La storia di Populinia dove alla fine tutto andò bene
di Giorgio Scroffernecher
C’era una volta un paese che si chiamava Populinia. Non aveva molti abitanti ma era una comunità vivace. Vigeva la democrazia come sistema di regolazione dei governi; nel tempo si è consolidato il fatto che chi governava affrontava i problemi cercando le soluzioni da applicare; chi era all’opposizione si limitava a dire che chi governava non capiva nulla e sbagliava tutto. Governare era difficile, stare all’opposizione era più facile e, spesso, rendeva bene alle elezioni successive.
Per razionalizzare l’alimentazione dei cittadini, i due principali imprenditori del settore, Goffredo e Landone, si dedicavano rispettivamente a due filoni zootecnici: quello dei polli e quello dei maiali. Così il pollo e il maiale erano diventati a Populinia i soli cibi disponibili e pure le principali attività economiche.
Goffredo sosteneva che la carne di pollo era più buona, mentre Landone affermava che era meglio mangiare il maiale per rinforzare i muscoli del corpo. L’aria del paese puzzava di escrementi dei poveri animali sempre più numerosi e ammassati in spazi sempre più angusti.
E’ interessante notare che la contesa tra i due alla fine è diventata finanziaria perché tutte le settimane i cittadini, in una sala tipo Bingo, scommettevano su chi avrebbe venduto di più la settimana successiva, così il volume dei quattrini che si muovevano con le scommesse era cinque volte tanto il valore totale dei poveri polli e maiali ammazzati, venduti e mangiati. Tanti soldi che alla fine determinavano tutto per tutti.
I soldi quando sono troppo importanti stressano, si sa. Infatti tutti erano stressati, soprattutto i due imprenditori che dovevano tenere sotto controllo i costi di gestione, abbassandoli sempre di più per adeguarsi ai rischi e sbalzi delle scommesse. Ed è proprio questo che ad un certo punto, per via dei nutrimenti sempre più poveri e scadenti, che è stato la causa della Grande Malattia. I polli e i Maiali si sono ammalati e, quel che è peggio, la malattia si è trasmessa ai cittadini. Una nuova malattia che il dottore e il farmacista di Populinia non sapevano come curare. La malattia si diffondeva sempre più e molte persone morivano senza poter far nulla.
Il sindaco si sentì responsabilizzato e, aiutato dal medico e dal farmacista, elaborò un piano per limitare i danni della trasmissione della nuova malattia in attesa che il farmacista riuscisse a realizzare un medicamento utile alle cure.
Nel frattempo, Bruno, una persona strana che un tempo era cittadino di Populinia e poi in seguito a molti malintesi sui suoi comportamenti si era trasferito nella foresta, alla periferia della comunità, dove viveva in modo selvatico, che qualche risentimento l’aveva anche a ragione, elaborò un piano diabolico. Sapendo quanto stava accadendo in paese, preso dai suoi deliri mistici, decise che era necessaria una catarsi collettiva, psichedelica, che avrebbe poi messo le cose a posto. Oppure no, ma a lui importava poco. Si sarebbe comunque divertito a osservare gli effetti della sua iniziativa sulla popolazione.
Esperto di essenze silvestri, prese la Datura, chiamata anche l’erba del diavolo – una pianta spontanea molto diffusa nella foresta che, se assunta, produce visioni mistiche ma anche allucinazioni tremende e spaventose – e la percolò nell’acquedotto del paese.
In pochi giorni tutti assunsero la Datura, chi con il sugo di maiale, chi con la tisana per dormire, chi nel brodo di pollo. I risultati non si fecero attendere con due grandi differenze.
Molti cittadini ebbero un effetto passeggero, come di malessere e preoccupazione, poi qualche ottimista forse un po’ ingenuo cominciò ad insistere dicendo che tutto sarebbe andato bene, così questi si affidarono, pur notando molte inadeguatezze, alle prescrizioni del medico condotto e alle indicazioni comportamentali del sindaco.
Altri invece svilupparono comportamenti molto diversi, generati da un punto di rancore impiantato sotto la pelle: come un chip di rabbia.
Questi cittadini si distinsero con una evoluzione comportamentale in quattro fasi:
- Negazione della malattia
- Denuncia della Grande Congiura
- Resistenza alle indicazioni del sindaco
- Autoisolamento.
La prima fase è stata forse la più drammatica. I cittadini col rancore se la prendevano coi morti accusandoli di fingere. Il loro silenzio veniva interpretato come ammissione.
La seconda la più curiosa: si svelò il grande disegno di congiura tra il medico condotto e il farmacista che in effetti in quel periodo sposarono i loro figli davanti al sindaco colluso.
La terza fu la fase più violenta. Il sindaco rischiò di prendere le bastonate per strada, peraltro senza capire bene il perché quei tali rivendicassero la libertà di suonargliele.
La fase successiva, quella dell’autoisolamento dei cittadini col rancore, fu la più triste, come la se la Datura a quel punto togliesse loro le ultime forze. Sconfortati dalle circostanze e anche dalle evidenze, si pervasero di malinconia, tanto che non potevano neppure più lavorare o stare in allegria con gli amici.
E fu a quel punto che una ragazzina di nome Futura organizzò una banda di femmine della sua età sostenendo che una Populinia migliore era possibile. Il gruppo denunciò energicamente le cause del tutto che erano da farsi risalire a Goffredo e Landone e al loro modo di infliggere sofferenze agli animali. Le giovani costrinsero i due imprenditori a liberare tutti i polli e i maiali e poi a dedicarsi all’agricoltura biologica in cooperazione, assumendo molti giovani di entrambi i sessi per lavorare nei campi.
Chiesero a Bruno di tornare nella comunità e, in riunioni tipo alcolisti anonimi, raccontare il suo dolore e risentimento nei quali molti cittadini autoisolati si specchiarono, desiderando di liberarsene.
Infine Futura con le sue giovani amiche trasformarono la sala delle scommesse in una sala da ballo e con una grande band musicale composta da giovanissimi, organizzarono una nottata intera di danze, tutti insieme.
Arrivò la primavera con la sua brezza finalmente profumata. Tutti guarirono, e vissero a lungo felici e contenti.
Sabato, 6 novembre 2021 – n° 41/2021
In copertina: immagine di DigiPD.com – USA/Pixabay