Il Presidente Saïed nomina Capo del Governo M.me Nejla Bouden Ben Romdhane
di Laura Sestini
Dopo oltre due mesi di attesa – dal 25 luglio, giorno che il Presidente tunisino Kaïs Saïed repentinamente aveva sciolto il Governo guidato da Hichem Mechici, e congelato l’attività politica parlamentare – ecco che la promessa di trovare il nome ‘giusto’ per un nuovo percorso legislativo si è improvvisamente materializzata il 29 settembre, con oltre un mese di ritardo rispetto ai reiterati annunci (https://www.theblackcoffee.eu/tunisia-il-presidente-kais-saied-cambia-tutto/). La sorpresa più grande però – che probabilmente ha trovato tutti impreparati – non riguarda nessuno dei politici conosciuti, tra quelli visti sfilare nei numerosi governi eletti e di rimpasto dal 2011 ad oggi, bensì la scelta è ricaduta su una donna! Una signora che non arriva dalle fila politiche tunisine dirette, ma dalla scienza e dal mondo accademico.
Ebbene, Nejla Bouden Ben Romdhane – originaria dell’area di Dar Châabane, presso la città di Nabeul – è stata annunciata in una edizione speciale della rete televisiva nazionale, come Prima Ministra della Tunisia incaricata di formare il nuovo governo, per cui la parola d’ordine sarà ‘combattere la corruzione’ .
Geologa e docente universitaria all’Ateneo di Tunisi, non ha una carriera politica pregressa diretta, benché abbia collaborato come consulente a differenti dicasteri; mentre la sua nomina segna un importantissimo passo storico nella politica tunisina e di tutto il mondo arabo: la prima volta di una donna Prima Ministra. Un punto di svolta incredibilmente futurista, che non avremmo pensato possibile in questo momento per il Paese maghrebino, che versa altresì in condizioni economiche e sociali, nonché pandemiche precarie.
Non che la Tunisia manchi di capacità e di soggetti al femminile eticamente e politicamente degni di amministrare la Nazione, ma la nostra immaginazione – semplicemente – non aveva preso in considerazione la possibilità di una donna come premier, perché ciò non era mai accaduto prima e mai contemplato dalla stessa politica tunisina.
La decisione di Saïed attua un cambiamento epocale, che ci auguriamo rinnovi tutto il mondo arabo verso maggiori incarichi politici al femminile. Già alcuni Paesi – il Marocco, la Tunisia, l’Iraq – da qualche anno si erano ‘aperti’ alle donne sindaco – come per Tunisi capitale o Marrakesh, oppure deputate in Parlamento, ma la scelta di Saïed ha superato in un attimo uno scoglio che pareva insormontabile, procrastinabile a tempi futuri di cui non si scorgeva ancora l’orizzonte.
Come controprova sappiamo che anche in Europa o in Occidente non si brilla in questo ambito di scelta, e non sono numerosi gli incarichi a Prime Ministre donna. In Italia finora abbiamo un misero primato, ovvero niente incarichi a donne come Presidenti del Consiglio, né Presidenti della Repubblica, mentre nei 75 anni di Repubblica Italiana le donne in Parlamento sono state solo il 6,5% (fonte: Il Sole 24ore). Non ci rincuoriamo, ma siamo in buona compagnia. Neanche gli Stati Uniti hanno finora avuto questo coraggio e visione politica, sebbene ci siano andati molto vicini. In Europa si distinguono solo i Paesi nordici, con l’Estonia in testa che ha scelto due donne come Presidente e Primo Ministro.
A luglio, quando Saïed aveva con un colpo di spugna serrato il Parlamento, molti Paesi e politici lo avevano additato come un dittatore che aveva perpetrato un colpo di Stato: come si pronunceranno a questo nuovo colpo di scena i medesimi politici?
Nelle ultime due settimane numerose manifestazioni popolari si erano susseguite per le strade centrali di Tunisi di cittadini pro e contro Saïed. Nulla di eclatante, ciò nonostante era la voce del popolo che si è fatta sentire, anche a seguito della proroga del terzo mese dello stato di emergenza e dell’intenzione – confermata da un decreto presidenziale – di cambiare alcune parti della Costituzione che, secondo la visione del Presidente Saïed è la responsabile delle immobilità politiche tunisine. Ricordiamo che Saïed è un giurista costituzionalista e docente di diritto costituzionale.
La Costituzione tunisina ha soli sette anni, approvata nel 2014, ordinamento giuridico della Repubblica ottenuto quale effetto delle massicce proteste popolari del 2011.
La nuova Prima ministra ha una responsabilità importante nel suo incarico e poco tempo a disposizione per risollevare le sorti della nazione e la condizione economica e sociale dei cittadini, aggravatasi fortemente con la pandemia che ha tagliato le maggiori entrate economiche del Paese dovute al turismo.
In poche ore, dai politici messi al bando dal Presidente Saïed – in particolar modo dagli islamisti di Ennahdha – sono arrivate le prime critiche alla premier in quanto ‘donna’, considerata non capace di governare la Tunisia. Per contro, gli oppositori di Rachid Ghannouchi, leader del partito di maggioranza finora al governo dal 2011, sostengono che per essere politici ‘capaci’ con Ennahdha, era sufficiente votare le loro proposte di governo.
Alla signora Nejla Bouden – prima Prima Ministra donna della Tunisia che apre un nuovo corso della storia del suo Paese – auguriamo buon lavoro. Un compito non facile, alla luce dei tanti problemi in cui annaspa la Repubblica Tunisina.
Sabato, 2 ottobre 2021 – n° 36/2021
In copertina: Nejla Bouden Ben Romdhane e il Presidente tunisino Kaïs Saïed – Foto Présidence Tunisie