martedì, Ottobre 22, 2024

Ambiente, Società

Gatti

I custodi dell’Aldilà

di Miriam Maddaloni

Vorrei parlarvi dei nostri amici Gatti che ci accompagnano per una parte del nostro cammino, insegnandoci con il loro garbo ed indipendenza molte cose di questa vita.

Andiamo, come di consueto, a raccontarvi un po’ di storia su questi straordinari animali.

Il gatto domestico ha origini africane ed è membro dei Felidi, probabile risultato dell’incrocio tra il Felis Sylvestris e il Felis Lybica. Appartiene ai mammiferi, all’ordine dei carnivori, alla famiglia dei felini, al genere Felis, alla specie Felis catus.

Quando si insediò nell’Egitto dei Faraoni il gatto aveva sulle spalle 50 milioni di anni di vita e di esperienza, ma di tutta la famiglia dei Felidi è il solo rappresentante ad aver accettato di convivere con l’uomo. Per questo il nome scientifico del gatto è ,. Una volta che l’uomo ne ha capito l’utilità il gatto è diventato presenza importante nella società, in passato soprattutto per la caccia ai topi, portatori di epidemie.

Nel 3000 a.C. questo antico animale intraprende il suo alto e dignitoso rapporto con l’uomo, facendosi persino divinizzare dagli antichi Egizi. Gli Egizi erano convinti che alcune divinità assumessero le sembianze del gatto ed i grandi sacerdoti dal comportamento del gatto traessero messaggi divini. Si tratta del Felis Lybica, il primo esemplare non ancora del tutto ‘addomesticato’ ma molto vicino ad esserlo. Gli fu attribuito il nome onomatopeico di “Mau”.

Nel III millennio a.C. nasce l’identità domestica del gatto. La dea Egizia chiamata Bastet assume la testa di una affascinante e misteriosa gatta il cui sguardo turba ed incanta. Nel proseguire degli anni Bastet avrà incorporati anche arti e coda da gatto. Alla sua morte il gatto veniva sepolto con gli onori e le cerimonie dei funerali di Stato. Esistevano in Egitto specifiche necropoli che accoglievano quasi 300 mila salme imbalsamate di gatti. Il Mau è così entrato a far parte della religione e delle tradizioni egizie, ma soprattutto si era conquistato un posto nel cuore delle famiglie del tempo. Una tra le credenze egiziane era la convinzione che durante la notte i raggi del sole si nascondessero negli occhi dei gatti per rimanere al sicuro.

Anche le leggi faraoniche difendevano e controllavano l’esistenza del gatto tanto che chi ne uccideva un esemplare riceveva come condanna la pena capitale.

Tramite i contatti commerciali con gli Egizi, il gatto fu conosciuto anche dai Greci.

A quei tempi in Europa i topi venivano combattuti dalle donnole e dalle puzzole, animali selvatici poco gradevoli. Quando si scoprirono le qualità del gatto, bello, domestico, pulito, inodore e ottimo cacciatore, in Grecia lo accolsero con entusiasmo. Siccome gli Egizi non vendevano i gatti perché li considerati divini, i Greci furono costretti a rubarne cinque o sei coppie per portarle in patria. Dopo qualche anno furono in grado di vendere gatti ai Romani, ai Galli, ai Britanni.

Dall’Egitto, così, il gatto arrivò in tutta Europa e in Asia. In Giappone fu apprezzato per la sua bellezza e come simbolo di pace e fortuna. Anche gli Arabi ben presto iniziarono ad accogliere il gatto con stima e rispetto. Ma nonostante amato e divinizzato dagli Egizi, tenuto in alta considerazione estetica e spirituale in Asia, utilizzato e difeso in Europa, ben presto nel Medioevo lo attendeva un periodo difficilissimo. Coinvolto in stragi e persecuzioni perché considerato simbolo del Demonio e delle streghe. Molte infatti sono le superstizioni e credenze popolari sui gatti.

Nel 1800, dopo questo pesante periodo, il gatto comincia a prendersi la sua rivincita, tornando ad essere un animale da compagnia, compagno dell’uomo e apprezzato per la sua bellezza e regalità.

Dal leone, alle molte tipologie di gatti anche se con dimensioni inferiori, la loro discendenza è indubbia. Infatti, ciò che non è avvenuto per la famiglia canina i cui componenti non si assomigliano affatto, come il Barboncino con il Bull Dog, è riscontrabile invece nel gatto domestico, a qualsiasi razza appartenga. Se pur con caratteristiche differenti è sempre inequivocabilmente un gatto.

I gatti sono tra gli animali più affascinanti. Fin dall’antichità vengono trattati con profondo rispetto. I gatti sono come dei guardiani che proteggono le nostre anime.

Nell’Antica Cina si credeva che i gatti con un solo sguardo e con il bagliore dei loro occhi potessero scacciare gli spiriti maligni.

Nel Sud-Est dell’Asia esiste la credenza che le anime, prima di passare alla prossima vita dopo la morte, debbano passare attraverso il corpo di un gatto sacro.

Si crede anche che i gatti con i loro occhi possano percepire l’Aura del corpo umano.

Tra le antiche credenze popolari francesi, inoltre, esiste quella secondo cui i gatti neri sappiano indicare la strada da seguire per trovare dei tesori nascosti. Altro che ‘portar male’ se ci attraversa la strada un gatto nero! Una volta si pensava e ancora qualche superstizioso lo crede.

Nelle diverse tradizioni popolari del mondo i gatti possono essere dei portafortuna oppure segnalare l’arrivo della cattiva sorte.

Decine di anni di interazione positiva con l’uomo hanno sollecitato l’intelligenza spontanea del gatto e la sua (e nostra) evoluzione, mantenendo comunque parallela la presenza degli istinti primordiali come caccia ed appostamenti e l’orientamento alla convivenza umana, molto simile all’accudimento di mamma-gatta.

Sfatando un luogo comune sull’indipendenza di questo nostro amico, l’etologo e gattofilo Giorgio Celli, afferma che anche i gatti, come i cani, soffrono per l’assenza del padrone che lo nutre e lo coccola. Come tutti gli esseri viventi soffre e resta disorientato dall’abbandono, perché ha costruito con l’uomo una relazione molto profonda. Per rendersene conto basta assistere allo strazio dei gatti ospitati nei ricoveri: quando passa una persona allungano le zampe fra le sbarre per attirare l’attenzione. Proprio come i cani.

Molte sono le storie di gatti adottati e poi riportati ai gattili, per diverse motivazioni. Tanti di loro mostrano malessere interiore riconducibile alla separazione, al punto che molti rifiutano di mangiare, ed il lavoro per ricreare il rapporto di fiducia con l’uomo è tutt’altro che semplice.

Le statistiche ci dicono che i gatti sono ormai gli animali – mammiferi di compagnia – più diffusi in Italia con la cifra significativa di oltre 7 milioni e 200 mila.

Come per gli esseri umani, la strada per il cuore passa anche per la gola. In tutti i mammiferi (come sono l’uomo e il gatto) l’imprinting neonatale è necessariamente legato alla fornitura di alimenti da parte di un adulto della stessa specie. Semplificando il concetto “chi porta cibo porta sopravvivenza” è possibile intuire come il micio omologhi il suo compagno umano alla mamma gatta e si aggiunga che il periodo di cure parentali verso i figli nella specie umana è il più lungo che si riscontra nel regno animale.

Io ho avuto diversi gatti come compagni di vita e tutt’ora ne ho. Ogni gatto che mi ha accompagnato, mi ha donato un grande insegnamento, mi ha protetto coccolato e amato e ringrazio loro per averci scelto come compagni di vita. Provo profondo rispetto e gratitudine verso queste meravigliose creature.

Vorrei proseguire nelle prossime settimane a raccontarvi alcune delle credenze e storie su questi fantastici animali, perché davvero esiste una narrazione molto ampia.

Molto è stato scritto sulla convivenza con i gatti e molti di loro sono stati ispiratori e compagni di grandi poeti e scrittori come Baudelaire, Hemingway, Colette, Bukowsky – solo per citarne alcuni.

Molti di loro sono riusciti a portare su carta delle citazioni che racchiudono in poche righe il mondo straordinario di questo magico animale: ne ho scelta una fra tutte che secondo me dice tutto.

“Anche il più piccolo dei felini è un capolavoro” – Leonardo da Vinci

Per approfondire: https://www.theblackcoffee.eu/antropocene-e-animali-da-compagnia/

Sabato, 9 aprile 2022 – n° 15/2022

In copertina: un esemplare di Felis domestica – Foto: Netti_Nu_Nu/Pixabay

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