Una famiglia che voleva il riscatto del Sud
di Ettore Vittorini
E’ apparso da poco nelle librerie il romanzo ‘L’inverno dei Leoni‘, secondo volume della saga della famiglia Florio – scritto da Stefania Auci, Casa editrice Nord – che segue a tre anni di distanza i “Leoni di Sicilia”. I due libri hanno avuto un grande successo: il primo ha venduto 700mila copie ed è stato tradotto in 31 lingue; il secondo – che ne è il seguito, già sulla buona strada – ne ha vendute 100mila.
Rappresentano un romanzo storico su una mitica famiglia molto nota in Sicilia e in tutta Italia. Il periodo narrato percorre più di un secolo della storia dei Florio a partire dal 1799, quando i fratelli Paolo e Ignazio lasciarono Bagnara Calabra per sbarcare a Palermo mettendosi alle spalle la miseria di quel luogo e affrontare una vita migliore nella seconda città più importante – dopo Napoli – del Regno delle due Sicilie.
Aprono una piccola bottega di spezie pensando al futuro, a progredire, a fare denaro con onestà, vendendo i prodotti migliori. E ci riescono: in breve tempo la loro bottega diventa la migliore della città, ma non gli basta. Estendono le loro attività ad altri commerci; acquistano terre e palazzi dalle famiglie nobili e decadenti siciliane; producono il Marsala, un vino conosciuto da pochi contadini, che diventa, per la cura con cui viene prodotto, una bevanda eccellente ambita fino in Inghilterra; comprano l’isola di Favignana dove costruiscono una tonnara che produce con metodi prima sconosciuti il tonno sott’olio in scatola.
Il loro successore Vincenzo, estende le attività di Casa Florio fino a creare una grande compagnia di navigazione, una acciaieria, un cantiere navale. E’ un imprenditore moderno per quei tempi: nella sola Palermo ha creato 4mila posti di lavoro più quelli nelle solfatare, a Marsala e nella tonnara di Favignana. Inoltre migliora le condizioni di lavoro per i suoi dipendenti e contribuisce a rendere più bella la capitale siciliana. Il teatro Massimo è un esempio degli interventi nel mondo della Cultura e dell’Arte.
Il suo obiettivo è quello di portare la Sicilia al pari delle regioni del Nord che con l’Unità d’Italia si stanno industrializzando e per raggiungere questo scopo, crea contatti col governo di Roma, col presidente del Consiglio Crispi, ex garibaldino siciliano. Il percorso della saga verso il successo si intreccia con le vicende private della famiglia – mogli bellissime e amanti, viaggi all’estero, denaro speso a profusione per gioielli, yacht, frequenti contatti con la nobiltà internazionale – sullo sfondo della politica e gli anni tumultuosi dell’Italia nascente.
Nel secondo volume viene raccontata la repentina decadenza della famiglia. Con la morte prematura di Vincenzo, l’erede Ignazio non è all’altezza del padre nell’amministrare il grande tesoro della famiglia. Inoltre a Roma la politica è cambiata: a cavallo tra i secoli Ottocento e Novecento a Crispi succede Giolitti che si disinteressa dello sviluppo del Sud abbandonandolo nelle mani della borghesia, della nobiltà più reazionarie e della nascente mafia. Finiscono le sovvenzioni statali alla società di navigazione; lo scandalo della Banca Romana coinvolge una banca dei Florio; l’acciaieria e il cantiere vengono chiusi.
Dietro le vicende della famiglia, domina la Storia d’Italia e soprattutto del Sud, con riferimenti precisi sottolineati dall’autrice. I Florio rappresentano il riscatto del Mezzogiorno dalla sua atavica miseria, un tentativo compromesso da un mondo politico reso inadeguato dal trasformismo, dalla corruzione e da una Amministrazione statale protesa soltanto a favorire gli industriali e gli agrari del Nord.
Leggendo la saga dei Florio vengono in mente due romanzi dello stesso genere: ‘Il Gattopardo’ di Giuseppe Tomasi di Lampedusa; ‘I Buddenbrook’ di Thomas Mann. Le tre opere non possono essere oggetto di confronti ma tra di loro esistono delle analogie.
La storia del Gattopardo si svolge in Sicilia nel periodo in cui i garibaldini conquistano l’isola. Il protagonista, principe Fabrizio Salina, capisce che il grande evento sarà determinante per la decadenza della classe nobiliare e sarà sostituita nel potere da una borghesia di parvenu che egli disprezza. Egli dà un giudizio molto pessimista sulla storica trasformazione e lo manifesta con la sua nota frase rivolta al rappresentante dei piemontesi: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Cioè il potere passa ad un’altra mano, ma la sicilianità rimarrà comunque.
Anche nei Buddenbrook, ambientato a Lubecca nella metà dell’Ottocento, è protagonista una grande famiglia di ricchi mercanti della città anseatica. Attraverso il trascorrere della vita di alcune generazioni i protagonisti vedono sfumare la ricchezza accumulata dai capostipiti. E’ la crisi di una classe borghese che non sa adattarsi ai tempi che cambiano in una Germania che, divisa in vari Stati – com’era l’Italia – diventa, dopo la vittoria della Prussia sull’Austria del 1866, uno Stato nazionale e Guglielmo Primo, già Re di Prussia, ne viene acclamato Imperatore.
Contrariamente a questi due romanzi – I Buddenbrook fu stampato nel 1901 e Il Gattopardo nel 1958 – la saga della famiglia Florio ha per co-protagonista la Storia, quella di una Italietta in mano a una politica incapace di affrontare i problemi di allora e molto simile a quella di oggi.
Sabato, 31 luglio 2021 – n°27/2021
In copertina: Villa Olivella a Palermo proprietà della famiglia Florio – Archivio Florio