La destra denuncia “anomalie” e ottiene il nuovo conteggio dei voti
di Nancy Drew
Nel 1954, Jacobo Arbenz Guzmán presiedeva in Guatemala un governo democratico, regolarmente eletto, ma ebbe l’ardire di espropriare delle terre incolte della società United Company Fruit, un colosso economico-fondiario statunitense, per ridistribuirle alla popolazione più povera del Paese.
Per comprendere come funzionano i colpi di stato e come la CIA lo organizzò in Guatemala, è utile sapere che in quel momento il Segretario di stato degli USA era John Foster Dulles – avvocato e socio della United Fruit Company – e il capo della CIA era suo fratello Allen Welsh Dulles.
Ebbene, nel 1954, infine si compì il colpo di stato ai danni del governo di Guzmán, per insediare un regime militare con a capo Carlos Castillo Armas, che in passato era già stato condannato a morte per eversione, ma evaso quattro anni prima. Con i primi decreti del dittatore si abolì il diritto di voto alla metà dei guatemaltechi delle fasce più povere, e si cancellò la riforma agraria di Guzmán.
Il colpo di stato e la dittatura generarono una sanguinosa guerra civile durata fino al 1996, quando con un accordo di pace tra la guerriglia e il governo del presidente Álvaro Arzú, fu negoziato dalle Nazioni Unite.
Il Paese latinoamericano è tuttora fortemente condizionato economicamente dalle politiche USA, per la grande presenza di imprese statunitensi nel Paese.
La storia politica guatemalteca, purtroppo, si ripete anche nell’attualità.
Il 25 giugno 2023, i guatemaltechi hanno tenuto nuove elezioni presidenziali, pacifiche, alla presenza di osservatori internazionali di tutto il mondo.
Il risultato delle elezioni ha spiazzato l’establishment politico, poiché i partiti tradizionali della destra guatemalteca non sono riusciti ad accedere al ballottaggio del secondo turno.
Una settimana dopo — sabato 1 luglio 2023 — nove partiti dell’ala destra hanno presentato un disperato appello alla più alta Corte costituzionale del Guatemala per fermare la certificazione del primo turno, sospendere la pubblicazione dei risultati ufficiali e avviare un riconteggio delle schede, a causa di non specificate “anomalie” nei risultati.
Le presunte “anomalie” avrebbero potuto essere denunciate in modo tempestivo e lecito subito dopo lo scrutinio del 25 giugno, ma nessuna prova di queste difformità è stata presentata al pubblico guatemalteco o agli osservatori internazionali riuniti nella capitale.
Infine, il 2 luglio, la Corte costituzionale ha ordinato al Tribunale elettorale supremo (TSE) di sospendere la pubblicazione dei risultati ufficiali delle elezioni presidenziali.
Secondo la decisione della Corte, la TSE avvierà un nuovo periodo di 15 giorni per ricontare, contestare o annullare i voti.
Negli ultimi due decenni, tattiche simili di guerra legale sono state impiegate in tutta l’America Latina per escludere candidati, minare le elezioni o sfrattare leader popolari dal potere.
Tale provvedimento non solo fa deragliare il processo elettorale, ma altresì sovverte anche la volontà democratica del popolo guatemalteco, sospendendo la certificazione elettorale per sindaci, consiglieri, deputati e parlamentari in tutto il Paese.
Questo inutile e pericoloso nuovo conteggio è ora in corso; i consigli elettorali locali incaricati di condurlo sono sottoposti ad una forte pressione, soprattutto nella capitale dove devono essere ricontati centinaia di migliaia di voti. “Disordine, dubbi e insoddisfazione dominano il primo giorno del riconteggio” – si legge in un giornale guatemalteco.
A seguito delle prime schede ricontate è già cambiato lo stato della corsa presidenziale. Il candidato presidenziale Bernardo Arévalo del progressista Movimiento Semilla – Movimento Seme – è il più vulnerabile alla sostituzione per il turno finale, arrivando al secondo posto con circa l’11,8% di tutti i voti espressi. Il suo concorrente di destra più vicino ha ricevuto solo il 7,8%.
Finora, sia Arévalo che i risultati complessivi del suo partito sono, infatti, leggermente migliorati.
Nel frattempo si è avviata la mobilitazione popolare e la solidarietà internazionale per difendere il processo democratico del Guatemala.
I manifestanti sono scesi in piazza a Città del Guatemala per difendere il voto. Le delegazioni internazionali si stanno schierando per condannare le interferenze nelle decisioni degli elettori guatemaltechi.
Anche il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha espresso la sua preoccupazione.
Al momento nulla è garantito, nemmeno un secondo turno presidenziale.
Sabato, 8 luglio 2023 – n°27/2023
In copertina: Città del Guatemala – Foto: Andy9696down – CC BY-SA 4.0