Quando vince la forza di volontà
di Laura Sestini
Concluse le tradizionali Olimpiadi, da martedì 24 agosto – in ambienti senza spettatori – si stanno svolgendo a Tokyo i Giochi Paralimpici 2020, le competizioni sportive dedicate agli atleti con disabilità.
Alla presenza di alcune autorità – il presidente del Comitato paralimpico internazionale Andrew Parsons e il presidente olimpico internazionale Thomas Bach – l’imperatore giapponese Naruhito ha dato avvio alla manifestazione intitolata “Abbiamo le ali”. La lunga sfilata di atleti provenienti da 162 nazioni è stata accolta da musica, acrobati e fuochi d’artificio. Tra le delegazioni è incluso il team dei rifugiati – con atleti provenienti da tutto il mondo – mentre la bandiera afghana è stata fatta sfilare con un volontario, poiché a causa dell’ascesa dei Talebani al potere il 15 agosto, gli atleti sono stati interdetti alla partecipazione delle gare previste e lo stesso aeroporto di Kabul resta off limits.
Le Paralimpiadi si concluderanno il 5 settembre.
Per Paralimpiadi si intende un evento che si svolge parallelamente alle Olimpiadi, dove gli atleti disabili mostreranno delle performance, talvolta inimmaginabili nel pensiero dello spettatore medio – degne di grande attenzione e rispetto.
L’Italia partecipa con quasi il doppio degli atleti presenti alle Paralimpiadi a Rio de Janeiro nel 2016 – ovvero 115 – e per la prima volta le atlete donna superano i loro colleghi uomini.
Anche la partecipazione nel numero totale degli atleti a livello mondiale è un record: 4403 sportivi professionisti, di cui molti alla loro prima esperienza.
Tra gli atleti italiani più conosciuti la schermitrice veneta – campionessa olimpica, mondiale ed europea in carica di fioretto individuale – Beatrice Vio, che gareggia nella categoria con sedia a rotelle. “Tantissime persone mi hanno detto che era impossibile fare scherma senza mani – ha affermato ‘Bebe’ Vio in una recente intervista – quindi era molto importante per me dimostrare e mostrare alla gente che non importa se non hai le mani, o non hai le gambe o altro. Se hai un sogno e vuoi davvero realizzarlo, vai e prendilo”.
Alla giovanissima Bebe – quando aveva 11 anni – furono amputati gli arti superiori ed inferiori a seguito di una meningite fulminante che le procurò vaste necrosi.
Ogni atleta paralimpico ha una storia fisica unica: chi ha disabilità dalla nascita, oppure per malattia – come la citata Bebe Vio – ma anche a seguito di incidenti stradali come è capitato ad Alex Zanardi, il pilota automobilistico di Formula Uno che nel 2001 perse entrambe le gambe per uno scontro tra due auto durante una gara. Attualmente l’atleta – che in seguito all’amputazione degli arti non si era dato per vinto ma aveva iniziato a praticare il paraciclismo, conquistando molte medaglie d’oro sia ai Mondiali di categoria che alle Paralimpiadi – è in un centro di riabilitazione a causa di un incidente in handbike avvenuto a giugno 2020, dal quale ha ripreso conoscenza solo sei mesi dopo – a gennaio 2021.
Zanardi, persona socievole, sorridente, positiva e molto determinata – al pari di Bebe Vio – ha una concezione della vita di immensa energia propulsiva: «È possibile che se il fulmine m’è arrivato tra capo e collo una volta mi colpisca nuovamente, ma rimanere a casa per evitare e scongiurare quest’ipotesi significherebbe smettere di vivere, quindi no, io la vita me la prendo…». Cogliamo quindi l’occasione per augurargli di completare la convalescenza prima possibile dal secondo fulmine che lo ha ancora una volta così tragicamente colpito. Alcuni degli atleti della sua società sportiva stanno partecipando alle Paralimpiadi.
Le persone disabili sono il 15% della popolazione mondiale, la maggioranza di cui si vergogna dei propri handicap, tendendo a nasconderli o – peggiore – a nascondersi. Inoltre in moltissimi Paesi – classifica che non esclude neanche i più avanzati – le persone disabili sono discriminate e spesso non ci sono strutture adeguate per riabilitazione o l’educazione fisica della propria disabilità.
Con l’occasione delle Paralimpiadi di Tokyo 2020 è stato lanciato il progetto ‘WeThe15’ – un video frizzante ed ironico per sostenere la tutela dei diritti umani dei 1,2 miliardi di persone con disabilità al mondo.
Craig Spence, portavoce del Comitato Paralimpico Internazionale, nel suo discorso di apertura ha affermato che lo stigma legato alla disabilità cambia quando si guarda o si pratica lo sport. “In Giappone è molto raro vedere per strada persone con disabilità – aggiunge Spence – invece è fondamentale passare dalla protezione delle persone diversamente abili all’empowerment – al potenziamento psicologico degli individui e alla creazione di opportunità affinché questi possano prosperare nella società. Questi Giochi cambieranno il vostro atteggiamento nei confronti della disabilità”.
Sabato, 28 agosto 2021 – n° 31/2021
In copertina: protesi agli arti inferiori di un atleta corridore paralimpico – Foto Laura Sestini (tutti i diritti riservati)