Sostanze psicotrope per tutte le tasche
di Nancy Drew
Nella località svizzera francese di Romont è dislocato uno degli stabilimenti europei di Nespresso/Nestlè.
L’arrivo di container pieni di sacchi di caffè da tostare e poi da ridistribuire nelle famose capsule per le macchine espresso casalinghe è una pratica di routine del processo industriale dell’azienda.
Ma colpo di scena, tra le ultime consegne una grande ‘sorpresa’ si è svelata in uno dei container pieni di caffè in arrivo dal Brasile, segnalata subito dai dipendenti, ovvero la rilevazione di polvere bianca che fuoriusciva da alcune balle – identiche alle altre – che contengono abitualmente i chicchi verdi da ‘cuocere’ per quella che in seguito diverrà una delle bevande più consumate ed amate in tutto il mondo.
Come da disciplinari, i dipendenti che stavano scaricando la merce, hanno segnalato ciò che era risultato fuori dalla norma abituale. Sul posto, quindi è arrivata la Polizia che ha prelevato un campione da analizzare e sono stati mobilitati numerosi dipendenti dell’Ufficio federale delle dogane e della sicurezza delle frontiere (OFDF) a custodia del materiale ‘anomalo’, posto sotto sequestro.
L’azienda ha informato che i lotti sono stati isolati e la sostanza non è entrata in contatto con nessun prodotto utilizzato nella produzione.
Il test effettuato sulla sostanza bianca ha rivelato essere cocaina pura oltre l’80 per cento, per un totale di 500 chilogrammi ed il valore commerciale di mercato stimato in circa 50 milioni di franchi svizzeri. Un carico di droga destinato al mercato europeo – secondo gli inquirenti – e perchè no, anche a quello svizzero.
Ad oltre 5 mila chilomentri di distanza, in contemporanea al ritrovamento di cocaina nello stabilimento svizzero di Nespresso, in Arabia Saudita il ministero dell’Interno ha annunciato il sequestro di 45,6 tonnellate di qāt (Catha edulis) una pianta che ha proprietà stimolanti se masticata – similarmente alle foglie della pianta di coca, tanto utilizzata negli altipiani andini. Oltre a ciò sono stati requisiti un totale di 760 chilogrammi di hashish in diverse aree del Regno. Le forze armate per la Sicurezza di frontiera, in relazione all’operazione hanno arrestato 41 cittadini sauditi, oltre a 11 persone provenienti dall’Etiopia, sette dallo Yemen e due pakistani. Lo ha reso noto lo stesso Ministero sui Social.
La pianta psicotropa è ampiamente consumata in Africa orientale e nella penisola arabica – una delle droghe più popolari in Arabia Saudita, specialmente nella regione di Jazan – sul Mar Rosso davanti all’Eritrea – dove viene coltivata, ed anche in Yemen.
In questo periodo l’Arabia Saudita è in mezzo a grandi operazioni di contrasto al contrabbando di droghe. Già ad aprile le autorità avevano sequestrato oltre 100 tonnellate di qāt oltre ad hashish e pastiglie di anfetamine. Allora erano state arrestate circa 120 persone coinvolte nel traffico delle sostanze dopanti.
L’Arabia Saudita ha anche un grosso problema con la dipendenza da Captagon, droga in pillole che
condivide molte proprietà con le anfetamine. Il cloridrato di fenetillina, con cui è composto, è un’anfetamina che provoca euforia e intorpidisce il dolore. Miscelata con altre droghe, come l’hashish, è stata la base dell’alimentazione jihadista perché i suoi effetti consentono di sgozzare e massacrare il prossimo senza tante remore. Potremmo mettere in conto che sia la droga anche dei boia sauditi, il cui lavoro negli ultimi anni è triplicato.
Prodotto nel 2011 dalla NATO in un laboratorio in Bulgaria (udite! udite!) – con una strana coincidenza di date sull’anno di scoppio delle Primavere arabe – il Captagon è ora prodotto in tutto il Medio Oriente.
Sabato, 14 maggio 2022 – n° 20/2022
In copertina: masticatore yemenita di foglie di qāt – Foto di Ferdinand Reus/Wikipedia