Nessuna lezione a distanza per l’anno accademico 2022/23
di Laura Sestini
Nel 2020, con l’avvento della pandemia da Sars-CoV2, la polemica sulla DaD – la didattica a distanza – per gli studenti delle scuole dell’obbligo fu piuttosto accesa e controversa. Molte furono allora le difficoltà delle famiglie con i figli più giovani obbligati a seguire le lezioni per via telematica, tra connessioni scadenti, device obsoleti, scarsa alfabetizzazione informatica di studenti e adulti, famiglie che non disponevano di computer o tablet, insegnanti e genitori che avrebbero dovuto essere a sostegno di questo nuovo medium per “fare scuola”, che hanno dovuto riempire vuoti tecnologici in breve tempo, con molto stress da ambe le parti del monitor.
Quell’improvviso e accelerato stravolgimento tecnologico entro l’istruzione pubblica, palesemente mise in netta evidenza le molte mancanze che si denunciavano da decenni per le disuguaglianze anche tra Nord e Sud della penisola per quanto riguarda le Rete informatica ed in generale la poca confidenza di molti adulti con gli strumenti digitali.
Conclusosi, forse, il periodo del Covid-19, ecco che altrettanto repentinamente la didattica a distanza è messa subito in cantina, insieme ai banchi girevoli che dovevano distanziare gli alunni di elementari e medie, di cui circolano online disdicevoli immagini di stati di abbandono a cui si uniscono i miliardi di Euro buttati al vento.
Da un paio di settimane è iniziato il nuovo anno accademico universitario 2022-23 ma con grande sorpresa gli studenti hanno dovuto appurare che le lezioni a distanza tenutesi nel passato biennio di lockdown e decreti, non esistono più, con molto rammarico. Infatti, se una cosa necessaria in quel momento di emergenza era stata davvero utile ad una parte dell’esercito degli studenti e senza polemiche, questi erano proprio gli universitari. A differenza delle classi dei più giovani, chi frequenta i corsi universitari spesso lavora, oppure non risiede nella città della facoltà che ha scelto, quindi seppur nata in un momento di necessità impellente la DaD per moltissimi è stata proprio una manna dal cielo.
La didattica a distanza per l’Università, istituzione dove gli studenti imparano a gestire lo studio in maniera individuale, permette di accorciare le distanze discriminatorie tra chi può permettersi di frequentare regolarmente in presenza – sicuramente la migliore maniera per un diretto confronto anche con i docenti – e i cosiddetti “non frequentanti”, ovvero tutti coloro che studiano a casa da sé, con rari confronti con gli insegnanti, e agli appelli di esame si presentano per le verifiche.
Anche rimanendo un programma da non frequentanti, che solitamente prevede di studiare un numero maggiore di libri rispetto ai colleghi “frequentanti”, ascoltare delle lezioni a distanza, seppur nelle difficoltà delle connessioni, dei computer meno aggiornati e spesso anche nelle carenze digitali dei professori, permette comunque un contatto diretto con le nuove materie da apprendere, tramite le spiegazioni dei propri docenti. Non sembra una cosa fatta bene?
Poiché alle università di tutto il mondo, oltre ai “maturi” che completano le scuole superiori, ci sono anche molti adulti che si iscrivono per aggiornamento professionale e per diletto, oppure giovani diventati presto genitori che poi riprendono gli studi, oppure persone con disabilità, insomma una grande varietà di frequentanti, i beneficiari delle lezioni non in presenza sarebbero moltissimi. Anche rimando a casa per una semplice influenza o un mestruo difficile, con la DaD si potrebbe evitare di perdere la frequenza – normalmente obbligatoria al 75% per essere considerato uno studente frequentante.
Allora perché tanti soldi pubblici spesi, tanta fatica per allinearsi alla nuova modalità, per poi accantonare il sistema che al contrario ha aperto nuovi orizzonti per tutte le categorie di studenti universitari? Uno dei rari passi in emergenza che aveva realizzato qualcosa di realmente utile, ecco che scompare nel nulla. Nessuno ha compreso la mossa del Miur (o dei singoli atenei?) tanto meno gli studenti, che infatti hanno messo in piedi una protesta contro questa decisione.
La visione degli studenti universitari è più lungimirante di chi le regole per la didattica le ‘inventa’ e ne obbliga l’applicazione. Viva la DaD per le università. Un salto nel ‘progresso’ da non cancellare.
Per approfondire: https://www.theblackcoffee.eu/cronache-di-scuola-online/
Sabato, 8 settembre 2022 – n° 41/2022
In copertina: aula universitaria informatizzata – Foto: Unifi