venerdì, Novembre 22, 2024

Economia, Italia, Politica

Smart working versione ‘summer’

Quanto agile il lavoro da casa?

di Laura Sestini

Mentre siamo entrati ufficialmente nella stagione estiva e – probabilmente – tra qualche giorno potremmo usufruire degli spazi all’aperto senza mascherina, il Governo ha prorogato lo smart working per aziende private e il settore pubblico per tutto il 2021.

La Legge 17 giugno 2021, n. 87 – ‘Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 aprile
2021, n. 52, recante misure urgenti per la graduale ripresa delle attivita’ economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19′
è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n° 146 del 21 giugno opera sui termini di applicazione dell’articolo 90, commi 3 e 4, del decreto Rilancio.

Con l’arrivo della pandemia dal Covid-19, nel 2020 si era dovuta rivedere tutta la metodologia del lavoro, per le pubbliche amministrazioni e le aziende private, al fine di mantenere l’occupazione – anche minima – di molte categorie professionali e dei servizi di base.

Durante tutto il 2020 – se ne erano anche accertate tutte le ‘virtù’ e le pecche del lavoro a distanza che, nella maggioranza dei casi diveniva un impegno all day long per i liberi professionisti e autonomi, mentre spesso metteva (e mette) ‘in croce’ i dipendenti pubblici – con in testa il corpo insegnante – che hanno dovuto adattarsi e reinventarsi improvvisamente esperti digitali, ma senza averne le reali capacità, né individuali, per l’alta età dei lavoratori non nativi digitali; tantomeno per la capacità di connessione Internet del nostro Paese, che discrimina centri minori rispetto alle città, aree geografiche Sud-nord e i territori interni rispetto ai litorali vacanzieri costieri.

A distanza di 16 mesi dall’inizio della pandemia, nel lavoro a distanza – smart working/lavoro agile – qualcosa è migliorato, ma molti rimangono i lati, sia economici che legislativi e lavorativi, da definire.

Innanzitutto non tutti a casa hanno le situazioni idonee per lavorare ‘in santa pace’, per mancanza di spazi fisici, oppure per la presenza di bambini piccoli che hanno bisogno di giocare e – legittimamente – anche fare un po’ di chiasso, e pure per l’afa estiva di chi non può permettersi un condizionatore, diversamente dall’ufficio dove si recherebbe fisicamente.

Sul telelavoro si è parlato e scritto molto, ognuno con la propria teoria pro o contro, ma infine effettivamente ci sono alcune agevolazioni, ma anche molte difficoltà generali, che vanno a sommarsi a quelle individuali di ogni lavoratore in smart working.

Senza dubbio il lavoro ‘non in presenza’ può essere utile per accorciare le distanze, evitare di prendere l’auto e infilarsi nel traffico mattutino, economizzando sul carburante e guadagnando anche in inquinamento atmosferico. D’altronde, mentre sei a casa in ‘lavoro agile’ e stai scrivendo un documento al computer, pianifichi un appuntamento in videocall con un cliente, oppure, il responsabile dell’anagrafe – in contemporaneo smart working – ti spiega come rinnovare il documento di identità – ti viene in mente che sarebbe meglio dare il via alla lavatrice, il gatto miagola perché ha ancora fame, oppure sgridi il figlio piccolo che sta per infilare le dita nella presa di corrente.

Il lavoro da casa – e lo sa bene chi scrive – alla fine risulta meno concentrato – non solo in senso temporale, anzi spesso diluitissimo – e, a causa di questo, soprattutto scarso di concentrazione mentale. Troppi elementi di disturbo e di distrazione ‘rubano’ tempo, energie fisiche e mentali, inducendo talvolta anche scarsi risultati sul lavoro da portare avanti. E pochi sono i fortunati che nel lavoro a distanza hanno le giuste condizioni spazio-temporali per svolgere la propria professione adeguatamente – dimenticandosi però dell’orologio e di qualche pausa per sgranchire le gambe per terminare l’agenda giornaliera prefissata.

Se è vero che il lavoro agile deve ancora essere regolamentato dettagliatamente – e ci auguriamo avvenga in tempi brevi – fin qui la nostra opinione è che non sia una modalità salutare, né per chi deve svolgerlo nello spazio fisico dedicato alla famiglia in tutte le sue accezioni, tantomeno per chi vive da solo rischiando di dimenticarsi della vita sociale. Smart working sì, ma solo a determinate condizioni.

Sabato, 26 giugno 2021 – n°22/2021

In copertina: Smart working all’aperto – Foto ©Laura Sestini (tutti i diritti riservati)

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