lunedì, Novembre 25, 2024

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Torneranno in Campania i rifiuti illegali inviati alla Tunisia

Trovato accordo di risarcimento tra Regione Campania e Ambasciata tunisina in Italia

di Laura Sestini

Il traffico dei rifiuti – da quelli più inerti ai pericolosi rifiuti speciali o tossici – è un ‘condotto’ che genera, a tutte le latitudini, corruzione ed illegalità. Su questi presupposti l’Italia è già stata in precedenza multata dall’Europa per esportazioni considerate ‘difformi’ verso la Turchia, Paese che raccoglie migliaia di tonnellate di plastica all’anno da molti Paesi dell’Unione Europea.

Ma ecco, che siamo di nuovo allo stesso punto, divenuto uno scandalo internazionale, stavolta tra Regione Campania – che funge da mediatore e indirettamente parte in causa – e Tunisia.

L’episodio, non certo da sottovalutare, ha innescato un’ampia inchiesta e la controversia legale – iniziata già nel 2020 tra Regione Campania e Tunisia – di cui in Italia si è ben poco saputo, ma dove al contrario al di là del Mar Mediterraneo ha provocato grande attrito, e un forte scontro nel dibattito pubblico, che in breve aveva portato all’arresto del Ministro dell’Ambiente Mustapha Aroui e coinvolto altri funzionari e dirigenti tunisini. La lista degli indagati è lunga – sia in Italia che nel Paese maghrebino – comprensiva, dei direttori dell’Agenzia nazionale per la gestione dei rifiuti e di quella per la Protezione dell’ambiente tunisine, funzionari della dogana di ambe le sponde, finanche la console tunisina a Napoli, Beya Ben Abdelbaki, accusati dal giudice di Sousse di aver favorito l’arrivo di 7.900 tonnellate in Tunisia di rifiuti non riciclabili.

In Tunisia, a luglio 2020, la notizia dei rifiuti illegali arrivati dall’Italia, era stata divulgata da un’emittente televisiva indipendente, provocando nuovo sconcerto tra gli attivisti ambientali, che considerano il traffico illegale dei rifiuti una prassi consolidata, ma anche le contestazioni dell’intera cittadinanza dell’area di Sousse, che si era rifiutata di essere la ‘discarica dei rifiuti italiani’. A maggio 2020, una parte dei container, circa 70, era già arrivata – probabilmente rimasta incontrollata – all’impianto di smaltimento Soreplast di Moureddine, vicino a Sousse – nel deposito dell’azienda controparte tunisina coinvolta nella transazione – inviati dall’italiana Sviluppo Risorse Ambientali S.r.l., situata nella provincia di Salerno, in Campania.

L’annosa questione dei container trasferiti nei siti della Tunisia, inizia al controllo transfrontaliero con il secondo invio, a luglio 2020, da parte dell’azienda campana. Nei container inviati nel paese maghrebino avrebbero dovuto esserci solo rifiuti plastici – come previsto alla firma degli accordi. Al contrario, durante i controlli doganali erano stati riscontrati rifiuti misti, indifferenziati, compreso materiale di scarto proveniente dagli ospedali campani classificato come ‘speciale’. Detti rifiuti, in base alla Convenzione di Basilea e alla precedente Convenzione di Bamako, che riguarda la normativa di trasferimento verso i Paesi africani, non avrebbero mai potuto essere esportati.

I container vengono subito posti sotto sequestro dalle autorità tunisine, ma durante le lungaggini della giustizia ed i rimpalli di responsabilità – soprattutto italiani – iniziano a percolare liquidi corrosivi e maleodoranti, che preoccupano i cittadini dei quartieri vicini al porto di Sousse scesi per le strade cittadine a manifestare contro le sostanze tossiche.

A seguito della scoperta della illiceità dei rifiuti, a novembre del 2020 viene promossa anche un’interrogazione al Parlamento Europeo per chiedere chiarezza sulla vicenda, puntualizzando sul fatto che fossero rifiuti provenienti dalla ‘Terra dei fuochi’. Sul loro trasferimento illegale sono in corso due indagini – della magistratura tunisina e di quella italiana – per accertare le responsabilità nella falsificazione dei documenti con cui sono state rilasciate le relative autorizzazioni di uscita dall’Italia e di entrata in Tunisia.

Le indagini sulle due sponde del Mediterraneo sono concordi su una transazione ‘ad hoc’ delle parti, per un importo di smaltimento molto conveniente per entrambe, di €48 a tonnellata, i cui rifiuti, con qualche altro migliaio di dinari tunisini avrebbero potuto facilmente essere trasportati nella discarica di Stato non lontano dalla città di Sousse, e scomparire per sempre. La sorte però gira diversamente e il proprietario di Soreplast – il tunisino Moncef Mohammed Noureddine – vista la ‘malaparata’, più veloce della burocrazia, ancor prima che scatti il suo arresto, scappa in Germania.

Nel frattempo a giugno 2021 la procura generale della Corte d’appello di Sousse conferma le accuse nei confronti di 21 persone coinvolte nel caso, rispingendo le richieste di scarcerazione di sei imputati, incluso l’ex ministro dell’Ambiente e degli Affari locali, Mustapha Aroui.

In anticipo sugli accordi economici, per il danno che pretende giustamente la Tunisia, che avrebbero dovuto confermare il rientro dei container in Italia, a fine dicembre 2021 i rifiuti già collocati alla tunisina Soreplast – un deposito fantasma che gli abitanti della zona indicano essere stato messo in piedi per l’occasione – hanno preso fuoco, generando una immensa nuvola tossica su un ampio territorio circostante la città, circa quattromila metri quadrati, con rinnovate contestazioni da parte della popolazione e timore di intossicazioni.

Immagine dal profilo Twitter del deputato tunisino Majid Karbai

Intanto, dopo la conferma di intimazione del Consiglio di Stato italiano, a metà 2021, di riportare i rifiuti al punto di partenza, il Governatore campano Vincenzo De Luca sembra aver trovato un accordo con la Tunisia sulle spese da saldare per il ‘parcheggio’ durato quasi due anni dei container posti sotto sequestro – richiesto da Tunisi per 26 mila Euro al giorno – e per il loro trasporto verso il territorio italiano.

L’accordo – in una nota rilasciata dall’Ambasciata tunisina in Italia – è stato raggiunto nel corso di un incontro, avvenuto a fine gennaio a Napoli, tra il Presidente della Regione, De Luca, e l’Ambasciatore di Tunisia in Italia, Moez Sinaoui, prevedendo l’impegno della Regione di farsi carico del trasferimento in Campania dei container di rifiuti stoccati nel porto di Sousse.

Proseguono tuttora, in Italia e in Tunisia, le indagini delle due magistrature per individuare i responsabili – gli anelli intermedi della struttura – che hanno permesso il trasferimento illegale dall’Italia, e l’accoglienza in Tunisia dei rifiuti illeciti.

https://www.facebook.com/watch/?v=477680187052183 video dell’incendio dei container.

Sabato, 12 febbraio 2022 – n° 7/2022

In copertina: un controllo merci al porto di Napoli – Immagine: Guardia di Finanza di Napoli

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