Il terzo quadro del Progetto ‘Naturae’ della Compagnia della Fortezza di Volterra
di Laura Sestini
Il piazzale interno del carcere di Volterra – nonostante il tardo pomeriggio – è assolato e abbagliante. Inizialmente si fa fatica a tenere gli occhi aperti nel candore accecante dello sfondo scenografico.
Ma entrare entro le mura della Fortezza medicea, con la consapevolezza che si mette piede dove molte persone ‘scontano’ i loro errori – o ciò che la società ritiene tali – fa sempre un certo un effetto. Ci si approccia con rispetto – e tutte le volte si percepisce la stessa energia – come se fosse un luogo inviolabile, sacro. Rimanere rinchiusi in un perimetro ristretto – la pandemia ci dovrebbe aver insegnato a tutti qualcosa – per un tempo anche di pochi mesi – e cercare di ritrovare se stessi, la propria anima originale, è davvero un atto sacro, quanto lo è la vita stessa.
Eppure, per correre lungo questa nuova strada e ritrovarsi in un luogo completamente diverso da dove siamo venuti, talvolta è imprescindibile dall’annientarsi completamente, anche se convinti che qualcosa di buono – nonostante tutto – ci apparteneva e non tutto era da buttare.
Riavvolgere tutto il ‘nastro’ della vita per ritrovarsi davanti ad uno spazio infinito dove rimettere tutto in gioco.
Armando Punzo ci ha abituato da tempo ai paesaggi onirici, siano essi di incubo o di consolazione, mentre trasversalmente si penetra l’umanità reale e letteraria – eterno focus della sua drammaturgia – gremita di personaggi in carne ed ossa come i detenuti, e quelli di fantasia che si rifanno alle opere di Genet, Borges e Shakespeare, a cui lui in questi anni ha dedicato i suoi studi e molte riflessioni sull’esistenza umana.
Sebbene gli elementi scenografici utilizzati per Naturae siano figure geometriche semplici ed elementari – il cubo, la sfera, il parallelepipedo – durante la performance teatrale in più momenti si percepisce ‘confusione’, grovigli di uomini, donne ed oggetti; un ammasso di pensieri, manie e idiosincrasie personali ed individualiste che raramente si incontrano con il prossimo, sfiorandosi ma non toccandosi, incanalati nel proprio solco da cui si fatica, o non si ha il coraggio di uscire.
Potenti le figure dei due detenuti africani che si portano sulle spalle le loro gabbie – elemento evocativo verso contesti filosofici, spirituali e fisici differenti, o di altri che ci girano intorno senza trovare una porta che apra su un mondo alternativo.
Anche l’uomo vestito di rosso – scena magrittiana, nonostante i colori – bussando più volte ad una porta non troverà mai risposta e forse rinuncerà a cercare la Via della rinascita.
Per annientarsi e rinascere ci vuole un grande coraggio – e questo sembrerebbe proprio il momento giusto per l’intera umanità – da detenuti entro alte mura, ma pure da noi stessi, che spesso inconsapevoli siamo l’ostacolo più grande per la resurrezione; è questo ciò che ci vuole instillare nell’anima l’Energia Universale, il messaggio inviato della Terra?
“Non dovremmo avere paura dei nostri spazi liberi” – cita il testo in un certo indefinito momento. Una frase – l’unica – che rimarrà negli appunti del mio taccuino di giornalista. Una frase emblematica e veritiera, tanto quanto difficile da prendere di petto e mettere in atto. Eppure inneggiamo tanto alla libertà. E poi in fondo non sappiamo davvero cosa sia e la temiamo, oppure la scambiamo per qualcosa che riguarda la materia più che la spiritualità e la percezione del valore intrinseco della sacralità della vita, in qualunque forma si manifesti.
I minuti finali del nuovo lavoro teatrale di Punzo e dei detenuti-attori saranno catartici. Per tutti. Sicuramente per gli spettatori.
Il grande sorriso gioioso dell’uomo africano che arreca con sé le sue pene, trasferite semanticamente nel parallelepipedo/gabbia che porta con fatica sulle spalle – e nonostante giri intorno a se stesso come una trottola – ci aiutano e ci insegnano. E se anche l’interpretazione, il sorriso, rientrasse nel testo e nel personaggio drammaturgico del detenuto-attore , che nella scena ‘duetta’ con Punzo, ciò è sembrato troppo sincero per non essere reale, tangibile quel senso di gioia che vuole, ed è riuscito a trasmettere.
E’ quindi questo il valore pedagogico del teatro – ovvero comprendere che anche entro un contesto di confinamento e avversità ci si può sentire liberi? Si, è nostra volontà mentale e spirituale la libertà, semplicemente.
Un’opera drammaturgica educativa e penetrante, tantoché la spettatrice a me più prossima, agli applausi finali, aveva le lacrime agli occhi dall’emozione. E chissà quanti altri.
NATURAE – La valle dell’annientamento
Fortezza Medicea – Volterra
dal 25 luglio al 1 agosto 2021
regia e drammaturgia Armando Punzo
musiche originali e sound design Andrea Salvadori
scene Alessandro Marzetti Armando Punzo
costumi Emanuela Dall’Aglio
coreografie Pascale Piscina
aiuto regia Laura Cleri
organizzazione generale Cinzia de Felice
assistente alla regia Alice Toccacieli
aiuto scenografo Yuri Punzo
assistenza ai costumi Tarek Omezzine, Fan Faquan, Saverio Barbera, Romeo Bogdan Erdei
collaborazione alle scenografie Luca Dal Pozzo, Marian Iosif Petru, Domenico Prospero collaborazione drammaturgica Alice Toccacieli, Francesca Tisano, Fabio Valentino, Paul Cocia
collaborazione artistica: Elisa Betti, Giulia Guastalegname, Luisa Raimondi
foto di scena Stefano Vaja documentazione video Francesco Zollo –Nico Rossi / Vai Oltre!
In scena Ciro Afeltra, Endrit Bajara, Saverio Barbera, Franco Bellingheri, Amaell Ben Nour, Filippo Bonura, Claudio Borgarelli, Abderraim Bournik, Paolo Brucci, Valentin Bukur, Maxwell Caratti, Daniel Chukwuka, Paul Cocian, Giuliano Costantini, Ismet Cucka, Fabio Desogus, Lucio Di Iorio, Armando Di Puoti, Fabrizio Di Pasquale, Domenico Donato, Youssef Elkalidi, Bogdan Erdei Romeo, Antonio Faedda, Faquan Fan, Salvatore Farina, Giovanni Fontana, Federico Furlan, Salvatore Giordano, Francesco Guardo, Antonio Iazzetta, Fraj Immami, Naser Kermeni, Nik Kodra, Urim Laci, Jie Lin Jie, Giuseppe Licata, Amid Maatoui, Vito Maenza, Mbaresim Malaj, Jetmir Marku, Emanuele Matarazzo, Luca Matarazzo, Paolo Matija, Amin Montassir, Antonio Nastro, Arjon Nezhai, Tarek Omezzine, Marian Petru Iosif, Fabio Prete, Domenico Prospero, Ciprian Putanu Marius, Simone Rampin, Hamadi Rezeg, Elio Rorondale, Adrian Saracil, Ivan Savic, Vincenzo Sorio, Marjan Stamate, Salvatore Stentardo, Timon Tarantino, Mestan Thaqui, Fabio Valentino, Biagio Vecchio, Alessandro Ventriglia, Salvatore Vinci, Tony Waychey, Carlo Zingarello, Peng Zhi Zou. e Armando Punzo, Andreino Salvadori, Isabella Brogi, Gaetano Spera, Francesca Tisano, Elisa Betti, Giulia Guastalegname
media e comunicazione Simone Pacini
assistenza organizzativa Roberto Raspollini, Francesca Lateana, Alessandra Pirisi
ospitalità Jacopo Angiolini
accoglienza pubblico Silvia Pasquinucci
collaborazione organizzativa Associazione VaiOltre!
grafic design Funambulo Lab
web designer Luisa Raimondi
direzione tecnica Carlo Gattai
sound Alessio Lombardi
macchinistaElisa Bertini service Marco Bagnai Conigliolo Sbuzzato Service
Sabato, 31 luglio 2021 – n°27/2021
In copertina: un momento della rappresentazione teatrale Naturae – Foto di Laura Sestini©2021 (tutti i diritti riservati)