La legge elettorale fu voluta da Renzi e i democratici
di Ettore Vittorini
La grande migrazione politica della massa degli elettori scontenti ha raggiunto l’ultima spiaggia, quella di Fratelli d’Italia. Mancava soltanto questo partito nelle loro scelte. Nel 2013, votarono a maggioranza per il Pd; nel 2018 per i 5Stelle e parzialmente per la Lega. Il viaggio – o meglio transumanza? – era iniziato dal dopo “Mani pulite” con Berlusconi e le brevi tappe nei due governi progressisti di Prodi – con la parentesi di D’Alema – dove mai fu pronunciata una “parola di sinistra”.
Se facciamo un confronto tra queste ultime elezioni politiche e quelle del 2018, si può costatare che più o meno il numero degli elettori di destra non ha subìto cambiamenti: il complesso dei tre partiti che la compongono ha ottenuto risultati simili a quelli delle precedenti. Le variazioni sono avvenute all’interno della coalizione col trasferimento dei voti da Lega e Forza Italia a Fratelli d’Italia, con una aggiunta proveniente dai 5Stelle. Si deve tener conto che il 9% in più non è andato a votare.
Sull’altro fronte il PD è praticamente rimasto fermo perché è passato dal 18,7% al 19,1 di oggi – subendo un risultato catastrofico, grazie anche alla pessima campagna elettorale – mentre il Movimento dei 5Stelle, dato dai sondaggi ai minimi termini, ha invece rasentato il 16%, comunque è sempre la metà di cinque anni prima, quando ottenne con un balzo fenomenale il 33% contro il 17,4 della Lega e il 4,3 del partito della Meloni, nato dalle ceneri di Alleanza nazionale.
Nonostante il grande risultato di allora, i grillini non poterono governare se non alleandosi a fine voto con un’altra forza politica. Chiesero un’alleanza col PD ma il segretario – ancora per poco – Matteo Renzi la respinse. Allora si rivolsero alla Lega che accettò subito con le conseguenze che ben conosciamo.
A quel tempo la legge elettorale era diversa dal Rosatellum di oggi; si chiamava Italicum che a sua volta derivava dal Porcellum, il quale aveva annullato il Mattarellum. Di fronte a questo uso improprio del Latino, i senatori romani di 2000 anni fa – forse più seri – si saranno rivoltati nelle loro tombe.
Alle elezioni appena concluse, Fratelli d’Italia con appena il 26% ha ottenuto il diritto alla presidenza del Consiglio perché si è presentato al voto insieme agli altri due partiti di destra. Così prevede la brutta legge del Rosatellum, inventata da Ettore Rosato, allora deputato del PD e voluta da Renzi che sperava di beneficiarne. È la peggiore delle precedenti ed è pericolosa per la democrazia quanto lo fu la “legge Acerbo” del 1923 – con Mussolini capo del governo – che prevedeva un premio di maggiorana al sistema proporzionale. Quest’ultima subiva l’aggravante che gli elettori di sinistra venivano in gran parte “sconsigliati” di entrare nei seggi dai manganellatori fascisti e dalle forze dell’ordine.
Il Rosatellum approvato all’unanimità dalle Camere, può essere considerato l’ultimo “regalo” che Renzi lasciò al PD prima di andarsene, seguito dal fedele Rosato, e fondare “Italia Viva”.
Pertanto molti sostenitori del Pd dovrebbero ricordarsi di quando consideravano Renzi il loro idolo che da premier era riuscito a portare il partito al 40% durante le elezioni europee del 2014, grazie alla elargizione di 80 Euro mensili a gran parte dei lavoratori italiani. ”Così almeno una volta al mese potranno andare a mangiarsi una pizza con la famiglia”, disse. Costo allo Stato: 10 miliardi di Euro che avrebbero potuto essere impiegati per combattere la disoccupazione.
Ma quando Renzi cadde in disgrazia, gli italiani dimenticarono la sua “generosità” e “corsero subito in aiuto del vincitore”- come disse in altri tempi Ennio Flaiano – Matteo Salvini, che alle “europee” del 2019 ottenne il 34%. “Popolo di santi, poeti e navigatori”, li aveva definiti Mussolini, trascurando di aggiungere “e di voltagabbana”.
I media di oggi nei loro interventi preelettorali, hanno dimenticato di citare una legge elettorale proposta nel 1953 dalla Democrazia Cristiana che pur avendo ottenuto alle elezioni del 1948 la maggioranza assoluta solo col sistema proporzionale, varò una legge maggioritaria per garantirsi il potere nei suffragi successivi. Consisteva nel premio del 25% in più di deputati se insieme ai partiti “apparentati” il gruppo vincitore avesse superato il 50% di voti. Gli alleati erano i Socialdemocratici, i Repubblicani e i Liberali. La legge, passata in Parlamento non era stata battezzata con alcun nome latino, ma glielo affibbiarono in italiano socialisti e comunisti chiamandola “Legge truffa”.
Alle elezioni del 7 giugno del ’53, la truffa non scattò perché gli elettori – molto più responsabili di quelli di oggi – non permisero che il quadripartito raggiungesse la soglia del 50%. La legge non scattò, si ritornò al proporzionale semplice e la Dc con i suoi partitini alleati continuò a governare l’Italia tra il bene e il male.
Oggi abbiamo una destra che ha vinto col 44% di voti e avrà una maggioranza assoluta e un grande potere per modificare le istituzioni democratiche. Dobbiamo “ringraziare” Renzi e la sua legge che oltretutto ha creato gli anticostituzionali collegi uninominali che impediscono all’elettore di scegliere il candidato che ritiene più affidabile. I successori dell’ex segretario fiorentino – Letta compreso – non hanno combattuto per eliminare quella legge, nonostante il Pd avesse mantenuto un ruolo importante nei vari governi che sono seguiti.
Ma non basta la giustificazione che nel partito fosse rimasta la “quinta colonna” dei renziani che avrebbe fatto ostracismo. A quel punto Letta avrebbe dovuto imporsi, ma non lo ha fatto. Concluderei che il Partito democratico continua ad allontanarsi dalla sinistra: è ormai nelle mani degli ex democristiani, brava gente, ma sempre democristiani in pectore. Per concludere cito una frase di Bertold Brecht pubblicata dalla “Stampa” di giovedì nel flash della Jena: “Se il popolo non vota la sinistra si impone una scelta radicale, cioè cambiare il popolo”. Vi aggiungerei: “Ma se la sinistra non esiste che cosa può fare il popolo?”
Sabato, 1 ottobre 2022 – n° 40/2022
In copertina: grafica sulle elezioni politiche 2022