redazione di TheBlacKcoffee
E’ ormai noto che durante tutti i conflitti, da ogni parte del mondo partono migliaia di internazionalisti, divisi tra le differenti fazioni. La guerra russo-ucraina ha proprio portato definitivamente alla luce del sole questo flusso trasversale, accolto dal silenzio-assenso dell’Europa e degli Usa, mentre fin all’altro ieri queste persone erano state giudicate come perseguibili per legge – almeno in Italia.
Ma qui non si tira in ballo il conflitto in Ucraina, bensì quello siriano, dove a maggio del 2017, l’attivista britannica – 27 anni – Anna Campbell (Helin Qerecox) si recò per unirsi alle Unità femminili di protezione del popolo (YPJ) per combattere l’ISIS.
Durante un attacco missilistico delle forze armate turche – il massiccio bombardamento del cantone curdo di Afrin in Rojava (Cantone della Siria di Nord-est ) che Ankara aveva soprannominato “Operazione Olive Branch” – Ramoscello di olivo – il 15 marzo 2018 Anna è rimasta uccisa.
Da quel momento, suo padre, Dirk Campbell, sta conducendo una battaglia legale per far restituire i resti di sua figlia, ancora giacenti sul campo di battaglia, alla famiglia che vive nel Regno Unito.
Nonostante le ampie discussioni con la Croce Rossa britannica e l‘Overseas Commonwealth and Development Office, il governo britannico ha rifiutato di intraprendere qualsiasi azione.
Campbell aveva incaricato, quindi, lo studio legale McCue Jury & Partners, insieme ad un legale turco, per presentare richieste formali sulla questione al governo del presidente Erdoğan.
Ma finora non ci sono state risposte. La Turchia si rifiuta di impegnarsi in modo sostanziale.
In una dichiarazione Dirk Campbell ha affermato: «Lo Stato turco ha ucciso mia figlia. Ella non è stata coinvolta in alcuna azione aggressiva contro la Turchia, ma stava cercando di proteggere la popolazione di Afrin dagli attacchi turchi. Le autorità turche si sono costantemente rifiutate di riconoscere questo o di ammettere la responsabilità per la morte di Anna».
Sabato, 9 aprile 2022 – n° 15/2022