Imperatore, padre, Dio
di Laura Sestini
Il 5 maggio 1821, Napoleone Bonaparte muore in esilio all’isola di Sant’Elena, luogo remoto tra Africa e America del Sud, dove rimase dal 1815 fino al giorno della scomparsa.
La disfatta militare di Waterloo fu determinante per la caduta dell’Imperatore dei Francesi, arrivò inaspettata e repentina, quando la sua riconosciuta tattica militare venne meno e il generale francese non ebbe più padronanza degli eventi.
Nel pensiero dell’epoca Napoleone Bonaparte I era considerato dall’opinione pubblica come un dittatore, o viceversa un Dio, senza nessuna via intermedia che lo potesse vedere più modestamente come uomo o come padre.
La caduta di Napoleone diviene dunque soggetto letterario di grandi autori francesi, già popolari in vita, come Victor Hugo, che gli dedica un tratto del suo famoso romanzo storico I miserabili, pubblicato nel 1862, dove egli riscrive una attenta lettura degli eventi accaduti in Francia tra il 1815 e il 1833, la caduta di Napoleone e la Restaurazione, le tensioni sociali, sconfitte e rinascite, che riportarono sul trono la famiglia borbonica – ramo francese – con Luigi XVIII.
Dagli scritti di Victor Hugo prende ispirazione Davide Sacco, autore del testo e regista di Napoleone. La morte di Dio, portato in scena al teatro Politeama di Napoli, in prima assoluta, inserito nel cartellone del Campania Teatro Festival 2023.
Lino Guanciale è l’interprete di spicco dell’opera teatrale di Sacco, accompagnato dalla giovane e brava cantante Simona Boo, e Amedeo Carlo Capitanelli, in veste di operaio, che pare rappresentare metaforicamente il popolo francese.
Dopo venti anni dalla morte dell’Imperatore Bonaparte, il 15 dicembre del 1840, su volontà del regnante francese Luigi Filippo I, e il consenso dei britannici, la salma viene fatta rientrare in patria da Sant’Elena, destinata all’Hôtel national des Invalides, allora luogo di sepoltura di eroi di guerra francesi, oggi museo.
La capitale parigina si prepara a un grande evento, lungo le strade ci sono le tribune per gli spettatori, per la celebrazione del feretro di un dio che torna alla sua madrepatria.
La scenografia teatrale è minimale, una panca, che più tardi fungerà anche da carro funebre, una carretta, terra sparsa sul palcoscenico per la manovalanza che lavora al restauro di una chiesa, e non è attenta o attratta dalle celebrazioni funebri dell’Imperatore francese, con le sue doppie file di granatieri a cavallo, le bandiere tricolori che sventolano e i giovani militari in divisa.
Eppure c’è chi piange per la morte di un imperatore, visto da tanti come un dio, ma prima di questo uomo e padre. I figli piangono sempre la morte dei loro padri.
La performance teatrale è dinamica, la voce argentina di Simona Boo vibra insieme ai monologhi di Lino Guanciale, che si intrecciano pur rimanendo due canali comunicativi separati. Sullo sfondo il rumore degli operai manifesta la loro immaginaria presenza, mentre la carretta portata da Capitanelli, continua a scaricare terra. Le luci rimangono sempre molto soffuse, a tratti più basse, mirate solo su Guanciale e la cantante.
Secondo Victor Hugo, la rovinosa disfatta di Napoleone era opera di Dio, ormai i tempi erano cambiati e per lui non c’era più posto nella storia. E’ sempre così il ciclo della vita, mentre qualcuno muore, per altri l’esistenza continua.
Ma il figlio si dispera, si arrabbia di fronte al rumore degli operai: toglietevi il cappello per rispetto di mio padre, non l’Imperatore, l’uomo! Rispettate il silenzio per il morto!
Il gioco delle basse luci di scena riflette la tragedia della morte, la disperazione dei figli, anche se lungo il boulevard parigino sfila l’eccezionale corteo funebre e si continuano a sparare colpi di cannone in onore del grande Imperatore.
La drammaturgia indaga sui differenti ruoli che può avere un essere umano, rispetto alle relazioni sociali e parentali. Sì, imperatore osannato come un dio, ma anche padre e uomo con tutte le sue fragilità. Napoleone aveva solo 52 anni alla morte, è stata la malattia a strapparlo alla vita, su cui come imperatore nulla ha potuto. Era un uomo semplice in fondo, abituato alla vita militare più che alle ricchezze che aveva conquistato. A Sant’Elena aveva portato con sé solo due cappotti e due cappelli.
Papà, Papà, Papà, tieneme astritto nun me lassà…. si sente in sottofondo una famosa filastrocca napoletana, intonata da Simona Boo, a contorno di una delle ultime scene dello spettacolo, mentre Lino Guanciale assume le sembianze di Bonaparte, indossando il suo cappotto e l’emblematico cappello, pur continuando a recitare il ruolo di figlio.
E’ questa una ricerca, non una devozione all’imperatore francese, i cui ruoli erano obbligatoriamente multiformi rispetto a un uomo comune; un essere umano multimediale, si potrebbe forse definire oggi Napoleone. Piuttosto un’ode ai padri, eroi di ogni figlio, visti dai figli solo come uomini, anche se imperatori.
Versione in lingua bulgara: https://cafearte.bg/napoleon-campania-teatro-festival/
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Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Politeama di Napoli
il 14 giugno 2023 alle ore 21.00, in ambito del Campania Teatro Festival 2023
Napoleone. La morte di Dio
di Davide Sacco
da Victo Hugo
con Lino Guanciale
Simona Boo e Amedeo Carlo Capitanelli
regia di Davide Sacco
aiuto regia Flavia Gramaccioni
scene Luigi Sacco
luci Andrea Pistoia
organizzazione Luigi Cosimelli
Produzione LVF – Teatro Manini di Narni
Sabato, 17 giugno 2023 – n°24/2023
In copertina: una scena dello spettacolo – Foto: ©Ivan Nocera ( tutti i diritti riservati)