La guerriglia domenicale degli ultras
di Elio Sgandurra
Chi sono più pericolosi per la società: i giovani dei rave party, i giovani ecologisti che imbrattano i quadri dei grandi pittori e i palazzi istituzionali, oppure i “tifosi” che scelgono come campo di battaglia gli stadi, le piazze e le autostrade? È un quesito che si pongono in questi giorni alcuni cittadini muniti della preziosa facoltà di riflettere, cosa che in Italia e altrove incomincia a scarseggiare.
I tre gruppi in questione appartengono a tre categorie diverse dell’umanità: i primi sono soprattutto giovani con tendenze anarchiche non legate alla politica, amanti di una tipo particolare di musica, di sostanze stupefacenti e che scelgono di vivere ai margini della società tradizionale. I danni che producono consistono nell’occupare senza chiedere autorizzazioni edifici abbandonati, terreni ai margini dei paesi, per poi scatenarsi provocando rumori e lasciando sporcizia nei luoghi in cui si sono esibiti.
I secondi sono studenti più inseriti nella società che prendendo esempio dalla ecologista svedese Greta Thunberg, ne hanno accentuato le battaglie pacifiche con azioni più irruenti e bellicose, imbrattando quadri famosi nelle gallerie d’arte lanciando sulle opere – difese da vetri infrangibili – coloranti facilmente lavabili. In Italia hanno “colpito” a Roma quadri di Van Gogh e portone e muri del Senato. Il loro intento è quello di sollecitare i governi ad agire realmente – cosa che non avviene – per preservare la Terra dalla catastrofe ecologica. Da questo dipende il loro futuro.
A quelli del terzo gruppo invece non interessano né la musica tecno, né l’ecologia, ma il calcio, inteso come football. Sono la grande massa degli “sportivi”- giovani e di mezza età – che in nome della squadra del cuore compiono azioni violente contro le leggi dello Stato e quelle del viver civile, provocando anche vittime.
Rappresentano da decenni una pericolosa piaga per il nostro Paese a causa delle loro “battaglie” negli stadi, le distruzioni dei treni durante le trasferte, gli scontri con la polizia. A Catania nel 2007 morì l’ispettore Filippo Raciti mentre compiva il suo dovere di arginare la furia dei “tifosi”. L’ultimo episodio è accaduto pochi giorni fa sull’autostrada Firenze-Roma, quando si sono incrociati all’altezza di un autogrill gruppi ultras romanisti e napoletani in trasferta.
Lo scontro si è concluso con appena 4 arresti e con la polizia costretta a scortare i facinorosi sino agli stadi verso i quali erano diretti. Sarebbe stato giusto punirli rimandandoli indietro, invece le autorità sono state clementi. Inoltre i quattro arrestati sono stati liberati pochi giorni dopo in base alla legge sulla flagranza del reato.
Lo Stato ha sempre manifestato clemenza verso questa massa di delinquenti parafascisti – mi sembra più giusta questa definizione – punendoli al massimo col Daspo, la misura che vieta ai più facinorosi di entrare negli stadi. L’atteggiamento “benevolo” dei vari governi è legato soprattutto a motivi elettorali e alla protezione di cui gli ultras godono presso le rispettive squadre che finanziano i loro club.
Il governo invece ha manifestato grande severità verso i rave party varando appena insediatosi, una legge che punisce i partecipanti sino alla detenzione di sei anni. Adesso gli italiani potranno dormire tranquilli… La stessa durezza è stata espressa verso i “pericolosi ecologisti imbrattatori” e i primi risultati si potranno vedere con i futuri processi e forse con un’altra nuova legge. E adesso un altro quesito: quale dei tre gruppi potrebbe un giorno assaltare la Camera dei deputati italiana seguendo l’esempio di quanto è accaduto negli USA e in Brasile?
Sabato, 14 gennaio 2023 – n° 2/2023
In copertina: la prima pagina del Corriere dello Sport del 9 gennaio 2023