Tanti favoritismi e affari oscuri
di Elio Sgandurra
Quando Putin ha minacciato gli europei di far pagare la bolletta del gas russo in Rubli, il nostro presidente del Consiglio Mario Draghi ha commentato che si tratterebbe di una violazione degli accordi. E che cosa si aspettava da uno che ha invaso l’Ucraina indipendente e la sta distruggendo massacrandone gli abitanti? Per la violazione del contratto che cosa farà l’Europa? Manderà gli avvocati a Mosca creando un pretesto al capo del Cremlino per rispondere con l’invio dei carri armati anche davanti alle nostre frontiere?
A parte gli scherzi, l’unica risposta da dare allo “Zar” sarebbe quella di chiudere i rubinetti del gasdotto che viene dal “freddo” per aprirne altri. Ma questo costringerebbe l’Italia al razionamento energetico perché il nostro Paese è troppo dipendente da quella fonte e senza il gas russo potremmo rischiare un “autunno freddo” con un seguito peggiore.
Il Paese paga per la miopia delle sue strategie che hanno privilegiato un solo fornitore a danno di una maggiore differenziazione delle fonti energetiche. Quarant’anni fa consumavamo 40 miliardi di metri cubi di gas all’anno, la metà dei quali provenivano dalle piattaforme dell’Eni situate nell’Adriatico. Queste oggi sono state ridotte di numero e producono soltanto 3,5 miliardi di metri cubi, mentre il consumo rispetto agli anni Ottanta è raddoppiato.
Attualmente il gas russo occupa oltre il 40% delle importazioni; il resto proviene dall’Algeria, Azerbaigian e Libia. Il gas liquefatto trasportato via nave dal Quatar viene riconvertito principalmente dai rigassificatori di Livorno, di Fezzano (La Spezia) e Cavarzere nel Polesine. Ne sarebbero necessari in un numero maggiore, ma la loro installazione è stata sempre ostacolata dalla burocrazia, dallo scaricabarile tra le varie località e le proteste degli ecologisti.
In seguito alla guerra in Ucraina, una missione guidata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, si è recata ni Algeria ottenendo una maggiore fornitura del gas che già arriva attraverso il condotto Transmed. Ne dovrebbe arrivare di più anche dall’Azerbaigian per mezzo del gasdotto Transadriatico la cui costruzione era stata contestata duramente da gruppi di ecologisti. Corrono voci che dietro le proteste ci fosse lo zampino della Russia e dei suoi amici italiani. Il presidente americano Joe Biden ha promesso che invierà in Europa le navi con il gas. Nulla di regalato: gli americani ne producono più del fabbisogno e i costi per il trasporto e per la trasformazione saliranno alle stelle.
Ma non basta per compensare la perdita del gas russo. Le fonti alternative e sostenibili sono scarse: mancano le centrali nucleari; gli impianti non inquinanti sono pochissimi e per realizzarne di nuovi ci vorrà molto tempo. Nel frattempo verrà aumentata al massimo la produzione delle centrali a carbone.
Questo contraddice gli accordi internazionali di Parigi sulla riduzione delle emissioni di CO2 , ma c’est la guerre si potrebbe dire. Questo non giustifica affatto i decenni di governi che non hanno mai affrontato con serietà il problema energetico, alcuni per inefficienza, altri per interessi particolari legati ai grandi trust internazionali e alla Russia. Forse qualche amico italiano di Putin potrebbe darci delle spiegazioni.
Sabato, 26 marzo 2022 – n° 13/2022
In copertina: il gasdotto che proviene dall’Azerbaigian e fa capo in Puglia – Immagine: Pechristener – CC BY-SA 2.0