Il Goal 6 dell’Agenda 2030
di Laura Sestini
Il Goal numero 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo sostenibile punta all’acqua pulita e i servizi igienico-sanitari, ovvero garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie. Nel mondo, infatti circa 785 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile.
Negli ultimi anni è cresciuto anche il numero di famiglie italiane che denunciano l’inefficienza del sistema di gestione dell’acqua (10%), con prestazioni peggiori al Centro e al Sud Italia.
Alla dispersione di acqua potabile degli acquedotti italiani si devono sommare i fenomeni di siccità che pongono più che mai l’attenzione sul tema idrico.
Il Rapporto ASviS 2022, rispetto al Goal 6 “Acqua pulita e servizi igienico-sanitari”, rileva in l’Italia assenza di azioni politiche per recuperare i ritardi accumulati, soprattutto rispetto alla scadenza al 2020 del Target 6.6 sulla tutela e il ripristino degli ecosistemi legati all’acqua. Tra gli ecosistemi più a rischio nel nostro Paese vi sono proprio quelli delle acque dolci.
La Strategia nazionale per la biodiversità evidenzia che le pressioni più significative sugli ecosistemi acquatici sono riconducibili all’inquinamento da produzione agricola, dai prelievi e dalle alterazioni idro-morfologiche, ma non indica mezzi e strumenti per accelerare i processi.
L’efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua rappresenta una delle tematiche più critiche a livello nazionale.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza – PNRR – prevede alcune misure al riguardo: due miliardi di Euro per finanziare il potenziamento, il completamento e la manutenzione straordinaria delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura idrica primaria in tutto il Paese, da realizzare entro marzo 2026; 900 milioni per realizzare almeno 25mila chilometri di nuove reti per la distribuzione dell’acqua potabile e ridurre le perdite idriche, soprattutto nel Mezzogiorno. Ma
le misure non sono sufficienti rispetto al fabbisogno reale e urgente.
Inoltre, stando a quanto riportato nel Piano per la transizione ecologica (Pte), le azioni del PNRR
dovrebbero ridurre del 15% le perdite di rete, ma con una messa a regime prevista solo al 2040. Per quanto attiene il diritto d’accesso all’acqua e la prevenzione dell’inquinamento della stessa, non si evidenziano nuove azioni politiche.
Nell’esame del PNRR, l’ASviS – l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ha valutato positivamente l’iniziativa di rinaturalizzazione del Po, ma si tratta di una misura limitata nel campo d’azione e nello stanziamento – previsto per 360 milioni – oltre che non collegata a strategie sistemiche necessarie a garantire il ripristino degli ecosistemi acquatici.
Anche il composito europeo relativo al Goal 6 descrive un andamento altalenante attestandosi – nel 2019 – a un livello sostanzialmente simile a quello del 2010.
La stabilità del composito è dovuta alla compensazione di andamenti opposti osservati sugli indicatori elementari: peggiora l’indice di sfruttamento idrico, che passa dal 6,3% nel 2010 all’8,4% nel 2017, e migliorano sia l’indicatore relativo alle persone che non hanno servizi igienici
nella propria casa – da 2,9% nel 2010 a 1,6% nel 2019 – sia quello relativo al trattamento delle acque reflue, anche se in questo caso il miglioramento è di entità limitata.
La Romania evidenzia i miglioramenti più significativi tra il 2010 e il 2019, grazie alla riduzione del numero di persone che non ha servizi igienici nella propria abitazione, mentre la Grecia è la nazione con il dato peggiore per via dell’indice di sfruttamento idrico +19,3 punti percentuali.
Critica è anche la situazione dell’Italia, che nel 2019 regredisce rispetto al livello misurato nel 2010, allontanandosi ulteriormente dalla media Ue a causa di un più alto livello di sfruttamento delle acque e a un più basso livello di trattamento delle acque reflue. L’indisponibilità di dati necessari a calcolare l’andamento del composito per l’anno 2020 risulta particolarmente grave per un Goal che dovrebbe giocare un ruolo centrale nella capacità dell’Unione di far fronte all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici in corso.
A livello italiano, l’indicatore composito sul Goal 6 peggiora tra il 2010 e il 2021.
Tra il 2010 e il 2017 si registra un andamento negativo a causa di una minore efficienza idrica e del peggioramento dell’indice di sfruttamento idrico, -8,9 punti percentuali. In particolare, sul tema dell’efficienza delle reti si sottolinea che la perdita di 9,4 punti percentuali dal 2009 al 2018, dopo un periodo stabile tra il 2005 e il 2008 ma già lontano dall’obiettivo del 90% di efficienza, ha segnato il peggioramento di una situazione già deficitaria.
Tra il 2018 e il 2021 l’indicatore composito registra invece una sostanziale stabilità, dovuta alla compensazione tra una più bassa efficienza idrica – 58% nel 2018 – e il miglioramento sia delle famiglie che non si fidano di bere l’acqua potabile, -0,5 punti percentuali, sia delle famiglie che denunciano irregolarità nella distribuzione dell’acqua potabile, -1 punto percentuale nello stesso periodo.
Come nel caso europeo, anche per l’Italia emerge una grave carenza di dati su questo Goal. Ad esempio, non è possibile valutare l’andamento della qualità dei corpi idrici superficiali rispetto al target europeo del 100% entro il 2027, poiché l’ultimo dato disponibile risale al 2015, anno in cui è stato raggiunto solo il 41,7%.
Le proposte dell’ASviS su “Acqua e servizi igienico-sanitari” indicano alcuni punti inderogabili:
ratificare il riconoscimento dell’acqua come diritto universale; promuovere politiche di prevenzione dell’inquinamento dell’acqua integrate con le politiche agricole per la riduzione dell’uso dei pesticidi;
approvare piani industriali che portino a regime l’efficientamento delle reti idriche civili, anticipando al prossimo quinquennio la scadenza per la messa a regime al 2040; rafforzare le attività di monitoraggio delle perdite di rete.
Ai fini dell’efficientamento delle reti idriche civili: adottare gli indirizzi della Strategia Ue di adattamento ai cambiamenti climatici, integrando l’adattamento nelle politiche macro-fiscali con la valutazione dei principali impatti economici dai rischi climatici; sviluppare campagne di sensibilizzazione sull’uso efficiente e la fiducia nell’acqua da parte dei consumatori finali;
adottare una visione integrata di tutela delle risorse idriche con una forte accelerazione dei processi di conservazione e ripristino degli ecosistemi, anche attuando la proposta di legge europea per il ripristino della natura.
Il Rapporto ASviS 2022 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, presentato il 4 ottobre in occasione dell’evento di apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile, valuta i progressi rispetto ai 17 Goal dell’Agenda 2030 e avanza target concreti:
6.1 Entro il 2030, conseguire l’accesso universale ed equo all’acqua potabile sicura e alla portata di tutti.
6.2 Entro il 2030, raggiungere un adeguato ed equo accesso ai servizi igienico-sanitari e di igiene per tutti ed eliminare la defecazione all’aperto, con particolare attenzione ai bisogni delle donne e delle ragazze e di coloro che si trovano in situazioni vulnerabili.
6.3 Entro il 2030, migliorare la qualità dell’acqua riducendo l’inquinamento, eliminando le pratiche di scarico non controllato e riducendo al minimo il rilascio di sostanze chimiche e materiali pericolosi, dimezzare la percentuale di acque reflue non trattate e aumentare sostanzialmente il riciclaggio e il riutilizzo sicuro a livello globale.
6.4 Entro il 2030, aumentare sostanzialmente l’efficienza idrica da utilizzare in tutti i settori e assicurare prelievi e fornitura di acqua dolce per affrontare la scarsità d’acqua e ridurre in modo sostanziale il numero delle persone che soffrono di scarsità d’acqua.
6.5 Entro il 2030, attuare la gestione integrata delle risorse idriche a tutti i livelli, anche attraverso la cooperazione transfrontaliera a seconda dei casi.
6.6 Entro il 2020, proteggere e ripristinare gli ecosistemi legati all’acqua, tra cui montagne, foreste, zone umide, fiumi, falde acquifere e laghi.
6.a Entro il 2030, ampliare la cooperazione internazionale e la creazione di capacità di supporto a sostegno dei paesi in via di sviluppo in materia di acqua e servizi igienico-sanitari legati, tra cui i sistemi di raccolta dell’acqua, la desalinizzazione, l’efficienza idrica, il trattamento delle acque reflue, le tecnologie per il riciclo e il riutilizzo.
6.b Sostenere e rafforzare la partecipazione delle comunità locali nel miglioramento della gestione idrica e fognaria.
Fonte dati: Asvis
Sabato, 26 novembre 2022 – n° 48/2022
In copertina: Foto: ThomasWolter/Pixabay