redazione di TheBlackCoffee
Già in precedenza erano stati condotti degli studi sull’incidenza della genetica sul consumo di alcol e fumo, ma il campione di soggetti non era ampiamente variegato.
«Abbiamo identificato i geni associati al fumo o al consumo di alcol – scrivono Gretchen R. B.
Saunders e Dajiang Liu in una sintesi del loro studio, pubblicata sulla rivista scientifica Nature – e individuato le varianti genetiche che influenzano causalmente il rischio e migliorato l’accuratezza delle previsioni di rischio in diverse popolazioni umane».
Gli scienziati hanno scoperto che, delle 3.823 varianti genetiche associate al fumo o al consumo di
alcol, 39 erano collegate all’età in cui gli individui hanno iniziato a fumare, 243 al numero di
sigarette fumate al giorno e 849 al numero di bevande alcoliche consumate a settimana.
«L’identificazione di oltre 3.800 varianti genetiche è importante – osserva Emanuele Scafato,
direttore dell’Osservatorio nazionale alcol, Centro collaboratore Oms per la ricerca e la
promozione della salute su alcol e problematiche alcol-correlate. «Quando viene condotta l’analisi
del genoma, sono possibili milioni di possibilità, quindi il campo si è ristretto».
Sapere che esiste una componente genetica, oltre a quella eziologica, secondo Scafato
spiegherebbe la ragione per cui non tutti coloro che bevono alcol in quantità eccessiva sviluppano
malattie come la cirrosi. E sempre la genetica potrebbe rendere conto del fatto che
alcuni alcoldipendenti o fumatori non riescono a bloccare questo tipo di dipendenza,
nonostante abbiano la volontà di farlo, siano seguiti da specialisti, assumano farmaci ed entrino in
programmi di recupero.
Lo stesso avviene anche per alcune altre patologie, gastrointestinali o autoimmuni, o altro: per quanto la persona si impegni a eliminare i fattori di rischio, la malattia si manifesta comunque e a quel punto esiste l’evidenza che il soggetto sia geneticamente predisposto.
Sabato, 7 gennaio 2023 – n° 1/2023