venerdì, Novembre 22, 2024

Italia, Politica

La Carovana Zapatista in transito in Europa

Le verità del Congresso Nazionale Indigeno che confutano la storia colonialista e capitalista

di Nancy Drew

Un piccolo gruppo di donne del Chiapas sono arrivate in Europa durante l’estate 2021, dopo un lungo percorso via mare – ‘Travesía por la Vida – sull’Oceano Atlantico, partite direttamente dalle coste del Chiapas in Messico, in senso inverso da quello effettuato da Cristoforo Colombo ben 529 anni fa – la cui valenza metaforica è potente quanto la lotta per i diritti dei popoli indigeni che stanno conducendo.

Sono donne, uomini e otro@s di differenti età – che in numero maggiore sono arrivati con voli aerei – e si definiscono una delegazione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (ELNZ), indigeni di origine Maya. Di quei Maya conquistati nelle terre e nei corpi dei loro antenati che vennero resi schiavi per la sete di conquista e di potere dei colonialisti europei – come nel caso della monarchia spagnola dei Castiglia e Aragona ai tempi del nostro connazionale genovese Colombo, e seguenti.

Hanno pacificamente ‘invaso’ l’Europa per raccontare la loro storia tramandata da nonni e bisnonni, e la nuova lotta che da 25 anni stanno conducendo contro i Governi messicani, attraverso il movimento neo-zapatista nato nel 1983, perché vengano riconosciuti i loro diritti di popolo indigeno e delle terre su cui vivono.

Dopo decine di incontri in stati europei – e negli intenti c’è di portare la loro esperienza nei cinque continenti – la delegazione è giunta in Italia, dove incontrerà chi vorrà ascoltare i presupposti della loro lotta, da nord a sud della penisola fino al 5 novembre.

I loro racconti si perdono nel tempo, probabilmente nei secoli, provenienti dalle piantagioni di banane e di caffè – in latifondi fino a 25 mila ettari di ampiezza – di cui i ‘padroni’ si impossessarono delle terre senza chiederlo a nessuno, diventando anche tiranni delle persone. Tutta la loro storia viene raccontata in dialetto Maya, con due traduttori a sostegno per lo spagnolo e l’italiano. La portavoce ci tiene a precisare che ciò che la delegazione riporterà al pubblico presente è tutta storia vera.

Non tracceremo qui tutto il loro racconto, che già dalla delegazione arriva come sintesi, ostacolata dalla lingua e dai tempi stretti per i numerosi impegni della loro agenda, ma ne riporteremo alcuni tratti che – in presenza – ci hanno più impressionato.

Un dettaglio, tra molti, ritorna spesso sul racconto della storia passata dei più recenti antenati del popolo Maya, ovvero la violenza perpetrata sui braccianti e soprattutto nei confronti delle donne, il cui stupro poteva essere all’ordine del giorno, a discrezione, o come punizione, dei padroni.

Una pratica sistematica che ritroviamo in differente forma anche ai giorni nostri – nei paesi capitalisti – a proposito di cui sul sito del Congresso Nazionale Indigeno (CNI-Cig) possiamo leggere: << L’aberrazione del sistema e la sua stolta difesa del «progresso» e della «modernità» si scontra con una realtà criminale: i femminicidi. L’omicidio delle donne non ha colore né nazionalità, è mondiale. Se è assurdo e irragionevole che qualcuno venga perseguitato, fatto sparire, ucciso a causa del colore della sua pelle, della sua razza, della sua cultura, delle sue convinzioni, non si può credere che essere donna equivalga a una condanna all’emarginazione e alla morte.>>

In cambio di tanta violenza e di duro lavoro, i braccianti venivano ripagati con pasti miseri composti da tortillas, acqua e grani di sale, senza differenze tra bambini e adulti. Anche i bambini erano destinati al lavoro e nessuno scampava dall’esser picchiato in pubblico in caso di errori. Gli anziani, una volta che non potevano più lavorare venivano portati in luoghi appartati nella foresta e lì uccisi. Infine, essendo ‘schiavi’, venivano acquistati e venduti in cambio di denaro, trafficati con altri proprietari terrieri. Chi tentava di fuggire da queste condizioni disumane, veniva ricercato – vivo o morto.

I braccianti non conoscevano scarpe, e per coprirsi dal freddo ricevevano un misero mantello. Questa è cronaca non solo dei secoli addietro, come sarebbe facile pensare, ma continuativa fino al secolo XX°, agli anni ’40, modalità contro cui i gruppi indigeni del Chiapas tentano di resistere come possono.

Un momento cruciale arriva nel 1983, quando in Chiapas giunge un piccolo gruppo di guerriglieri zapatisti, che segnerà una differente fase di resistenza. All’inizio del 1994, dopo anni di addestramento nei quali anche le donne entrano a far parte attiva della ribellione, il popolo indigeno è pronto alla guerra. La rappresaglia inizia in coincidenza dell’entrata in vigore dell’Accordo di libero scambio commerciale (North American Free Trade AgreementNAFTA poi trasformato in USMCA) il primo gennaio 1994 – che sanciva tra l’altro che le terre non appartenessero più a chi le lavorava – conquistando cinque municipalità, tra cui San Cristobal. Il conflitto durerà solo 12 giorni, per le richieste di pace da più parti del mondo e le promesse del Presidente messicano in carica, Carlos Salinas. Gli accordi tra governo centrale e i gruppi indigeni non verranno mai mantenuti mentre, nel 1995, verrà inviato l’esercito ad arrestare i capi della Resistenza e distruggere i villaggi, democraticamente organizzati dal basso, in cui vivevano e tuttora vivono.

Giovani e donne zapatiste
Foto: Comitato di supporto al Chiapas

In questo momento storico, il Chiapas è nuovamente attraversato da ingenti dissapori con il Governo del Presidente Andrés Manuel López Obrador ed i grandi cartelli della droga. I motivi non sono cambiati. Le popolazioni indigene del Chiapas vogliono vivere in una società anticapitalista, ecologista e democratica, organizzata con governi dal basso, dove il lavoro è a doppio binario individuale e per la collettività. Al contrario, sulle loro terre ricche di risorse si tenta di praticare una politica neoliberista che ruba e distrugge. Ancora possiamo leggere altre righe dal sito del Congresso Indigeno:<<Osserviamo e ascoltiamo un mondo malato nella sua vita sociale, frammentato in milioni di persone estranee tra loro, impegnate nella propria sopravvivenza individuale, ma unite sotto l’oppressione di un sistema pronto a tutto pur di placare la sua sete di profitto, anche quando è chiaro che il suo percorso va contro l’esistenza del pianeta Terra.>>

Dal 1995, l’istruzione dei bambini del Chiapas, dopo che insegnanti – ed anche medici – erano fuggiti a causa della repressione governativa, vengono formati da chi nella comunità sa leggere e scrivere. Quali materie vengono insegnate? I programmi scolatici sono legati a materie utili alla vita quotidiana: ad esempio la storia indigena al posto di quella capitalista.

Di seguito riportiamo in lingua spagnola – ed anche nella traduzione italiana – il Comunicato ufficiale a seguito dell’Anniversario dei 25 anni di Resistenza e di ribellione – del Congresso Nazionale Indigeno

PRONUNCIAMIENTO DEL CNI-CIG A 25 AÑOS DE RESISTENCIA Y REBELDÍA

Hoy, a 25 años de que decidimos caminar en la lucha, la resistencia y la rebeldía, con el acompañamiento del Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN), somos el Congreso Nacional Indígena y nos dirigimos a los pueblos del mundo para decirles nuestra palabra:

El 12 de octubre de 1996, contando con la descomunal presencia de la Comandanta Ramona, del Comité Clandestino Revolucionario Indígena-Comandancia General del EZLN, a raíz de lo cual empezaría a resquebrajarse el cerco impuesto en contra de éste; y con la participación de más de 3 mil delegados de todo México, por primera vez los pueblos originarios pudimos reunirnos y conocernos para soñar un espacio organizativo propio, el Congreso Nacional Indígena (CNI), bajo los 7 principios del “Mandar Obedeciendo” que propulsara un país diferente, en el cual pudiéramos ser plenamente reconocidos en nuestros derechos y culturas.

Como antecedente de este histórico evento realizamos dos foros nacionales previos y acompañamos la Marcha del Color de la Tierra protagonizada por el EZLN, en el año 2001, con el fin de presionar al Estado mexicano para el cumplimiento de los Acuerdos de San Andrés “Sobre Derechos y Cultura Indígena”. A esta Marcha siguieron la traición de los Acuerdos de San Andrés por todos los partidos políticos y los poderes del Estado; el olvido de nuestra lucha por parte de quienes la habían convertido en moda pasajera, la desorganización de una parte del movimiento indígena, la continuidad del CNI a través de su región Centro-Pacífico (hace 20 años); la decisión de hacer nuestra la Sexta Declaración de la Selva Lacandona del EZLN, asumiendo la lucha anticapitalista, de abajo y a la izquierda, lo que nos valió un mayor aislamiento de la clase política autonombrada de izquierda, de ong´s y de “personalidades” que antes habían proclamado ser nuestros amigos y nuestros aliados.

En estos 25 años aprendimos que es la lucha por la vida nuestra palabra colectiva y que como desde hace más de 500 años, los despojos de nuestras tierras, cultura y formas de vida nos duelen, nos llevan a organizarnos y a luchar. Hoy, el despojo y la explotación capitalistas hechos guerra, son para llevar a cabo grandes y peligrosos megaproyectos que siembran la muerte en todas las geografías indígenas de México, y con el imperio de la violencia buscan garantizar las ganancias de las bandas criminales y de la red económica y política que los sostiene; que es la misma que no cesa en su afán de ver exterminados a nuestros pueblos. Esa guerra que vivimos en las comunidades de México, que nos ha llenado de luto y de rabia, la hacen los políticos, las empresas y bandas delincuenciales, que juntos, son el gobierno de México y sirven a un sistema mundial que es el capitalismo.

En su nombre, los gobiernos de antes y de ahora han cometido graves crímenes para reprimir a nuestros pueblos, cuando en colectivo hemos decidido nuestro destino; y no olvidamos la guerra sucia con sus miles de ejecutados, torturados y desaparecidos, la masacre de Acteal en Chiapas, la matanza de Aguas Blancas, los asesinatos de Betty Cariño, del maestro zapatista Galeano, del niño Hidelberto Reyes en la comunidad de Santa María Ostula y de nuestro hermano Samir Flores Soberanes; o la desaparición de los 43 estudiantes de Ayotzinapa; no olvidamos a nuestros hermanos desaparecidos como Sergio Rivera Hernández de la organización MAIZ; ni a nuestr@s compañer@s pres@s por luchar y perseguidos por pensar y ser cabales en defender lo que es sagrado, como Fidencio Aldama de la Tribu Yaqui y Fredy García Ramírez del Comité por la Defensa de los Derechos Indígenas, en Oaxaca.

Nosotras, nosotros, somos ell@s y desde nuestras asambleas comunitarias y gobiernos autónomos, no pararemos de construir la justicia, de exigir el castigo a los culpables de esos crímenes y de no dar un solo paso atrás en la lucha por la vida, que fuera también la causa de tod@s l@s que hoy nos faltan.

A 25 años de esta lucha de resistencia y rebeldía, decimos claro: queremos nuestros territorios libres de megaproyectos de muerte. No queremos el tren Maya que convierta todo el sur sureste de nuestro país en un eslabón del capital trasnacional, en las vías y sus alrededores, la extracción, contaminación, destrucción, despojo y privatización en toda la región. No queremos el corredor transístmico que convierta en una fábrica de energía eólica, maquilas y explotación de minerales zonas enteras desde el océano pacífico hasta el Golfo de México, ni queremos el Proyecto Integral Morelos que atenta contra el territorio de comunidades de Tlaxcala, Puebla y Morelos en los pueblos del volcán Popocatépetl y que reprime con la muerte a quienes cuestionan o se oponen, como al compañero Samir Flores Soberanes.

Así, en el año 2018, reconociéndonos los unos a los otros en las diferencias geográficas y culturales, constituimos, con concejales mujeres y hombres de los pueblos indígenas integrados al CNI, el Concejo Indígena de Gobierno (CIG), que se hizo nuestra voz de cara a la Nación y al Mundo, voz con la que habló y habla nuestra Vocera Marichuy. En aquel año, junto con el EZLN, le hablamos al país y en respuesta recibimos la participación del pueblo de México en la recolección de firmas para figurar en las boletas electorales durante el recorrido del CIG por todo el país. Entonces, nos dimos cuenta de que la lucha por la vida y la urgencia por reconstruir sobre lo destruido por el capitalismo, se habla en todas las lenguas y en todos los sectores sociales de este México. Cada quién a su modo, a sus tiempos y sus formas.

Y este año, en la Gira Por la Vida, junto con la delegación del EZLN, vemos a la Europa rebelde, de abajo y a la izquierda; y escuchamos su palabra que es también la lucha por la vida. Con su resistencia y rebeldía, y con la nuestra, nos entendemos porque soñamos un mismo mundo, en el que quepamos todas y todos.

Hoy, a 25 años de distancia, CONVOCAMOS a tod@s aquell@s que en lo colectivo o en lo individual son parte del CNI, o han acompañado, así sea como observadores, su paso en este cuarto de siglo, a una REFLEXIÓN COLECTIVA PROFUNDA que, a través de reuniones, foros, conferencias y actividades de toda índole que se realicen a partir de este 12 de octubre y hasta el 12 de octubre del año 2022, culminando con una gran Asamblea, busque respuesta a la pregunta “¿Qué sigue?”.

Con tod@s buscamos tener un solo oído y escuchar lo que la resistencia y la rebeldía en el mundo tienen que decirnos para conocernos y organizarnos desde la geografía de abajo, desde donde las cosas que definen el futuro, donde comienzan a sanar la tierra y nuestros pueblos tras el desastre mundial, realmente están sucediendo.

Atentamente

A 25 años resistencia y rebeldía

Por la reconstrucción integral de nuestros pueblosNunca más un México sin Nosotros

Congreso Nacional Indígena – Concejo Indígena de Gobierno

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Traduzione italiana:

Ai popoli del mondo,

Ai mezzi di comunicazione,

Oggi, 25 anni dopo aver deciso di camminare nella lotta, nella resistenza e nella ribellione, con l’accompagnamento dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), siamo il Congresso Nazionale Indigeno e ci rivolgiamo ai popoli del mondo per dire la nostra parola:

Il 12 ottobre 1996, con la straordinaria presenza della Comandanta Ramona, del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’EZLN, a causa del quale sarebbe iniziato a sgretolarsi l’assedio che gli era stato imposto; e con la partecipazione di oltre 3.000 delegati provenienti da tutto il Messico, per la prima volta noi popoli indigeni abbiamo potuto incontrarci e conoscerci per sognare uno spazio organizzativo proprio, il Congresso Nazionale Indigeno (CNI), sotto i 7 principi del “Comandare Obbedendo” che desse l’impulso per un Paese diverso, in cui essere pienamente riconosciuti nei nostri diritti e culture.

Come antecedente di questo evento storico, abbiamo organizzato due precedenti forum nazionali e accompagnato la Marcia del Colore della Terra guidata dall’EZLN nel 2001, per fare pressione sullo Stato messicano affinché rispettasse gli Accordi di San Andrés “Sui Diritti e la Cultura Indigena”. A questa marcia sono seguiti il tradimento degli Accordi di San Andrés da parte di tutti i partiti politici e dei poteri dello Stato; l’oblio della nostra lotta da parte di coloro che l’avevano trasformata in una moda passeggera, la disorganizzazione di una parte del movimento indigeno, la continuità del CNI nella sua regione Centro-Pacifico (20 anni fa); la decisione di fare nostra la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell’EZLN, facendoci carico della lotta anticapitalista, in basso e a sinistra, ciò che ci ha procurato un maggiore isolamento dalla classe politica autoproclamatasi di sinistra, dalle ONG e dalle “personalità” che prima avevano affermato di essere nostri amici e nostri alleati.

In questi 25 anni abbiamo imparato che la lotta per la vita è la nostra parola collettiva e che come da più di 500 anni la spoliazione delle nostre terre, della nostra cultura e dei nostri modi di vivere ci affligono, ci portano ad organizzarci ed a lottare. Oggi, la spoliazione e lo sfruttamento capitalista diventati guerra, hanno lo scopo di realizzare grandi e pericolosi megaprogetti che seminano morte in tutte le geografie indigene del Messico, e con l’impero della violenza cercano di garantire i profitti delle bande criminali e della rete economica e politica che li sostiene; che è la stessa che non si ferma nel suo desiderio di vedere sterminati i nostri popoli. Questa guerra che viviamo nelle comunità del Messico, che ci ha riempito di lutto e rabbia, è condotta da politici, imprese e bande criminali che, insieme, sono il governo del Messico e servono un sistema mondiale che è quello del capitalismo.

In suo nome, i governi di prima e di adesso hanno commesso gravi crimini per reprimere i nostri popoli, quando collettivamente abbiamo deciso il nostro destino; e non dimentichiamo la sporca guerra con le sue migliaia di giustiziati, torturati e desaparecidos, il massacro dell’Acteal in Chiapas, la carneficina di Aguas Blancas, gli omicidi di Betty Cariño, del maestro zapatista Galeano, del bambino Hidelberto Reyes nella comunità di Santa María Ostula e del nostro fratello Samir Flores Soberanes; o la scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa; non dimentichiamo i nostri fratelli desaparecidos come Sergio Rivera Hernández dell’organizzazione MAIZ; né i/l@ nostr@ compagn@ detenut@ per aver combattuto e che sono perseguitati per pensare e difendere con fermezza ciò che è sacro, come Fidencio Aldama della tribù Yaqui e Fredy García Ramírez del Comitato per la Difesa dei Diritti Indigeni, a Oaxaca.

Noi siamo loro e dalle nostre assemblee comunitarie e governi autonomi, non smetteremo di costruire giustizia, di esigere la punizione dei colpevoli di questi crimini e non faremo un solo passo indietro nella lotta per la vita, che è stata anche la lotta di tutt@ quell@ che oggi non sono con noi.

25 anni dopo questa lotta di resistenza e ribellione, diciamo chiaramente: vogliamo i nostri territori liberi da mega-progetti di morte. Non vogliamo il Treno Maya che trasformerebbe l’intero sud-sudest del nostro paese in una anello del capitale transnazionale, né nel suo percorso e nelle sue vicinanze l’estrazione, la contaminazione, la distruzione, la spoliazione e la privatizzazione di tutta la regione. Non vogliamo il corridoio trans-istmico che trasformi intere aree dall’Oceano Pacifico al Golfo del Messico in una fabbrica di energia eolica, maquilas e sfruttamento minerario, né vogliamo il Proyecto Integral Morelos che minaccia il territorio delle comunità di Tlaxcala, Puebla e Morelos nei paesi del vulcano Popocatépetl e che reprime con la morte chi lo mette in discussione o gli si oppone, come il compagno Samir Flores Soberanes.

Così, nel 2018, riconoscendoci gli uni negli altri nelle differenze geografiche e culturali, abbiamo costituito, con consiglieri donne e uomini dei popoli indigeni facenti parte del CNI, il Consiglio Indigeno di Governo (CIG), che è diventato la nostra voce di fronte alla Nazione e al Mondo, voce con cui ha parlato e parla la nostra Portavoce Marichuy. In quell’anno, insieme all’EZLN, abbiamo parlato al Paese e in risposta abbiamo ricevuto la partecipazione del popolo messicano durante la campagna del CIG in tutto il Messico per la raccolta delle firme per per poter comparire sulle schede elettorali. Così, ci siamo resi conto che la lotta per la vita e l’urgenza di ricostruire su ciò che è stato distrutto dal capitalismo, si manifesta in tutte le lingue e in tutti i settori sociali di questo Messico. Ognuno a modo suo, nei suoi tempi e nei suoi modi.

E quest’anno, nel Viaggio Per la Vita, insieme alla delegazione dell’EZLN, visitiamo l’Europa ribelle, in basso e a sinistra; e ascoltiamo la sua parola, che è anche la lotta per la vita. Con la loro resistenza e ribellione, e con la nostra, ci capiamo perché sogniamo lo stesso mondo, in cui ci sia spazio per tutte e tutti.

Oggi, a 25 anni di distanza, INVITIAMO TUTT@ coloro che collettivamente o individualmente fanno parte del CNI, o hanno accompagnato, anche come osservatori, il suo passo in questo quarto di secolo, ad una RIFLESSIONE COLLETTIVA PROFONDA che, tramite incontri, riunioni, conferenze e attività di ogni tipo che si svolgeranno da questo 12 ottobre fino al 12 ottobre 2022, terminando con una grande Assemblea, cerchi una risposta alla domanda “Cosa segue?”

Con tutt@, cerchiamo di avere un unico udito e di ascoltare ciò che la resistenza e la ribellione nel mondo hanno da dirci per conoscerci e organizzarci nella geografia dal basso, da dove le cose che definiscono il futuro, e dove queste iniziano a guarire sia la terra che i nostri popoli dopo il disastro globale, stanno realmente accadendo.

Cordiali saluti

A 25 anni di resistenza e ribellione

Per la ricostruzione integrale dei nostri popoli – Mai più un Messico senza di Noi

Congresso Nazionale Indigeno – Consiglio Indigeno di Governo

Sabato, 23 ottobre 2021 – n° 39/2021

In copertina: donne zapatiste del Chiapas (Messico) – Foto: Comitato di supporto al Chiapas

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