I giovanissimi e le donne sono le nostre risorse migliori per salvare il salvabile
di Giorgio Scroffernecher
Avevo una zia che si chiamava Maria Letizia, donna d’altri tempi, niente istruzione, poche parole, tante riflessioni perlopiù comunicate con un sorriso, un’espressione, un gesto. Una volta guardando insieme la TV, dopo lo spot del Montenegro (target maschile) con quei veterinari eroici e improbabili, la zia scosse la testa e disse «Gli uomini vogliono sempre giocare».
Una sintesi perfetta che non dimentico e applico spesso nell’osservare i fatti del mondo. Così, quando vedo il cinquantenne a cavallo della sua downhill bike tutto serio con la telecamera sul casco; quando vedo Elon Musk che lancia nello spazio la sua navicella privata; addirittura, quando vedo i Talebani sui loro Suv con il kalashnikov tra le braccia e lo sguardo orrendamente infantile penso a mia zia Maria Letizia. Aveva ragione, gli uomini vogliono sempre giocare.
Nel genere maschile c’è un impeto totalizzante a inventare, conquistare, centrare un obiettivo e una leggerezza nel responsabilizzarsi sulle conseguenze. Prendi le invenzioni geniali come la plastica, i prodotti per l’agricoltura tra i mille esempi che potremmo fare fino alle scorie nucleari, è come se nessuno avesse mai pensato agli impatti sul pianeta, fino a che questi sono diventati problemi irrisolvibili. Come è potuto accadere?
Nel 1992 uno psicosessuologo esperto di comunicazione, statunitense, di nome John Gray scrisse un libro diventato poi best seller che titolava “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere”. Geniale e divertente. Gray, prima di svelare la totale differenza di qualità tra i due generi, offriva questa suggestione: «Tanto tempo fa, i marziani e le venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla Terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi».
Attenzione, in seguito precisa: «Più che gli obiettivi le donne privilegiano le relazioni».
Il mondo è conciato male, ma male davvero, soprattutto a causa delle attività umane degli ultimi due secoli. Penso al cambio climatico, alla condizioni dei mari, all’inquinamento dell’aria, alla desertificazione di territori enormi, alla drammatica riduzione di biodiversità… possiamo prescindere tutto questo dal fatto che il mondo degli ultimi due secoli è stato governato dal genere maschile in ogni dove e in ogni scienza?
Per spiegarmi in modo ancora più esplicito, metto a confronto due figure importanti del nostro tempo: Donald Trump e Ursula von der Leyen. Il Donald è l’inventore mondiale del pensiero sovranista che si esprime con “America First”. Una vera sciocchezza subito copiata dai sovranisti di casa nostra che, se ci pensi, a declinazione di quell’idea arrivi fino all’assemblea di condominio rivendicando i tuoi millesimi come i più importanti. E’ il principio più sociopatico che si possa immaginare.
La Ursula è donna che, madre di sette figli ben governati da lei stessa, ha gestito uno dei momenti più difficili della storia d’Europa, con un pragmatismo e con una presenza valoriale in tutte le sue azioni, che ha cambiato radicalmente la percezione dell’Unione, tanto da rendere inefficaci le campagne sovraniste antieuropee.
Riscrivo la citazione di cui sopra «Più che gli obiettivi le donne privilegiano le relazioni» non è perfetta per rappresentare gli esiti differenti delle azioni di Donald Trump e Ursula von der Leyen?
Ora mi faccio aiutare dal filosofo Umberto Galimberti per parlare di giovani. «I Giovani dai 15 ai 30 anni hanno il massimo della potenza biologica. L’ideazione tra il 15 e i 30 anni è potentissima. E’ ideazione grezza, non ha la raffinatezza di un adulto ma questo si può integrare. L’intuizione così viva in quella fascia d’età è preziosa e va raccolta!
Einstein ha scoperto la sua formula a 24 anni. Leopardi ha scritto l’Infinito a 21 anni. Mozart a 17 anni suonava davanti a principi e re. Alessandro Magno a 27 anni aveva conquistato mezza Asia.
Per venire ai giorni nostri, colui che ha inventato Google e quell’altro che ha inventato Apple, hanno cominciato in un garage tra i 20 e i 30 anni e hanno creato la trasformazione più radicale della storia, compreso il cambiamento della percezione del tempo e lo spazio.
E noi come trattiamo i giovani? Lavori precari, Co.co.co, sottopagati, quando non pagati. Non hanno i soldi per farsi un mutuo… noi non li usiamo i giovani, li mettiamo a fare le fotocopie».
Questo mondo malconcio e in emergenza assoluta, pieno di guerre, ingiustizie e malattie che sono inequivocabilmente causate dai comportamenti degli umani più ‘sviluppati’, generalmente maschi, potenti, attempati, che hanno imposto il denaro come valore simbolico generatore di tutti gli altri sotto valori. Un mondo che ha bisogno di una cambio di direzione, una sterzata immediata.
Una rivoluzione di pensiero creativo… come quello di una ragazzina di appena 15 anni, Greta Thunberg, che frequentava il nono anno di una scuola di Stoccolma, e ha deciso, tutta sola, di non andare più a scuola tutti i venerdì, rimanendo seduta in strada con un cartello con scritto Skolstrejk för klimatet (Sciopero per il clima). Era il 2018 e ora siamo esterrefatti constatando cosa ha prodotto in tutto il mondo quel pensiero, quella iniziativa apparentemente senza speranze.
Ma Greta non è stata la prima. Nel 1992 la canadese Severn Suzuki, all’età di 12 anni, chiese e ottenne la possibilità di fare un discorso a una conferenza ONU sulle questioni ambientali dal punto di vista dei giovani.
La rivoluzione necessaria è quindi giovane e donna. Come sostenerla subito?
E se partissimo proprio dal più basilare dei principi democratici, il voto?
Greta Thunberg ha parlato – e come ha parlato! – nei più rappresentativi consessi del mondo e ad oggi non ha ancora diritto di voto.
Le donne negli ultimi anni sono state sostenute con un’idea davvero modesta, quella delle quote rosa, un po’ come i parcheggi davanti ai supermercati.
Allora, si vada a votare a partire dai 15 anni e si eleggano candidati da liste formate da uomini e donne nella percentuale nazionale dei generi con aggiornamenti continui delle proporzioni marziane/venusiane.
Oppure, in alternativa, consegniamo alle donne e ai giovani la guida del pianeta per i prossimi 200 anni. Poi vedremo…
Sabato, 23 ottobre 2021 – n°39/2021
In copertina: foto di S. Hermann & F. Richter/Pixabay