Toni Servillo si esibisce in esclusiva con un testo di Michele Santeramo
di Laura Sestini
L’ambiente dell’Anfiteatro di Légoli – una piccola frazione del Comune di Peccioli nell’entroterra delle colline pisane – ha un’atmosfera straniante e surreale. L’area dove è stato allestito lo spazio culturale – di proprietà della Belvedere Spa, che qui gestisce il trattamento di una fetta toscana per il comparto dei rifiuti – è ricavato nella superficie di una ex-discarica. Un paesaggio lunare, tra colline di terra brulla riarsa dal sole, statue inespressive che spuntano dalla terra come fantasmi e il luccichio notturno delle stelle.
Per il cartellone di FestiValdera 2021 – manifestazione teatrale alla sua terza edizione ed entro la rassegna estiva 11Lune – l’ultimo spettacolo ha visto protagonista ‘niente di meno’ (espressione napoletana che tanto potrebbe appartenere allo stesso artista in scena) – l’attore Toni Servillo. Una serata, da noi valutata da non perdere, per la quale ci siamo spostati di 60 chilometri per strade secondarie, scollinando più volte vari comuni pisani e addentrandoci in percorsi boschivi, non propriamente quotidiani. La scelta è valsa la pena.
La serata era dedicata in esclusiva ad abbonati o su invito specifico, stampa compresa.
Con la regia di Marco D’Amore e il testo e la drammaturgia di Michele Santeramo, il famosissimo attore napoletano si è esibito in una performance-reading di circa un’ora, intramezzata talvolta dalle note dal vivo del sassofono di Marco Zurzolo, su proprie musiche originali, appollaiato su un crinale che abbraccia l’anfiteatro – come un guardiano notturno che profonde musica per armonizzare l’ordine delle cose, nonostante la notte tiepida e il romantico luccichio delle stelle, che possono confondere illusoriamente le idee e le realtà dei fatti.
Due i personaggi nell’opera drammaturgica di Santeramo – Candido e Salvo – un adulto e un bambino, i cui nomi significano l’esatto opposto delle loro esistenze. Chirurgo affermato il primo – il migliore su tutti – e un minore, solo nove anni, il secondo, a rappresentare un’infanzia perduta, senza valore, quale potrebbe essere quella dei bambini che soffrono la fame in tanti Paesi del mondo, oppure orfani senza futuro rinchiusi in istituti-carceri in attesa della maggiore età o di qualche anima clemente che li adotti e – perché no – i migliaia di piccoli migranti non accompagnati che misteriosamente scompaiono nelle stratificazioni politiche inadeguate e delle mafie di tutto il mondo. I personaggi rappresentano due fazioni opposte dell’umanità. Il ricco e il povero, il potere e l’essere in balìa di esso, vite che valgono, come quella di Candido, altre che non hanno nessun valore etico e di diritto di esistere, ma in molti casi solo economico. Questo ultimo potrebbe essere una delle probabilità in cui si può leggere – percepire – il testo di Santeramo: potrebbe trattarsi di un fatto di traffico di organi. D’altronde – Candido – è stato incaricato di ‘prendere’ il cuore di Salvo. La lettura più spirituale riguarda invece la riflessione di Candido mentre – in sala operatoria – cerca di rinfrancare Salvo che non sentirà nessun dolore, realizzando che da molto tempo lui stesso ha perso la propria innocenza.
Il testo era impegnativo – da ascoltare attentamente per l’importanza del significato di ogni singola parola recitata con grande maestria e nessuna incertezza da Toni Servillo. Qualche spettatore non è però riuscito in questa attività – complice forse la lontananza del palco rispetto agli spalti, per cui ci si può distrasse facilmente perdendosi nel paesaggio e nei propri pensieri.
All’uscita abbiamo sentito bisbiglii di spettatori – mescolati alla polvere della strada – che contestavano l’argomento, avendo avuto aspettative di una serata più allegra e leggera. Potremmo essere vagamente d’accordo sull’insieme del contesto ambientale ed epocale della pandemia che richiede svago mentale, ma non sulla scelta del testo di per sé – e dell’attore-performer sulla scena – che al contrario ci sono sembrati molto interessanti e ben ‘sintonizzati’. Un testo e una caratura performativa, forse non adatti ad un pubblico troppo generalizzato.
Sabato, 17 luglio 2021 – n°25/2021
In copertina: Toni Servillo – Foto credits di Masiar Pasquali (tutti i diritti riservati)