L’intervento dei pompieri evita vittime
di Laura Sestini
Nonostante le tante parole che si spendono pro e contro sulla questione dei migranti – prevalendo soprattutto la seconda ipotesi – per le migliaia di ‘sans papier‘ che a testa china raccolgono olive, pomodori e arance in Italia meridionale, la vita non cambia di una virgola da un anno all’altro – salvo qualche rara eccezione dovuta alle Associazioni umanitarie e di tutela dei lavoratori e la lotta contro il caporalato, che dedicano le loro forze e mission a questo scopo.
Ad ottobre scorso, con il sostegno di NOCap, Chico Mendes e Caritas, siamo andati a vedere con i nostri occhi, a prendere atto delle condizioni di vita sanitarie – e di diritti civili ed umani violati – in cui da anni versano le persone che vivono alla tendopoli di San Ferdinando-Rosarno in provincia di Reggio Calabria (https://www.theblackcoffee.eu/se-questo-e-un-uomo/).
Come è facile immaginare nell’Italia delle emergenze, le situazioni immancabilmente si trasformano in breve tempo in stabili, effettive, e non c’è da meravigliarsi se i ‘poco benvenuti migranti stranieri’ vivano in una tendopoli – ancor prima in una baraccopoli poco lontana smantellata nel 2017 perché ampliatasi a dismisura, e dove erano perite in incendi casuali almeno quattro persone (https://www.theblackcoffee.eu/migranti-invisibili-e-strumentalizzati/) – poiché lo Stato italiano in molti casi tratta alla stessa maniera anche chi è nato nel Belpaese, i suoi stessi cittadini. Caso emblematico rimane la baraccopoli messinese dei terremotati del 1908, tuttora esistente.
La notte del 31 dicembre, mentre tutti i ‘benestanti‘ stavano festeggiando il 2022 in arrivo, alla tendopoli scoppia un incendio. Per quale causa? L’esatta dinamica ancora non si conosce, ma i casi sono sempre piuttosto semplici: o qualche ‘marchingegno’ per scaldarsi dentro le tende, oppure dei corto circuiti tra i cavi elettrici degli impianti fittizi allestiti per illuminare almeno un po’ la notte della area industriale di San Ferdinando – ai quali margini più lontani dal Paese è stata eretta la tendopoli – che portano elettricità anche per qualche ventilatore ad aria calda, o una tazza di thè. L’incendio pare che sia scaturito nella zona del ‘bar’, fortunatamente abbastanza lontana dalla tende, ma non troppo da riuscire a distruggerne molte; una baracca adibita a punto di ritrovo post-lavoro nella tendopoli.
Fuori dal campo è regolarmente presente un presidio dei Vigili del Fuoco, poiché è risaputo che in queste precarie condizioni di vita, tra linee elettriche non allacciate da esperti – i quali cavi semplicemente sono poggiati al suolo, dove è facile anche inciampare – e stufe di fortuna, in nessun giorno è mai escluso che non ci siano pericoli di ogni sorta.
Nel campo attualmente sostano circa 1000 persone, in maggioranza uomini provenienti dall’Africa subsahariana, che raccolgono agrumi nelle campagne calabresi.
Il celere intervento dei Vigili del fuoco ha scongiurato il peggio, e solo un parte delle tende, seppur piuttosto ampia, si è ridotta in cenere. La fortuna più grande è che questa volta non ci sono stati né feriti, né vittime. Un vero miracolo.
Solo appena una settimana prima, un evento con presupposti di ‘favola’ aveva emozionato gli abitanti della tendopoli, e sui Social dell’associazione NOCap fondata da Yvan Sagnet erano apparse queste parole piene di speranza: «Il trasferimento dalla #baraccopoli di San Ferdinando ai nuovi alloggi fa sì che oggi 30 lavoratori si lascino alle spalle un luogo di degrado, in cui vivevano senza luce né riscaldamento. Il nostro auspicio era di riuscire a realizzarlo prima di #Natale, perché a ogni persona spetta il diritto di vivere e lavorare in un contesto salubre e dignitoso, ma anche di trascorrere i giorni di festa in serenità.»
Sabato, 8 gennaio 2021 – n° 2/2021
In copertina: fermo immagine da video dell’incendio occorso alla Tendopoli di San Ferdinando-Rosarno il 31 dicembre