L’invasione dell’Ucraina e l’escalation del conflitto
di Ettore Vittorini
“Se aggrediti combatteremo”. Con questa frase la Finlandia tramite il Capo delle forze armate, ha avvertito Putin che in caso di invasione russa sarà un osso duro da rompere. La nazione scandinava non ha mai dimenticato l’attacco a sorpresa voluto da Stalin nel 1939 contro il quale si difese strenuamente. Per dissuadere da altre aggressioni il potente vicino, i Finlandesi pur avendo dichiarato sin dal 1945 la propria neutralità – cui adesso rinunciano chiedendo di entrare nella NATO – si preparano da anni alla propria difesa: posseggono un esercito ben addestrato con 870 mila riservisti; una delle artiglierie più potenti d’ Europa; batterie di missili da crociera con una portata di 370 chilometri; hanno rinforzato la flotta con quattro navi da guerra e acquistato 64 modernissimi caccia americani F 35.
La piccola Lituania – Paese dell’UE e membro della Nato – ha posto dei limiti al transito delle merci dalla confinante Russia verso la sua enclave di Kaliningrad, ex Kõnisberg, la città un tempo della Prussia orientale – che dette i natali al filosofo Immanuel Kant – passata all’URSS dopo la resa della Germania nazista. La decisione lituana ha fatto infuriare Putin che – almeno per ora – ha lanciato minacce verbali.
Il governo tedesco giorni fa ha reso nota la lista delle armi che invierà in Ucraina: 500 missili antiaerei Sting, obici semoventi, 100 mitragliatrici, 16 milioni di munizioni e altro ancora.
Questa escalation, in aggiunta alle ritorsioni di Mosca, ha creato un clima di preguerra che ricorda quanto accadeva nel 1914, poco prima dell’attentato di Sarajevo, che portò al conflitto mondiale. Le forze in campo sono diverse da quelle di allora, ma la tensione e la corsa al riarmo sono molti simili. Manca soltanto un “incidente” come avvenne nella città bosniaca di 108 anni fa, per trasformare l’Europa in un campo di battaglia, se non si arriva presto a una conclusione pacifica.
Il mondo sembra capovolto: l’Europa, culla della moderna democrazia e in pace da 77 anni – sotto il cappello degli Stati Uniti – subisce una guerra alle porte di casa a parte la parentesi dell’ex Jugoslavia. L’avversario è il presidente dittatore di una grande nazione in mano a un gruppo di oligarchi, che non ha mai conosciuto la democrazia e oggi si sente accerchiata dall’Occidente, lanciando minacce di un conflitto atomico.
Inoltre nella democratica Europa avanza l’ondata di una destra che rasenta ideologie neofasciste, come in Francia, in Spagna, in Italia o, peggio, in Ungheria e Polonia. Al contrario, in America Latina la popolazione della Colombia e del Cile con le libere elezioni ha aperto la strada verso governi progressisti con un percorso che forse sarà seguito da altri Paesi del subcontinente, a meno che la CIA degli USA non organizzi qualche golpe com’è avvenuto in passato.
In Europa, di fronte alla pericolosa tensione, l’opinione pubblica resta a guardare indifferente, affrontando il problema dell’Ucraina con battibecchi tra “buoni e cattivi”, tra “putiniani e atlantisti”, continuando a dare spazio anche ai “problemi” del “novax-sìvax” e della mascherina da togliere o da mantenere, con il Covid che è tornato a espandersi in piena estate: in Italia i contagi sono raddoppiati in una settimana.
Per quanto riguarda la guerra, molti giornali italiani e anche stranieri, attraverso i loro esperti politologi, raramente sottolineano che il conflitto potrebbe durare a lungo. Putin non intende aprire una trattativa e lo ha detto chiaramente nel lungo discorso pronunciato a San Pietroburgo lo scorso venerdì 17. A parte gli attacchi minacciosi e offensivi verso l’Occidente, ha manifestato chiaramente le sue vere intenzioni: capovolgere l’ordine mondiale generato dagli Stati Uniti ed eliminare la “dittatura” del dollaro. Su questa scia si è pronunciato anche il presidente cinese Xi Jinping definendo dannosa per tutti la politica delle sanzioni.
In effetti le sanzioni contro la Russia decretate da Stati Uniti e Unione Europea si stanno ritorcendo contro quest’ultima a causa del problema della riduzione dell’afflusso del gas. Putin ne ha ridotto la distribuzione aumentando però il prezzo. Pertanto la Russia riceve dall’Occidente la stessa quantità di denaro necessario per alimentare la guerra.
Non si sa con certezza in che modo le sanzioni abbiano colpito la popolazione russa. Gli oligarchi hanno dovuto rinunciare alle loro ville e ai giganteschi yacht nel Mediterraneo, ma a casa loro continuano a far soldi. La massa dei cittadini continua a subire qualche sacrificio cui è abituata da secoli. Forse il peggior danno è stato provocato dalla chiusura dei McDonald’s con la rinuncia ai “prelibati” cibi surgelati provenienti dall’Occidente.
In Europa intanto si dibatte su come far fronte alla riduzione dei rifornimenti energetici e all’inflazione galoppante. In Italia le “cassandre” prevedono con ragione un autunno di sacrifici e razionamenti sui quali il governo tace e non sembra abbia preparato dei piani per affrontarli. Forse per non allarmare la popolazione che si gode le vacanze estive senza più mascherine oppure per l’insipienza di un mondo politico frammentato dalle piccole e meschine guerre tra i partiti ed anche al loro interno.
Sabato, 25 giugno 2022 – n° 26/2022
In copertina: cimitero inglese temporaneo in Francia durante la Grande Guerra – Abbeville 1918 – Immagine di dominio pubblico