Damasco in questi anni e come del resto si racconta sia da sempre successo.
Gli unici avversari politici di Assad, Abdallah Salloum Abdallah ex-ministro e Mahmud Marei, di opposizione moderata, hanno avuto scarsissima visibilità in campagna elettorale e ottenuto percentuali entro il 3,5% di voti mentre al-Assad conferma la sua carica con il 95,1% dei voti sul 76,64% di affluenza alle urne degli elettori aventi diritto.
Alcuni esiliati siriani in Europa rimarcano quanto la democrazia in Siria sia solo una parola senza significato reale, mentre la tortura di massa è una caratteristica prevalente dei governi della famiglia al-Assad – che rimane assicurata al potere con il sostegno russo ed iraniano – mentre intere categorie di cittadini e lavoratori vengono ‘pressate’ – come gli impiegati pubblici – a votare e dichiarare pubblicamente il voto pro al-Assad.
Di seguito una testimonianza molto significativa, raccolta tra profughi siriani in Europa. “In my country we have two options be with Assad or against him and you will die as soon as he could find that out.Otherwise you had better leave Syria as soon as you find a way to get out. For me and for millions of Syrians outside the country, Syria was like nightmare because of our government. Do you imagine we don’t have a political opposition in Syria ! If there is any, Assad is the boss of them. And in fact no one dare to oppose him. He’s made the horrible massacres in Syria in front of the world, he’s used chemical weapons against innocents citizens and the entire world have never said anything or take a really step to stop the killing that’s going on in there. So I don’t blame the people inside of Syria who vote for him because they don’t have any other options”
(“Nel mio Paese abbiamo due opzioni: essere con Assad, o contro di lui – e morirai non appena lui potrà scoprirlo. Altrimenti faresti meglio a lasciare la Siria non appena trovi un modo per uscirne. Per me, e per milioni di Siriani fuori dal paese, la Siria era un incubo a causa del nostro governo. Immaginate che non abbiamo un’opposizione politica in Siria! Se c’è, Assad è il loro capo. E infatti nessuno osa opporglisi. Egli ha organizzato orribili massacri in Siria, davanti al mondo; ha usato armi chimiche contro cittadini innocenti e il mondo intero non ha mai detto niente né ha mai fatto davvero un passo per fermare le uccisioni che stanno avvenendo lì. Quindi non biasimo le persone all’interno della Siria che lo votano perché non hanno altre opzioni” – t.d.g.).
Alla luce dei risultati elettorali siriani il Consiglio dei Ministri dell’Ue ha prolungato fino al primo giugno 2022, le misure restrittive contro il regime di al-Assad.
Sabato, 19 giugno 2021 – n°21/2021
In copertina: manifestazione pro-Assad del 2010 – Foto Sammy.aw