venerdì, Novembre 22, 2024

Italia

I pescatori di Mazara raccontano l‘inferno delle carceri libiche

Erano stati sequestrati per 108 giorni dalla guardia costiera

di Elio Sgandurra

l primo settembre del 2020, due pescherecci di Mazara del Vallo – Antartide e Medinea – stanno pescando nel golfo della Sirte – a 35 miglia da Bengasi e in acque internazionali – quando compaiono due motovedette libiche che si affiancano ai due battelli e, con una azione da abbordaggio piratesco, militari armati aggrediscono i pescatori, e dopo averli percossi duramente li arrestano con l’accusa di aver violato le acque territoriali.

Gli equipaggi dei pescherecci sono composti da 18 uomini: sei italiani, otto tunisini, due indonesiani e due senegalesi, tutti regolarmente residenti a Mazara. Da questo arresto – meglio chiamarlo rapimento o presa in ostaggio – comincia la drammatica avventura dei pescatori nelle fatiscenti carceri libiche, che durerà ben 108 giorni.

La storia è raccontata nel libro – “La Cala, 100 giorni nelle prigioni libiche” (ed. Bompiani) – scritto dai giornalisti Giuseppe Ciulla e Catia Catania e presentato nei giorni scorsi, che raccoglie le testimonianze delle vittime del rapimento. È passato più di un anno dalla fine della prigionia ed ancora per i pescatori l’incubo di quel lungo periodo non è ancora superato. Uno di loro ha perso un occhio, altri continuano a zoppicare, un altro rischiava di morire in carcere per una grave infezione intestinale ed era stato salvato da un compagno di prigionia, un medico siriano.

Ogni notte venivano svegliati dalle guardie, presi a bastonate, sbattuti contro un muro con la minaccia di essere fucilati. I Libici pretendevano che confessassero di aver trasportato droga sui due pescherecci. Comandava gli aguzzini un certo comandante Bashir Al Jahni che in un’intervista data alla televisione francese respingeva le accuse dei pescatori. Ma quel personaggio è ben noto anche come l’aguzzino di migliaia di migranti trattenuti nei lager.

Al Jahni agiva per ordine del generale Khalifa Haftar, in quel periodo “capo del governo” della Cirenaica, regione che si era distaccata dal traballante Stato libico. Haftar voleva un riconoscimento ufficiale da parte dell’Italia e i 18 pescatori erano diventati degli ostaggi da rilasciare in cambio di un passo diplomatico del governo italiano. E lo ha ottenuto quando l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, si sono recati a Bengasi per pretendere l’immediata liberazione dei 18 ostaggi.

Se non fosse stato per il libro appena uscito, la vicenda sarebbe stata dimenticata dai nostri media, tranne il quotidiano “Avvenire” che le ha dato molto spazio annunciando anche il recente incontro dei protagonisti con Papa Francesco, adoperatosi già prima per la loro liberazione.

Forse il successore di Conte, Mario Draghi aveva dimenticato quella drammatica storia quando il 6 aprile scorso si era recato a Tripoli per incontrare i membri del governo unitario libico, rinato almeno sulla carta. In quell’occasione aveva ringraziato la guardia costiera libica – che utilizza natanti ottenuti in dono dall’Italia – per “l’umanità manifestata nel soccorso in mare dei migranti”. Parole che avevano il significato di una beffa per i marinai di Mazara e per le migliaia di esseri umani trattenuti nei lager.

A destra Bashir al Jahni – Fermo immagine da video

Ma il premier si era recato in Libia per rinnovare gli accordi economici con quel Paese e soprattutto per ottenere garanzie sulla sicurezza dei pozzi di petrolio dell’ENI.

Intanto, nonostante “l’umanità” della guardia costiera libica, centinaia di migranti continuano a fuggire da quel Paese nel tentativo di raggiungere le coste italiane. Ce la fanno in molti, ma tanti altri scompaiono tra le acque. Papa Francesco è stato esplicito nell’affermare che “il Mediterraneo è diventato una grande tomba”.

Noi aggiungiamo che quel mare ha fatto un lungo passo indietro nella Storia, quando ne erano padroni i pirati saraceni. Oggi al loro posto agiscono gli Stati dell’altra sponda ricattando l’Europa: la Turchia è la prima, seguita dalla Libia e dai Paesi del Magreb.

Sabato, 1 gennaio 2022 – n° 1/2022

In copertina: i pescatori di Mazara del Vallo – Foto: primapaginamazara.it

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