Percezione, impressioni e illusioni nell’arte
di Laura Sestini
Legata alle celebrazioni per gli ottocento anni dell’Università di Padova, L’occhio in gioco – mostra allestita al Palazzo del Monte di Pietà nella centrale piazza del Duomo – è un caleidoscopio di forti stimoli visivi.
Il viaggio percettivo e talvolta illusionistico, inizia con l’esplorazione della Terra e il Cosmo, le dimensioni, i colori, i pianeti lontani, attraverso opere di studio dei secoli passati, dal XIII secolo, fino alle realizzazioni degli artisti contemporanei poste in confronto, momento storico in cui il Globo è ormai scoperto fin nelle sue profondità dei mari, ma affascina ancora per i suoi moti e misteri.
Il movimento è tra i temi trattati inseriti nella mostra, dove trasversalmente si incrociano rappresentazioni pittoriche, scultoree ed anche grafiche.
Il colore: come sarebbe il mondo senza i colori? Da Isac Newton, a Goethe a Vasilij Kandinskij, il colore ha ricevuto sempre molta attenzione di scienziati ed artisti, nonché eminenti intellettuali che hanno redatto trattati sui fattori fisici ed ottici delle onde che rifrangono la luce sugli oggetti. Il colore può fungere da fil rouge per gli artisti e le forme di arte, ma anche nella vita delle persone comuni. Una vita priva di colore non sarebbe immaginabile.
In Francia, nelle prime decadi del 1800, Louis-Jacques-Mandé Daguerre realizza le prime fotografie. In Gran Bretagna, William Henry Fox Talbot è indaffarato sulla stampa delle immagini, che non riesce a fissare nel tempo. Con l’aiuto di chimici, fotografi e studiosi, prima della fine del secolo i Fratelli Lumiere avranno già organizzato a Parigi la prima visione pubblica del cinema. Vocabolo derivante dal greco antico, cinema (κίνημα – τος), significa movimento. Riprodurre il movimento degli esseri umani, degli animali, del treno, diviene oggetto centrale di studio in quegli anni, travalicando il XX secolo, per pittori famosi, fotografi, ingegneri. Nella sala dedicata al movimento, si possono trovare riunite le opere di Marcel Duchamp, Boccioni, Picasso, cubisti e futuristi.
Geometrie colorate e labirinti ottici ci trasportano ancora tra arte e scienza, talvolta destabilizzando leggermente il senso dell’orientamento e dell’equilibrio corporeo, trascinati dall’illusione ottica che si manifesta attraverso il movimento e la disposizione delle figure geometriche sulle opere di Calder, Vasarely, Licini, Munari, Nigro, Apollonio e molti altri.
L’esposizione è allestita per cronologia, movimenti artistici e contesti storici, con moltissime opere da visionare – in alcuni casi da toccare manualmente e attivare nel movimento – che attraggono e incuriosiscono il visitatore, spinto a sperimentare su di sé gli effetti che tutti gli studi artistici e scientifici sulla percezione hanno saputo riportare verso il grande pubblico.
Non mancano riflessi, specchi deformanti, inganni.
Una sala è dedicata a Davie Bowie e il suo mirabile album Space Oddity del 1969 – che viene riprodotto per il gaudio delle orecchie del visitatore, la cui copertina è in mix del volto del celeberrimo cantante britannico e un’opera optical di Victor Vasarely.
Un’esposizione gioiosa che potremo definire psichedelica, stupefacente; un viaggio sulla giostra della fantasia, fosse anche solo per i tanti colori delle opere. “Stranezze spaziali”, riprendendo dalla traduzione in italiano di Space Oddity, come bambini al luna park.
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L’occhio in gioco
Palazzo del Monte di Pietà – Piazza Duomo, 14 – Padova
fino al 26 febbraio 2023
La mostra è promossa da: Fondazione Cariparo e 800 anni dell’Università degli Studi di Padova
Con il patrocinio del Comune di Padova
https://www.palazzodelmontepadova.com/locchio-in-gioco/
Sabato, 3 dicembre 2022 – n° 49/2022
In copertina: Marina Apollonio, Dinamica circolare 6Z+H, 1968 diametro 100 cm. Padova, collezione dell’artista