Mentre tutta l’Italia va in frantumi
di Elio Sgandurra
Il ponte sullo Stretto di Messina si farà.
Non è una barzelletta, ne ha parlato seriamente il Ministro delle infrastrutture e della mobilità, Enrico Giovannini, il quale ha annunciato che verranno stanziati 50 milioni di Euro per finanziare il progetto di fattibilità da realizzare entro il 2022.
Se ripercorriamo la storia di questo ponte trascurando Plinio il Vecchio, che fu il primo a pensarci – e il periodo fascista – un progetto era stato deciso nel 2005 dal governo Berlusconi e portato a termine nel 2011, quando venne approvato il piano definitivo dell’opera. Ma sorsero alcuni problemi: la Commissione antimafia aveva avvertito che “l’onorata società” era già pronta a muoversi per i futuri appalti; Berlusconi era prossimo alle dimissioni a causa del pericolo di bancarotta dello Stato; l’Europa aveva annunciato di non poter includere l’opera nei finanziamenti comunitari.
Nel 2013 il Governo Monti pose fine a tutti i progetti e non se ne parlò più sino a quando nel 2016 il premier Renzi non fece risuscitare il fantasma, ma solo a parole – poco prima del referendum.
Però il ponte berlusconiano era già costato allo Stato e quindi a noi italiani – solo per gli studi tecnici, i sondaggi geologici e il mantenimento di tutta l’organizzazione – ben 321 milioni di Euro. Poco meno di quanto sarebbe venuto a costare il raddoppio della ferrovia Salerno-Reggio Calabria.
A proposito: il ministro Giovannini presentando il nuovo progetto, non ha fatto alcuna allusione a quello precedente e neanche ai vecchi costi. Non ha parlato dei collegamenti ferroviari e stradali: oggi un Intercity per percorrere i 295 Km da Salerno a Reggio Calabria impiega 6 ore, cioè alla media di 50 Km l’ora. L’autostrada, parzialmente ultimata dopo decenni di lavori, è ormai antiquata rispetto al traffico attuale. In Sicilia per andare in treno da Messina a Marsala ci vogliono nove ore e quattro coincidenze.
Riparlare del ponte appare come un’offesa a tutto il Paese, dove invece sarebbero necessari grandi interventi per arginare il dissesto idrogeologico, per moltiplicare la sorveglianza delle riserve naturali, la prevenzione degli incendi, la messa in sicurezza delle vie di comunicazione che al momento viene eseguita soltanto sul 10 per cento della rete stradale e autostradale.
Col maltempo di questi giorni, oltre ai fiumi del Nord, sono esondati i laghi di Como, il Garda e il Maggiore, fenomeni che un tempo erano molto rari. Per non parlare delle migliaia di ettari di terreno distrutti dagli incendi in Sardegna, in Sicilia e nella storica pineta di Pescara. Non si venga a raccontare che i roghi siano stati provocati da autocombustione o da qualche piromane. In tutti è stato provato che la causa è dovuta al dolo, voluto da personaggi ai quali interessa estendere la cementificazione su terreni agricoli e altre superfici ancora inviolate dalla speculazione. Si potrebbe paragonare la distruzione del nostro Paese alla frase di Tito Livio nelle ‘Storie’: – “Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata“.
Sabato, 7 agosto 2021 – n° 28/2021
In copertina: una immagine di un possibile progetto del Ponte sullo Stretto di Messina