Una nuova Rivoluzione è interna alla politica
di Laura Sestini
Continua dritto il cammino di rinnovamento politico, per le decisioni del Presidente tunisino Kaïs Saïed, dopo che il 25 luglio era stato congelato il Parlamento. Ai primi di ottobre viene annunciato il Governo ad interim – per la nomina del Primo Ministro – a sorpresa una donna – la signora Nejla Bouden Ben Romdhane, in questi giorni in visita negli Emirati Arabi – ed i Ministri; mentre restano in vigore l’immobilità del Parlamento e la revoca dell’immunità dei deputati.
La Tunisia, dopo la tentata Rivoluzione del 2011 e la destituzione di Zine El-Abidine Ben Ali non è riuscita a generare la transizione democratica a cui tanto auspicavano i manifestanti. Nonostante la nuova Carta Costituzionale, entrata in vigore a febbraio del 2014 con l’Assemblea Costituente votata liberamente dopo 23 anni di dittatura ad ottobre 2011, ed anche a causa di questa – forse non troppo avveduta – negli anni si sono evidenziati dei vuoti giuridici a cui in molti hanno attinto per finalità personali.
La maggioranza dei Governi – nove dal 2011 – è stata diretta dal Partito islamista Ennhadha, guidato da Rachid Ghannouchi. Più volte negli anni, il popolo dei manifestanti è tornato in piazza a reclamare il lavoro, contro la povertà, la corruzione dei politici, la violenza e l’abuso di potere della polizia.
Poi è arrivato il tempo dell’Isis, i quali tunisini in un momento sono stati il numero maggiore di foreign fighters verso la vicina Libia prima, ed in Medio Oriente con Siria ed Iraq, solo un anno dopo.
Il Paese pian piano, con volontà di Ennhadha – partito legato ai Fratelli Musulmani – si è avviato ad una deriva più islamista e maschilista. Senz’altro è stata ‘spinta’ una politica meno laica, anche negli effetti quotidiani, con episodi di censura sui Social e la difesa più accentuata del libro sacro ai musulmani, e la maggiore facilità di denuncia per offese all’Islam.
L’economia della Tunisia non va a gonfie vele, per farla rimanere a galla arrivano costantemente aiuti dall’Europa, dal FMI, ed altri canali.
Il 2020 segna il giro di boa mondiale con l’arrivo della pandemia. L’economia tunisina – la cui maggiore entrata è dovuta al turismo – affonda. Il popolo torna in piazza per fame, ma i malumori sono ormai da annali, e si sfogano con battaglie urbane nelle maggiori città. La violenza della polizia si fa sentire senza mezzi termini. Si arrestano migliaia di manifestanti, tra cui 600 minorenni le cui famiglie non sapranno più niente per giorni.
Il 2021 porta con sé il decimo anniversario della Rivoluzione cosiddetta dei Gelsomini – anche se ormai da tempo l’appellativo non collima più neanche per i coraggiosi che percorsero per mesi la centrale Avenue Bourghiba della capitale Tunisi, nel 2011. Ed ancora manifestazioni di piazza
Intanto, nel 2018, a Tunisi era stata eletta a Sindaco una donna – Souad Abderrahim – è la prima volta di una donna in tutta la Tunisia. La sua appartenenza ad Ennhadha però non fa esultare, non porta niente di nuovo per le donne, e la vittoria sembra un nuovo bastione di conquista per il partito islamista.
Nel caos della traballante situazione economica – presa tra la morsa del Covid e della mancanza di lavoro per molti tunisini – dal 2020 riprende la fuga dal Paese dei giovani verso l’Europa attraverso la rotta mediterranea. Questi saranno il 42% degli sbarchi totali in Italia nel 2020, oltre il 30% nel 2021, statistica che si riconferma anche nei primi giorni del 2022.
Molti di questi giovani – all’arrivo in Italia rinchiusi nelle ‘navi quarantena’ – sono adesso a raccogliere arance in sud Italia – senza permesso di soggiorno, rifiutato a causa di accordi bilaterali con la Tunisia già iniziati dal leghista Roberto Maroni nel 2011 – per 80 centesimi di Euro a cassa da 25 chilogrammi – da cui si devono detrarre le spese di trasporto fino alle campagne dove vieni recapitato dai pulmini degli intermediari ( esempio: € 35 al giorno di cui 10 servono per gli spostamenti, necessitano di circa 44 casse per un totale di 1095 chilogrammi di agrumi raccolti). Il lavoro è obbligatoriamente in nero, a pro di sfruttatori, caporali, mafie e politica indifferente, compiacente e falsamente interessata a migliorarne le condizioni, a smantellarne la rete.
Il Presidente Saïed, in un infuocato 25 luglio 2021 – giorno del 64° anniversario della proclamazione della Repubblica Tunisina – decide che è il momento di cambiare, superando l’immobilità della politica parlamentare sovrastata da Ennhadha – ed altri partiti islamisti che non fanno respirare il Paese – raccogliendo le richieste delle piazze. Attraverso un articolo della Costituzione dichiara lo ‘stato eccezionale’, sospende il Parlamento e licenzia i Ministri (https://www.theblackcoffee.eu/tunisia-il-presidente-kais-saied-cambia-tutto/).
Dalla politica interna ed anche dall’estero Saïed viene accusato di colpo di Stato, ma per le strade il popolo è con lui.
Da quel momento la magistratura ha iniziato a lavorare a ritmi più serrati, a differenza della consueta lentezza , e differenti politici sono finiti sotto inchiesta per corruzione ed altri reati legati alla politica. Alcuni a fine estate furono ‘ripescati’ in fuga oltre il confine algerino. Che bisogno c’è di fuggire se si ha la coscienza a posto? La situazione si fa più corrosiva, i manifestanti pro e contro la politica del Presidente continuano a riempire le strade.
I primi di dicembre, mentre è in corso una riunione di vertice, va a fuoco il palazzo sede del Movimento Ennhadha nel quartiere di Montplaisir a Tunisi, che conterà un morto e una decina di feriti, tra cui l’ex premier Ali Larayedh. Le indagini sono in corso, ma intanto è stata smentita una prima dichiarazione di incendio doloso, per un video di sorveglianza che ha svelato l’autoimmolazione di un membro del partito.
Il 22 dicembre un tribunale tunisino ha dichiarato colpevole, in contumacia, l’ex presidente Moncef Marzouki, – perchè in esilio in Francia dal 2014, da dove accusa Saïed – e lo ha condannato a quattro anni di carcere, con l’imputazione di ‘minare la sicurezza esterna dello Stato’.
Le più recenti vicende giudiziarie hanno portato all’arresto – il 31 dicembre – del vice di Ghannouchi, ed ex Ministro della Giustizia, Noureddine Bhiri , sospettato di terrorismo. L’uomo ha subito intrapreso lo sciopero della fame, mentre i suoi colleghi di partito denunciano il trattamento inumano a cui è stato sottoposto per l’arresto con agenti in borghese.
Le mamme dei minorenni arrestati nel 2020 ribattono le dichiarazioni su Bhiri, denunciando a loro volta la violenza con cui l’ultimo Governo Ennhadha ha mortificato i manifestanti e dato ordine alla pubblica sicurezza di ‘manganellarli’ in piazza e dentro le celle, ed averli tratti in arresto con false accuse.
In ultim’ora: 19 ex candidati alle elezioni legislative e presidenziali del 2019 sono stati deferiti dalla Procura e dovranno comparire davanti i giudici del Tribunale di primo grado di Tunisi per presunti reati elettorali. Tra i molti nomi di spicco – politici di Qalb Tounes, il leader del partito Tahya Toubes, l’ex Presidente della repubblica Moncef Marzouki – compare anche il leader di Ennhadha, Ghannouchi – ex presidente del Parlamento ‘congelato’.
A seguito del comunicato stampa del Ministro dell’Interno Taoufik Charfeddine per l’arresto di Bhiri, la leader del Partito Libero Destouriano – Abir Moussi – ha chiesto per l’ennesima volta la classificazione di Ennahdha come movimento terroristico. Paladina della laicità dello Stato e per i diritti delle donne, tra le frequenti violente sedute parlamentari, la ex deputata a luglio dello scorso anno era stata schiaffeggiata e presa a calci in aula da due politici islamisti di Qalb Tounes.
Il Presidente Saïed ha sospeso il Parlamento fino al 17 dicembre 2022, giorno annunciato per le prossime votazioni legislative. Nel frattempo, dal primo di gennaio, una serie di consultazioni popolari sulla riforma della Costituzione e la legge elettorale verranno poi sottoposte alla scelta referendaria, il 25 luglio 2022.
Sabato, 8 gennaio 2022 – n° 2/2022
In copertina: la Camera del Deputati tunisina – Foto: Moumou82 – pubblico dominio