Il partito dei liberali svetta su tutti
di Nancy Drew
All’indomani dello spoglio dei voti per le elezioni politiche ed amministrative – svoltesi l’8 settembre – il Marocco si risveglia diverso.
Il partito islamico – Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD) – al potere da oltre 10 anni, scende vorticosamente a soli 13 seggi, su 125 che ne deteneva.
Il vero vincitore delle elezioni è il Raggruppamento nazionale degli indipendenti (RNI) guidato dal miliardario Aziz Akhannouch – già ministro dal 2007 e presidente di RNI dal 2016 – che ha ottenuto 102 seggi.
A seguire il Partito dell’autenticità e della modernità (PAM) con 92, l’Istiqlal con 81, l’Unione socialista delle forze popolari (USFP) con 35 seggi.
Tra le novità inaspettate di queste elezioni, che hanno visto il ricambio politico anche regionale e comunale, tre donne sono salite alla carica di sindaco nelle città tra le più importanti del Paese – Rabat, Casablanca e Marrakesh. Rispettivamente Asmaa Rhlalou – giornalista, politicamente di RNI; Nabila Rmili del gruppo RNI – direttrice regionale della Sanità; Fatima-Zahra – già eletta nel 2009 come prima donna sindaco a Marrakesh.
Muhammad VI – re del Marocco ha incaricato a Primo Ministro,, e alla formazione del nuovo governo lo stesso Aziz Akhannouch, ricevuto nel Palazzo Reale di Fez – che sostituisce l’islamico Saâdeddine El Othmani.
Il Marocco è una monarchia costituzionale, una forma di monarchia dove il sovrano governa, ma ha poteri limitati e stabiliti da una Costituzione. Nel caso del Marocco la carta costituzionale fu adottata nel 1962, dopo la decolonizzazione dalla Francia. La funzione legislativa è esercitata collettivamente dal sovrano e dal Parlamento; il sovrano è anche titolare del potere esecutivo, che viene però affidato a un Governo, che dipende anche dal volere del monarca.
Da molti anni le avanguardie marocchine – formate dai giovani e dalle donne – chiedono riforme di ammodernamento ed equiparazione dei diritti civili. Nonostante le donne sopracitate, che hanno conquistato la carica a sindaco, la componente femminile nella politica marocchina risulta sotto il 20% del numero totale dei candidati.
Il Raggruppamento nazionale degli Indipendenti è un partito di orientamento liberale, e il nuovo Primo Ministro Akhannouch è da sempre vicino al sovrano. In breve tempo – dopo l’incarico, ed anche in precedenza – Akhannouch viene tacciato dal popolo di rubare risorse preziose al Paese. All’indomani delle elezioni, quando il re decise di assegnare diverse migliaia di voti di altri partiti all’RNI, per la maggioranza, in alcune città i cittadini sono scesi in piazza a manifestare il loro diniego.
Queste elezioni risultano, ironia della sorte, altresì interessanti: un uomo disoccupato, senza alcuna esperienza politica, ha ottenuto 115 preferenze nel suo collegio, battendo Mohamed Amkraz – candidato del partito islamico ed ex Ministro del Lavoro e dell’Integrazione professionale.
Dalla Tunisia – dove ancora il Presidente Kaïs Saïed non ha designato un nuovo Governo – al Marocco, passando per l’Hirak algerino, un gran subbuglio di desiderio di cambiamento si muove soprattutto nelle masse giovanili e femminili. Chissà che non sia la volta buona.
Sabato, 18 settembre 2021 – n°34/2021
In copertina: A sinistra Aziz Akhannouch, a destra Muhammad VI Re del Marocco