Colori sgargianti per la ‘signora’ Argiope Bruennichi
di Laura Sestini
Tra gli insetti ‘curiosi’ dell’estate mediterranea possiamo facilmente trovare il Ragno Vespa, la cui femmina è riconoscibile per le strisce bianche, gialle e nere del corpo che la fanno assomigliare ad una vespa, ricordando anche i disegni della tigre.
La femmina dell’Argiope bruennichi – questo il nome scientifico – è un aracnide di dimensioni piuttosto vistose, con il corpo di circa due centimetri e le zampe slanciate che le fanno raggiungere facilmente cinque centimetri di lunghezza totale. Nonostante la corporatura è un ragno innocuo per l’essere umano, e se anche dovesse reagire per difendersi – oltre al dolore del morso per i suoi forti cheliceri, parti della bocca dalla forma a tenaglia – il veleno che ha disposizione per uccidere le sue prede procurerebbe solo un po’ di gonfiore e bruciore per un paio di giorni.
Della famiglia degli Araneidae, il ragno vespa femmina è tra le specie più vistose, per dimensioni e colori, di tutta l’area europea. La sua livrea, ha strisce e linee asimmetriche, differenti per ogni individuo anche nella tonalità dei colori. Il maschio invece risulta più piccolo e meno appariscente. Quando la ‘signora ragno’ viene disturbata e si sente in pericolo attua una strana tattica di far vibrare la sua tela, che può arrivare anche a 40 centimetri quadrati in proporzione alle sue dimensioni e alle prede che cattura. Se lo scuotimento della tela non dovesse bastare per impressionare l’aggressore, allora si lascia cadere a terra, ma ben stretta ad un filo lungo con il quale tornerà ‘a casa’ appena possibile.
Il ragno vespa è una specie stagionale, ovvero nasce ad inizio primavera, per riprodursi verso fine estate e dopo poco tempo – appena messo al sicuro i sacchetti con le uova – finisce il suo ciclo vitale.
Il rapporto della femmina con il maschio fecondatore è alquanto bizzarro, poiché dopo l’accoppiamento talvolta questo viene disconosciuto, diventando una fantastica preda a portata di zampa e di ragnatela. Se il maschio riesce a fuggire spesso è ferito e malandato, ma nonostante ciò, appena ha ripreso forze tornerà all’attacco per il rapporto sessuale. La femmina, prima di morire, lascerà due/tre sacche di uova – ben custodite nella vegetazione – di cui ognuna conterrà dai 300 ai 400 nuovi nati.
Ghiotta di cavallette, la ragno vespa ne può mangiare anche quattro al giorno, oltre a nutrirsi di molti altri insetti del suo habitat più desiderabile, campi di erba e cespugli bassi. Per questo motivo la specie è un’ottimo alleato per chi coltiva un orto, tenendolo pulito da insetti che alimentandosi di verdure le danneggiano.
Dovendo catturare insetti anche voluminosi come cavallette e pesanti coleotteri volanti, la tela è particolarmente robusta e i filamenti sono fitti di minuscole goccioline appiccicose che aiutano a fermare la preda. Una peculiarità ingegneristica di questa specie è lo stabilimentum, ossia due parti di tela molto più compatte e resistenti – normalmente una in alto e l’altra in basso (come nella foto). Una volta che la preda rimane intrappolata nella rete viene fasciata velocemente con il filo che produce il ragno e morsa per essere stordita. Il liquido del morso serve anche a macerare i tessuti della preda, per poi consumare il pasto in tranquillità o in un altro momento. A differenza di altre specie di aracnidi, l’Argiope bruennichi rimane appeso giorno e notte alla sua ragnatela.
Molte persone sono impressionate dai ragni percependoli con un forte senso di disagio, come se temessero di essere attaccati o morsicati. In realtà i ragni sono insetti molto pacifici ed attaccano solo per difendersi – una volta che si sentono in pericolo – ed hanno un ruolo particolarmente utile per l’uomo, per la loro alimentazione a base di specie più piccole.
Quando si va a passeggiare nei campi è necessario solo fare attenzione ai cespugli o all’erba alta. L’Argiope bruennichi è li che costruisce le sue grandi ragnatele.
Sabato, 4 settembre 2021 – n°32/2021
In copertina: l’Argiope bruennichi femmina in mezzo alla sua tela – Foto Laura Sestini (tutti i diritti riservati)