Al PD le grandi città, la Lega cede ma la destra è sempre maggioranza
di Elio Sgandurra
In una classifica dei partiti che hanno partecipato alle elezioni comunali, il vero vincitore sarebbe quello delle astensioni. Infatti quasi il 50 per cento dei votanti ha disertato i seggi elettorali. In realtà nessuno ha vinto realmente, tranne parzialmente il PD che è arrivato primo nelle grandi città, tranne Roma.
I veri sconfitti sono la Lega e i 5Stelle, per motivi diversi: il primo rispetto alle elezioni europee del 2019 ha ottenuto a Milano 48mila voti contro i 157mila di due anni prima; a Torino 30mila contro 106mila. A Napoli il centro-sinistra ha stravinto con Gaetano Manfredi. Invece a Roma il candidato del centro-destra, Enrico Michetti è il primo nella lista col 30,7% superando di 3 punti quello del PD Roberto Gualtieri. Ma è difficile che possa salire le scale del Campidoglio perché al ballottaggio è già dato per vincitore l’avversario di sinistra che verrà sostenuto da Carlo Calenda – inaspettatamente al 20% – e da una parte di grillini.
La sindaca uscente, Virginia Raggi è crollata al quarto posto subendo la disfatta dei 5Stelle e le conseguenze di una pessima amministrazione, vedi i cumuli di immondizia e i cinghiali che passeggiano tranquillamente nei pressi del centro di Roma, definita all’estero “una delle capitali più sporche del mondo”.
Tornando alla Lega, i tanti voti persi sono rimasti tra gli astensionisti e pochi sono passati all’alleato Fratelli d’Italia. E non è detto che in futuro possano rientrare tutti in “casa Salvini”. La campagna elettorale gestita dal “Capitano” è stata un fiasco: candidati sindaci scelti all’ultimo momento e spesso personaggi sconosciuti; una propaganda che si è basata in generale sui soliti slogan anti green pass, niente sui problemi locali che sono stati gestiti autonomamente dai candidati delle città minori.
E su questo Salvini ha fatto una brevissima autocritica, manifestando invece la sua debolezza politica con una reazione da leader ferito e scaricando sul Governo la propria delusione. Questa volta lo ha attaccato sulla legge delega che riguarda la riforma fiscale e quella del Catasto. Quest’ultimo, che risale a prima del boom edilizio italiano, dovrebbe essere adeguato ai tempi entro il 2026. Attualmente non risponde alla realtà: appartamenti di periferia spesso pagano una tassa superiore ai lussuosi palazzi del centro; ville con piscina accatastate ancora come edifici agricoli, vengono tassate con cifre irrisorie; per non parlale delle costruzioni “inesistenti” per il Catasto. Su questo Salvini non è d’accordo e attacca con una delle sue frasi già note: ” Gli italiani non devono pagare tasse in più”. Cosa su cui il governo Draghi è già d’accordo. Poi sembra che il capo leghista abbia fatto marcia indietro dopo un incontro col premier.
Sui 5Stelle i numeri parlano chiaro. C’è stata una debacle prevista nonostante il nuovo leader Giuseppe Conte sia apprezzato da una buona parte dell’opinione pubblica. Ma il Movimento è ormai spaccato e molti degli elettori che alle politiche del 2018 lo avevano portato al 33% si sono dissolti.
Chi ha guadagnato qualcosa è stato l’FDL, grazie ai voti arrivati dalla Lega. Le recenti accuse sulle “ombre” neofasciste che covano al suo interno non lo hanno per niente scalfitto, anzi aiutato. Ne è un esempio la candidata Rachele Mussolini, nipote di Benito e sorella di Alessandra, che ha ottenuto a Roma 6522 voti di preferenza, un record per una esordiente in politica. E lei per sottolineare il successo, si è fatta fotografare mentre teneva in mano un cartello con la scritta: ”Il 25 aprile lo festeggio solo con San Marco”.
Per la Regione Calabria dove il candidato di destra ha vinto – come si prevedeva – vale un discorso a parte e soprattutto sulla mentalità dell’opinione pubblica di un territorio stretto tra mafia e arretratezza.
Di fronte a tutti questi risultati elettorali e a certi personaggi dediti casualmente alla politica, è molto difficile prevedere come sarà l’immediato futuro politico del Paese. E’ certo che la destra rimane ancora forte e se si andasse subito a elezioni politiche, avrebbe quasi la certezza di vincerle. Il problema sta nel fatto che questa destra non fa parte come in altre nazioni dell’Occidente di quei tradizionali movimenti conservatori rispettosi delle regole democratiche. Oltre ad essere reazionaria non rigetta posizioni neofasciste al suo interno.
Sabato, 9 ottobre 2021 – n°37/2021
In copertina: immagine dal sito del Ministero dell’Interno ad uso stampa