Le parole non decifrate
di Miriam Maddaloni
Anche questo inverno, purtroppo ci ritroviamo ad affrontare l’epidemia con aumenti di casi, nuove restrizioni e imposizioni personali, tanta confusione, paure e allarmismi, e spesso ci sentiamo come una pallina ovattata che viene lanciata da una parte all’altra, seguendo un vento artificiale.
Ma quest’anno i protagonisti sono i bambini; è i loro turno, ma non come sarebbe bello e auspicabile, di parola di sentimenti; perché, badate bene, essere piccoli non vuol dire essere esenti da provare sentimenti emozioni pensieri e opinioni, anche di fronte a situazioni complesse come quella che stiamo ancora vivendo.
Fin dall’inizio hanno subìto, sono stati derubati da molte cose, per loro essenziali a garantirgli una crescita armoniosa. Non poter giocare con gli altri bambini, sperimentare giochi all’aria aperta, andare al parco, vedere i loro amici: tutto questo ha creato dei grandi vuoti. Il gioco concorre allo sviluppo sociale, fisico, cognitivo ed emotivo sia dei giovani che dei bambini; dovrebbe essere garantita loro l’opportunità di sperimentarlo, con tempi e modalità differenti, nelle diverse fasi della crescita. E’ tra gli elementi necessari per la maturazione psicofisica del bambino, il gioco occupa la posizione fondamentale: è lo strumento per eccellenza attraverso il quale i bambini costruiscono il significato del mondo ed imparano a relazionarsi con gli altri.
Fanno parte del gioco le attività sportive e di relazione. Molti studiosi affermano che le relazioni sviluppate con i coetanei, sono finalizzate ad offrire al bambino l’opportunità di apprendere le abilità di cooperazione, competizione, condivisione e assunzione dei ruoli, mentre all’interno delle relazioni con gli adulti i bambini si trovano in una condizione di inferiorità. Solo le relazioni con i coetanei assicurano loro una posizione relativamente uguale in termini di potere e ruoli.
Piaget, ha sempre sostenuto che le interazioni tra pari possono offrire un contesto unico, per l’acquisizione di alcune abilità. Infatti nell’interazione con i coetanei, i bambini sono chiamati a cooperare e ad accordarsi con qualcuno che è al loro stesso livello; in questo modo imparano ad assumere il punto di vista dell’altro.
E proprio alle relazioni si riconosce il ruolo svolto tra pari per lo sviluppo intellettuale, come le discussioni che possono sorgere all’interno dei gruppi e possono aiutare il bambino a risolvere i problemi, quindi le soluzioni vengono successivamente interiorizzate e fatte proprie dal bambino.
Il contributo dei vari autori ha evidenziato che le buone relazioni tra coetanei favoriscono condizioni uniche per apprendere abilità che non si possono imparare dagli adulti.
Il poter confrontarsi con i pari, vivere situazioni di aggregazione, abbracciarsi, urlare sorridere, conoscersi e riconoscersi, attraverso la gestualità e l’espressione – e potrei continuare per pagine e pagine – ma già così possiamo vedere a quante cose abbiamo dovuto far rinunciare ai bambini e ragazzi, al gioco di relazione, all’aria aperta, alla scuola in presenza, allontanati dai compagni e amici, coprire i volti così belli e carichi di espressività. Purtroppo la lista è lunga.
Da qualche giorno è iniziata la vaccinazione anche per i bambini dai 5 agli 11 anni, molti video sono stati trasmessi sulle reti televisive e sui social dove i genitori hanno dato il loro contributo emozionato su questa decisione sanitaria.
Non voglio certo disquisire su una decisione così importante e personale, come la scelta di vaccinare un figlio contro un virus ormai così famoso, ma che in realtà le opinioni, definizioni, raccomandazioni, hanno molto riempito solo gli studi di molti programmi televisivi e hanno lasciato poco nelle menti delle persone, perché troppe cose si sono dette e ridette, e ribaltate improvvisamente, lasciando solo tanta confusione e paura.
Ma una cosa posso dirla dal profondo del mio cuore e vorrei davvero urlarla con tutta la forza e il fiato in mio possesso “Nulla si è domandato ai bambini, ai ragazzi. Voi, cosa pensate??? Voi, cosa vorreste???” A loro, le creature più sensibili, vulnerabili e importanti al mondo, nulla è stato chiesto e pochissimo è stato fatto; anzi sembra che per ‘salvare’ taluni sia necessario in qualche modo sacrificare altri.
Da molto tempo ho un’immagine ricorrente di fronte ai miei occhi, che non riesco a togliere: bambini e ragazzi che scrivono e scrivono, lettere e frasi, impegnati a tenere la loro penna in mano, intenti a tirar fuori i loro pensieri, emozioni, e soluzioni a quello che è stato generato da una situazione non più connessa, dove abbiamo perso la relazione profonda che lega ogni essere all’altro e con l’ambiente. Ma quegli scritti, frasi e lettere nessuno riesce a leggerli e decifrarli, come se fossero scritte con l’inchiostro simpatico. Per poterli leggere non serve il calore sprigionato da una fonte dal termosifone, bensì lo slancio e l’amore proveniente dal nostro cuore; il calore profondo di ascolto e connessione, lasciandoci guidare da un innato senso di giustizia, che appartiene ad ognuno di noi.
Iniziamo a leggerle quelle lettere, e saremo stupiti di quello che i bambini sanno dirci e di quanto possono aiutarci a comprendere molte cose.
Aiutatemi a lasciar spazio solo all’immagine di bambini sorridenti con le loro lettere scritte con l’inchiostro dai mille colori, ed insieme ai loro genitori intenti a leggerle e rileggerle in un abbraccio universale.
Sabato, 18 dicembre 2021 – n°46/2021
In copertina: foto di Miriam Maddaloni