venerdì, Novembre 22, 2024

Ambiente, Società

Solvay

Inquinamento e salute

di Laura Sestini

Nonostante tutte le denunce, il Gruppo Solvay, con 110 stabilimenti in tutto il mondo, tira dritto con la sua politica industriale, sordo anche ai 74 milioni di dollari sborsati per cause in tribunale avviate da lavoratori, cittadini ed amministrazioni locali.

In Italia gli stabilimenti Solvay sono due, a Spinetta Marengo in provincia di Alessandria e Rosignano Solvay – una frazione che nasce lungomare nel 1912 intorno al polo chimico, in provincia di Livorno.

Recentemente, con la visita in Italia di Marcos A.Orellana – Relatore speciale delle Nazioni Unite su sostanze tossiche e diritti umani – il gruppo Solvay è tornato ad essere sotto i riflettori come polo industriale inquinante nel mondo. Orellana ha visitato numerosi centri industriali in Italia, in Puglia, Veneto e Terra dei fuochi, Toscana, promettendo un ampio report.

Ma ancor prima della visita di Orellana in Italia, i leak di Pandora Papers svelati su Solvay avevano fatto centro. Le attività di Solvay sondate da Pandora non riguardano solo il territorio italiano, ma in Italia la multinazionale chimica pare comportarsi ancor peggio che altrove. Noi ne avevamo già trattato con Giuseppe Bivona, la cui intervista rimane sempre molto attuale (https://www.theblackcoffee.eu/il-cuore-di-tenebra-di-solvay-in-italia/).

Tra le righe dei leak, e dell’inchiesta di approfondimento dei giornalisti di icij.org, ritroviamo interessanti elementi rilasciati da un’analista di laboratorio di Spinetta Marengo – stabilimento legato alla italiana Ausimont, dove si producono polimeri fluorurati, materiali ‘high tech’ ad altissime prestazioni ma assolutamente non biodegradabili; differentemente, a Rosignano Solvay, si lavora la soda per la produzione di soda caustica, bicarbonato, carbonato di sodio ed acqua ossigenata.

Pietro Mancini – questo il nome del dipendente Solvay che ha rilasciato l’intervista – nel 2005 sta ripristinando alcuni spazi dove lavora abitualmente a seguito di una marginale inondazione che ha colpito parti dello stabilimento. Dopo aver asciugato pavimenti e pareti nota un colore giallognolo che sovrasta ovunque. Quindi, dubbioso, ne analizza la composizione scoprendo che si tratta di cromo esavalente, un metallo pesante riconosciuto come altamente cancerogeno. Preoccupato lo riferisce ai suoi superiori, la cui replica suggerisce ‘di farsi gli affari suoi’.

Secondo i Pandora Papers, per oltre un secolo l’impianto industriale di Spinetta Marengo – ancora prima di passare da Montedison a Solvay SA nel 2001 e stabilire la sede in Belgio – ha confezionato prodotti tossici di molti tipi – uno su tutti il DDT, potente insetticida. Per oltre un secolo i residui chimici dannosi coinvolti nel processo produttivo sono stati interrati, o rilasciati in falde acquifere sotterranee.

A tre anni dalla scoperta di Mancini, un nuovo controllo rileva nei pressi dello stabilimento una quantità di cromo esavalente quaranta volte superiore il limite previsto dalla legge, che porta a dichiarare lo stato di emergenza sanitario ed accuse per numerosi dirigenti – per avvelenamento consapevole dell’acqua sotterranea del luogo.

Tra gli accusati risulta Bernard De Laguiche – membro della famiglia fondatrice di Solvay – che nel frattempo ha trasferito milioni di Euro di azioni su fondi fiduciari di paradisi fiscali – Singapore e Nuova Zelanda – che non collaborano con le indagini.

A febbraio 2021 sullo stabilimento piemontese è stata aperta una nuova indagine della magistratura, poiché sono state ritrovate tracce di sostanze perfluoroalchiliche, ovvero un nuovo PFAS.

A Pietro Mancini durante questi anni è stato asportato un tumore dal rene destro, evento che gli ha fatto decidere di lasciare il suo lavoro allo stabilimento. Una scelta di cui è orgoglioso.

Il Fosso bianco, canale di scarico diretto in mare, presso le ‘Spiagge bianche’, dei residui industriali di Solvay a Rosignano Solvay (LI)

Cosa succede invece a Rosignano Solvay?

Dopo l’inchiesta privata della londinese Bluebell Capital Partners del 2020, per il progetto One Share ESG Campaign sulla sostenibilità ambientale e sociale dei poli industriali, un’iniziativa che suscitò un po’ di movimento tra gli ambientalisti locali, tutto è rientrato nella routine, ed il silenzio – oltre alla luccicante pubblicità che fa di sé l’azienda sul sito istituzionale, spingendo in particolare la comunicazione sulla puntuale attenzione che viene rivolta all’ecologia – avvolge tutto.

Si ripone un po’ di speranza nel report che ha promesso Orellana – il relatore delle Nazioni Unite.

L’aspettativa è che possano esservi riportati degli appigli per continuare la battaglia ambientale, che finora ha sortito veramente esigui risultati. Nonostante le leggi nazionali ed internazionali sulla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, i controlli sono troppo pochi, e troppo spesso le leggi facilmente aggirabili, specialmente per chi ha grande potere economico che permette pool internazionali di legali per la difesa.

Quindi come possono tutelarsi i cittadini, se le pubbliche amministrazioni per prime rimangono silenti ed inerti?

Il video di denuncia sulle attività del polo chimico Solvay di Spinetta Marengo

Sull’argomento:

https://www.theblackcoffee.eu/lincidenza-dellinquinamento-atmosferico-sulle-malattie-cronico-degenerative/

https://www.theblackcoffee.eu/cosa-sono-i-pfas/

Sabato, 15 gennaio 2022 – n° 3/2022

In copertina: vista aerea delle ‘Spiagge bianche’ di Rosignano Solvay, dove vengono scaricati i residui di lavorazione della soda. Tutte le foto: ©Laura Sestini – (tutti i diritti riservati)

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