Anche in Italia il dispiacere per la morte della Regina
di Ettore Vittorini
I media italiani hanno dato giustamente grande risalto alla scomparsa di Elisabetta II. Era la “Regina” per antonomasia, una sovrana la cui immagine sconfinava dalle isole britanniche per diventare famosa in tutti gli angoli del mondo nei 70 anni di regno – festeggiati a Londra col giubileo di platino – superando il record dei 63 della sua antenata, la regina Vittoria, morta nel 1901.
Elisabetta II ha sempre manifestato le sue simpatie per l’Italia dove è stata ospite in diverse occasioni. La prima volta fu nel 1961 quando venne accolta all’aeroporto dal Presidente Gronchi. L’ultima nel 2014 dal Presidente Napolitano della cui ospitalità rimase molto impressionata. Dopo il pranzo al Quirinale si recò in Vaticano da Papa Francesco dove arrivò in ritardo. Si scusò col Pontefice affermando che l’accoglienza del Presidente era stata così cordiale, da farle dimenticare la puntualità.
Il 28 maggio del 1992 si trovava in Sicilia e nel viaggio in auto verso Palermo per raggiungere il panfilo Britannia – dopo 5 giorni dall’attentato a Falcone – nonostante la scorta fosse contraria, insisté per fermarsi sul luogo della strage e rendere omaggio al magistrato e alle altre vittime.
Gli Italiani ne hanno un buon ricordo pur vivendo in una Repubblica che ha compiuto 76 anni, nata grazie a un referendum che ha mandato in esilio Umberto II, l’ultimo sovrano del regno d’Italia. Inoltre hanno sempre avuto un po’ di invidia per l’amore e il rispetto che gli Inglesi avevano per la loro regina.
Invece i ricordi della Casa reale italiana sono svaniti tra le generazioni successive alla Seconda guerra mondiale e appartengono ormai ai libri di storia. Sono brutti ricordi che riguardano i tre re che si sono susseguiti nell’Italia unita. Il quarto, Umberto II, soprannominato “il re di maggio”, non ha lasciato impronte perché ha regnato per un solo mese.
I suoi predecessori Vittorio Emanuele Secondo, Umberto Primo e Vittorio Emanuele Terzo – ribattezzati dalla retorica patriottarda rispettivamente “il Re galantuomo, il Re Buono e il Re Soldato“ – in realtà non meritavano quei titoli, anzi erano l’opposto: il primo, un uomo rozzo e volgare, era impegnato ad andare dietro alle gonnelle e fu soprannominato ironicamente “il padre degli italiani” per aver distribuito figli illegittimi in tutta la nazione. Dette il titolo nobiliare soltanto a quelli avuti dalla “Bella Gigogin”, sua amante ufficiale, poi sposata morganaticamente.
Il secondo, quello “buono”, mandò il generale Bava Beccaris a reprimere le proteste degli operai milanesi con i cannoni che uccisero più di cento persone, poi lo premiò con l’Ordine militare di Savoia e non contento, tramò un colpo di stato insieme al presidente del Consiglio Rudinì, che fallì. Fu l’anarchico Gaetano Bresci sparandogli a Monza a compiere un atto di “giustizia”.
Il terzo, chiamato anche “Pippetta” o “Sciaboletta”, consegnò l’Italia a Mussolini e condivise tutte le tragiche follie del regime fascista, liquidandolo quando gli Alleati avevano preso la Sicilia. L’ultimo atto fu quando il “Re soldato”, il giorno dell’armistizio, invece di combattere, fuggì a Brindisi con i generali felloni abbandonando ai tedeschi quasi tutta l’Italia.
Negli ultimi due secoli di storia la Gran Bretagna non ha mai avuto sovrani di questo pessimo livello, tranne la parentesi di Edoardo VIII che fu costretto ad abdicare a furor di popolo, ma per una questione sentimentale: il suo amore per Wally Simpson, una americana arrampicatrice sociale divorziata due volte.
Successo a Re Giorgio V nel gennaio del 1936, lasciò il trono nel novembre per sposare la Wally e scomparire dalla scena britannica. Fu un bene per gli Inglesi perché Edoardo era apertamente filonazista e da privato fu ricevuto da Hitler insieme alla mogliettina.
Non avendo figli, l’asse della successione passò al fratello Giorgio VI, un timido galantuomo, che governò con autorevolezza il Paese negli anni della Seconda guerra mondiale. Durante i terribili bombardamenti dei tedeschi rimase sempre con tutta la famiglia a Londra a subirne le conseguenze. La stessa principessa Elisabetta fu volontaria col grado di sottotenente ausiliario guidando i mezzi della Croce Rossa.
Giorgio morì il 6 gennaio del 1952 e gli successe la maggiore delle due figlie, Elisabetta, sposata con Filippo di Mountbatten. L’altra, Margareth, si dette alla bella vita riempiendo le pagine dei giornali specializzati in gossip.
Fu incoronata nell’anno in cui Winston Churchill era tornato a essere primo ministro; in Unione Sovietica imperava ancora Stalin e la Cortina di ferro spaccava l’Europa; in America era presidente il tenace anticomunista Harry Truman; Mao Tse Tung era diventato il capo della Cina comunista. Nel mondo si combatteva una “sola” guerra: quella di Corea.
La regina fu ben accolta dagli inglesi divenendo l’anima autentica della Gran Bretagna. Ha sempre regnato con grande dignità facendo il suo dovere sino a martedì scorso quando nella villa di Balmoral ha attribuito l’incarico di primo ministro a Liz Truss.
Il suo ascendente sui suoi cittadini non è mai venuto meno, anche se in questi 70 anni la Gran Bretagna scendeva lentamente verso il declino. Elisabetta era nata nel 1926 quando il Regno Unito rappresentava l’impero più grande e potente nel mondo. Divenuta regina la decadenza si era già avviata: quattro anni prima l’India era divenuta indipendente e lo stesso avvenne per la Birmania; lo smembramento proseguì con il Kenya e così via sino alla cessione di Hong Kong alla Cina avvenuta nel 1997.
È rimasto il nodo dell’Ulster, dove i cattolici Nord-irlandesi subivano da decenni i soprusi della maggioranza protestante. Durante la rivolta degli Anni 70-80 l’esercito inglese intervenne molto duramente per ordine della premier Thatcher. In quel caso Elisabetta non osò intervenire per motivi di far play, ma manifestò sempre la sua avversione verso la “Lady di ferro”.
Sulla Brexit non si è mai pronunciata in via ufficiale ma è noto che gran parte dell’aristocrazia britannica sia stata favorevole all’uscita dall’Unione Europea.
Nell’immaginario Eden in cui sarebbero ospitati i migliori sovrani britannici, Elisabetta II meriterebbe di essere posta allo stesso livello della sua omonima – la “Regina vergine” morta nel 1603 – che trasformò l’Inghilterra in grande nazione? Oppure a Vittoria, o all’erede Edoardo VII, detto “lo zio d’Europa”? Per le parentele che lo legavano a tutti i sovrani del continente, riuscì ad evitare ai primi del secolo scorso lo scoppio anticipato della guerra mondiale. Purtroppo il conflitto scoppiò nel 1914, dopo la sua morte, per volere del nipote Guglielmo II, imperatore di Germania.
Adesso la corona passa a Carlo, l’erede di Elisabetta che le aveva creato qualche “problema”: la rottura e il divorzio con la principessa Diana e il matrimonio con la signora Camilla Parker Bowles, tenuta in disparte per un certo periodo dalla Casa reale. Ma la regina durante i festeggiamenti per i 70 anni di regno, mostrandosi molto pragmatica dichiarò: “E’ mio sincero desiderio che quando il momento verrà, Camilla sia riconosciuta come ‘Regina consorte’. “
Si avvererà l’auspicio del quotidiano laburista The Guardian che in occasione dei 90 anni della sovrana scrisse: ”Auguriamo alla regina un buon compleanno. Ma quando se ne andrà seppelliamo questa ridicola istituzione?”
Sabato, 10 settembre 2022 – n° 37/2022
In copertina: Foto di Senedd Cymru / Welsh Parliament from Wales – Licenza CC BY 2.0