Azioni comunitarie per la protezione della fascia di ozono
di Laura Sestini
Con la Legge 21 gennaio 2022, n. 8, l’Italia sottoscrive la ratifica ed esecuzione dell’Emendamento al Protocollo di Montreal sulle sostanze che riducono lo strato di ozono, adottato con l’Accordo di Kigali il 15 ottobre 2016.
Precedentemente, già da tempo era stata ratificata la Convenzione di Vienna del 1985 e il Protocollo di Montreal del 1987, che si occupa dell’individuazione delle sostanze nocive per l’ozono stratosferico, lo strumento operativo dell’UNEP, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite, per l’attuazione della Convenzione di Vienna “a favore della protezione dell’ozono stratosferico”. Entrato in vigore nel gennaio 1989, ad oggi, è stato ratificato da 197 Paesi tra i quali l’Italia (dicembre 1988).
Il Protocollo stabilisce i termini di scadenza entro cui le Parti firmatarie si impegnano a contenere i livelli di produzione e di consumo delle sostanze dannose per la fascia d’ozono stratosferico – halon, tetracloruro di carbonio, clorofluorocarburi, idroclofluorocarburi, tricloroetano, metilcloroformio, bromuro di metile, bromoclorometano). Il Protocollo, inoltre, disciplina gli scambi commerciali, la comunicazione dei dati di monitoraggio, l’attività di ricerca, lo scambio di informazioni e l’assistenza tecnica ai Paesi in via di sviluppo.
Nel 1990, il Protocollo di Montreal ha istituito il Fondo Multilaterale Ozono per aiutare i Paesi in via di Sviluppo a raggiungere i loro impegni di conformità rispetto all’eliminazione della produzione e del consumo di sostanze ozono lesive. Il Fondo finanzia progetti di investimento, assistenza tecnica, formazione, capacity building, trasferimento tecnologico e riconversione industriale in 147 Paesi in Via di Sviluppo (definiti “Paesi Art. 5” ai sensi del Protocollo).
Dalla sua istituzione ad oggi, il Fondo ha erogato finanziamenti per un totale di 3.2 miliardi di dollari eliminando più di 463.000 tonnellate metriche di sostanze ozono lesive attraverso 7000 progetti. L’Italia ha contribuito al bilancio del Fondo Multilaterale Ozono per il periodo 2015 – 2017 con 25.508.856,30 dollari (6.559.157,00 euro l’anno).
Il 15 ottobre 2016 a Kigali in Ruanda, alla 28esima Riunione delle Parti, i 197 Paesi – Parti del Protocollo – hanno approvato un emendamento che sancisce l’eliminazione progressiva della produzione e dell’utilizzo degli idrofluorocarburi – HFC. L’uso di gas HFC era stato introdotto, a seguito dell’adozione del protocollo di Montréal nel 1987, in sostituzione dei clorofluorocarburi, principali responsabili della distruzione dello strato di ozono. Successivamente è stato tuttavia constatato che gli HFC, pur non essendo sostanze ozono-lesive, sono potenti gas serra che possono avere un impatto sul cambiamento climatico migliaia di volte maggiore rispetto all’anidride carbonica. Grazie all’emendamento di Kigali, le Parti si sono impegnate a ridurre la produzione e il consumo di HFC di oltre l’80% nel corso dei prossimi 30 anni. Tale programma di riduzione dovrebbe impedire il rilascio in atmosfera di emissioni equivalenti a oltre 80 miliardi di tonnellate metriche di anidride carbonica entro il 2050, continuando al tempo stesso a proteggere lo strato di ozono. In questo modo il Protocollo di Montreal contribuirà alla lotta al cambiamento climatico in linea con l’Accordo di Parigi.
L’Unione Europea ha ratificato l’emendamento il 26 settembre 2018.
Le Sostanze Ozono Lesive (Ozone Depleting Substaces = ODS) portano questo nome perché sono in grado di distruggere le molecole di ozono trasformandole in semplice ossigeno, assottigliando così lo strato di ozono stratosferico. Quando lo strato di ozono si assottiglia, i pericolosi raggi ultravioletti riescono ad attraversarlo e raggiungono la superficie terrestre causando danni agli umani, agli animali e alle piante. I raggi ultravioletti infatti sono in grado di provocare il cancro alla pelle, malattie agli occhi come le cataratte, mutazioni genetiche e, di conseguenza, anche squilibri negli ecosistemi.
Le sostanze ozono lesive sono state per lungo tempo impiegate per gli usi più disparati.
I CFC -clorofluorocarburi – sono utilizzati solo per particolari usi critici – come in campo medico o industria aerospaziale – solo previa approvazione e decisione del Protocollo di Montreal. Fino alla prima metà degli anni ’90 sono stati massicciamente impiegati nel settore della refrigerazione – frigoriferi, condizionatori d’aria sia degli edifici che delle vetture, etc.; in quello delle schiume poliuretaniche come agenti espandenti – pannelli isolanti, schiume spray, etc.; e come propellenti per qualsiasi prodotto spray – bombolette, inalatori per asmatici, etc., e finanche come agenti pulenti del settore aeronautico, spaziale, informatico ed altro.
Sebbene siano oramai banditi a livello mondiale, la maggior parte dei CFC messi allora in circolazione sono ancora adesso intrappolati in apparecchi e impianti isolanti di vecchia generazione il cui deterioramento comporta un lento rilascio di cloroflorocarburi.
Gli Halon si usavano come agenti estinguenti nei sistemi antincendio, ma oggi il loro impiego è ridotto a particolari usi critici nel settore dell’aviazione e in quello militare.
Gli HCFC – idrofluorocarburi – si usano in tutti campi descritti sia per i CFC che per gli Halon.
Il bromuro di metile si impiega in agricoltura e per la sterilizzazione delle derrate alimentari o del legname.
Tutte le altre sostanze erano o sono utilizzate come materia prima da parte delle industrie chimiche.
Almeno per questa volta va detto che l’Italia ha già adottato il regolamento UE n. 517/2014 sui gas fluorurati ad effetto serra, spingendosi ancora più avanti rispetto agli emendamenti al Protocollo di Kigali.
Sabato, 2 aprile 2022 – n° 14/2022
In copertina: l’assottigliamento dell’Ozonosfera in Antartide nel 2001 – Immagine di dominio pubblico