mercoledì, Novembre 27, 2024

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La Gran Bretagna in ginocchio ma il governo accusa i cittadini

Nel Paese mancano benzina e tanti altri beni

di Simona Vittorini

Siamo in crisi, Primo Ministro?” 

Questa è la domanda che i giornalisti hanno rivolto a Boris Johnson martedì sera dopo che allarmi per la carenza di carburante avevano creato code chilometriche ai distributori per tutto il weekend. 

Lunedì due terzi dei distributori avevano esaurito la benzina.

Martedì la situazione era leggermente migliorata secondo la Petrol Retailers Association, l’organizzazione che rappresenta circa 5000 stazioni di servizio nel Paese.  

Ma in circa il 90% delle stazioni di servizio, il carburante continua comunque ad essere razionato. Centinaia di benzinai hanno vietato agli automobilisti di fare il pieno imponendo un tetto di 15 o 30 sterline ai rifornimenti. Ma anche quando le autobotti finalmente arrivano, le pompe rimangono a secco in poche ore. 

E mentre il sottosegretario all’Energia Kwasi Kwarteng continua a rassicurare i cittadini sul carattere ‘temporaneo’ della crisi, il ministro dell’Ambiente George Eustice è arrivato addirittura ad accusare la popolazione di essersi fatta prendere dal panico ed aver creato questi enormi disagi. 

Ma la situazione è talmente grave che molte aziende hanno cominciato ad invitare i propri dipendenti a restare a casa e ritornare allo smart working

Il vicepresidente della British Medical Association, David Wringley, ha addirittura detto che “Non manca il carburante, mancano i camionisti

Non è la carenza che ha creato questa crisi, sebbene il prezzo del petrolio sia schizzato oltre gli 80 dollari al barile in questi ultimi giorni. Il governo ha infatti rassicurato che gli impianti di stoccaggio e le raffinerie sono ben rifornite. 

Il problema sarebbe dovuto invece all’interruzione dell’approvvigionamento. La Gran Bretagna sta affrontando forse una delle più severe crisi della logistica della sua storia. La carenza di autotrasportatori è particolarmente acuta. Mancano circa 100 mila camionisti. Dopo la Brexit, il numero di autotrasportatori europei si è dimezzato e il trasporto merci è diventato più complicato allungando i tempi di consegna e comportando vertiginosi aumenti dei costi di trasporto 

Così, dopo varie anticipazioni e smentite, mercoledì il Governo ha confermato di aver mobilitato 150 militari finora tenuti in standby. Addestrati velocemente alla guida delle autobotti, i soldati entreranno in azione entro il fine settimana. 

Aree di servizio senza carburante
Foto: Simona Vittorini ( tutti i diritti riservati)

E per far fronte alla crisi di approvvigionamenti, il Governo ha anche autorizzato l’estensione delle licenze per gli auto-trasportatori senza la necessità di effettuare i consueti corsi di aggiornamento. 

Ma forse l’annuncio più emblematico è arrivato sabato scorso quando il premier Johnson ha segnalato un cambiamento di rotta nella sua politica sull’immigrazione. In un drammatico retro-front, ha dato il via libera alla concessione di permessi di lavoro temporanei per invogliare migliaia camionisti e altri lavoratori dell’Unione Europea in settori chiave dell’economia, a ritornare a lavorare in Gran Bretagna. La libertà di circolazione era infatti finita con l’uscita del paese dalla UE. 

Le lunghe file alle stazioni di servizio e gli scaffali vuoti nei supermercati hanno riportato alla mente le immagini della crisi petrolifera dell’Opec del 1973. Non siamo ancora arrivati a tanto, ma un inverno del malcontento sembra certamente profilarsi all’orizzonte. 

Nuove tasse, filiere della carne e del pesce in ginocchio, frutta e verdura che marcisce nei campi. A questo va ad aggiungersi un picco nelle bollette del gas di oltre il 12% per milioni di cittadini britannici a causa del rialzo dei prezzi del gas a livello mondiale. Molti temono di aver problemi di riscaldamento durante l’inverno. 

Il Paese sta vivendo una riduzione della capacità produttiva e un impoverimento generale. Con un diffuso calo di reddito e aumento dei prezzi, la Banca di Inghilterra si aspetta un aumento del costo della vita di oltre il 4%, il più alto tasso di crescita da un decennio. 

Negli anni ’70 la crisi era stata scatenata da eventi in parte fuori dal controllo dei governi occidentali. È ormai ovvio che i problemi che oggi sta affrontando il Regno Unito sono invece gli effetti della scelta scellerata di perseguire una Brexit ‘dura’. Ma nessuno, al governo, è pronto ad ammetterlo. 

Sabato, 2 ottobre 2021 – n° 36/2021

In copertina: stazioni di servizio senza carburante – Foto: Simona Vittorini (tutti i diritti riservati)

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