La debacle di Salvini e del Movimento 5Stelle
di Elio Sgandurra
I risultati del referendum e delle elezioni comunali parziali sono ben noti e tra i tanti commenti autorevoli apparsi sui media è sempre possibile aggiungere giorno dopo giorno qualche nota in più.
Come si sa, il referendum sulla Giustizia non è passato, inoltre ha ottenuto la minor partecipazione popolare verso questa istituzione nella sua storia repubblicana. Il propugnatore, Matteo Salvini, ha subìto la sua ennesima batosta oltre ad aver perso tanti voti alle elezioni nei comuni. Da queste è uscito male anche il Movimento 5Stelle, anzi ha ricevuto una mazzata con una percentuale di voti inferiore a quelli presi alla sua origine, quando Beppe Grillo strillava con i suoi primi “vaffa”.
Quello che colpisce di più tra le varie reazioni dei leader dei partiti, sono stati i primi commenti volanti di Salvini e Giuseppe Conte i quali, piuttosto che fare autocritica, hanno attribuito la loro sconfitta alla partecipazione al governo Draghi. Ma se a Conte è tornata subito dopo la lucidità – o quasi – invece il capo della Lega non si è fatto vedere per 24 ore, per poi riapparire nella sede del partito di via Bellerio. Qui, in una scena surreale, si è presentato di fronte ai componenti del consiglio della Lega per parlare di tutto tranne che della sconfitta elettorale: il costo della benzina, dei bassi salari, dello spread, dei mutui, delle pensioni – insomma il vecchio disco – come se elezioni e referendum non ci fossero mai stati.
“Serve cambiare passo, andare avanti così è complicato”, ha detto riferendosi non all’ ultimo fallimento e ai tanti voti leghisti passati a Fratelli d’Italia, ma al Governo. Un atteggiamento simile a quel modo di dire popolare divenuto storico, “Piove, governo ladro”.
Per quanto riguarda i 5Stelle, Conte da quando ne è diventato il leader, deve ricucire tra tante difficoltà le profonde fratture interne alle quali si sono aggiunte le polemiche con il “filo-governativo” e ministro degli Esteri Luigi di Maio, che in questi giorni si sono trasformate in una vera rottura.
Nel Partito democratico Enrico Letta dichiara senza esitazioni che il PD ha vinto ed è in testa a tutte le altre formazioni politiche. È una valutazione che appare avventata soprattutto se si considera la vittoria delle destre alle comunali di Palermo e di Genova e la forte perdita di voti in Toscana. Un giudizio sarà più chiaro dopo il ballottaggio del 26 giugno.
Dati alla mano, il vero vincitore di questo turno elettorale è stato FdI, il partito di Giorgia Meloni posto all’estrema destra di tutto lo schieramento. Il quadro che ne viene fuori è che tutti pensano alle elezioni politiche del prossimo anno.
La Meloni, molto cauta in Italia nel cantare vittoria e moderata nelle sue espressioni reazionarie, dopo il voto di domenica è subito partita per la Spagna per sostenere a Marbella il raduno dei suoi camerati in appoggio della candidata alle elezioni regionali di VOX, il partito che esalta il passato regime franchista e rappresenta la peggior destra europea. Ebbene nello stadio della città andalusa gremito di folla, la prudente Giorgia ha cambiato volto: nel suo comizio intriso di odio, durato 20 minuti ha urlato in un buon spagnolo contro l’Europa, l’immigrazione, la “lobby Lgbt,” l’ideologia di genere e altre idee progressiste delle democrazie. Ha ricevuto ovazioni da tutto lo stadio accompagnate dalle “ola”.
In Italia è subito partita la scarica di critiche da parte dei suoi avversari di centro e di sinistra che hanno definito il suo intervento: “Un rigurgito del fascismo che fu”; “Un ritorno al Medioevo”; ”Ha presentato un programma oscurantista”; “Una vera buffonata”. E così via.
Ritornando alla classifica dei vincitori e vinti, ad occupare il primo posto in assoluto, è stato il partito degli assenteisti. Infatti su 8.831.741 di elettori chiamati a votare per le elezioni comunali parziali – dati ISTAT- soltanto la metà si è recata al seggio. E se si confrontano questi dati con quelli del referendum, l’affluenza a quest’ultimo è stata molto più scarsa. Sono numeri allarmanti che segnalano il calo costante della volontà dei cittadini di partecipare alla vita pubblica e di fare le proprie scelte in un mondo politico frantumato.
Sabato, 18 giugno 2022 – n° 25/2022
In copertina: Giorgia Meloni in comizio a Marbella – Fermo immagine da video.